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10 set 2010

IL VOTO INFORMATO

di A.G. Belletti
Mai, come in questi ultimi anni, mi riscopro spesso a cercare, con lo sguardo teso all’infinito un estremo lembo di terra nell’intento di chiedermi se aldilà di esso, tutto ciò che vivo ed affronto quotidianamente: le ingiustizie alle quali sono costretta mio malgrado ad assistere, le nefandezze di una politica corrotta e malsana a cui mi sto paradossalmente abituando, siano veramente gli stessi abomini che subiscono gli abitanti di quello sconosciuto territorio o se, il mio, sia solo un orribile incubo dal quale fra poco mi risveglierò.
Sovente mi pongo questa domanda perché pare impossibile che, con parametri di valutazione ricollegabili ad un normalissimo senso del pudore, possa esistere un numero così ingente di persone tanto irragionevoli da prendersi la pesante responsabilità di porre alla guida del proprio Paese, un affarista, faccendiere e malfattore della caratura del Sovrano di Arcore, senza pensare alle tremende conseguenze sull’immediato stato di salute di una popolazione ormai ridotta allo stremo, e ancor più triste, sull’indebitato futuro dei nostri figli.
Purtroppo mi giungono voci che anche in quel lembo di terra oltre il quale le mie capacità visive non arrivano più, l’uragano Berlusconi ha già raso al suolo l’inimmaginabile: gli operai sono sui tetti a lottare per i propri diritti negati, i precari si lasciano morire di fame, gli studenti sono sempre più ignoranti, gli immigrati subiscono ritorsioni al limite dell’umana comprensione, e il malcontento governa sovrano.
Lo stesso film a cui oggi sto assistendo io.
Il tam tam della rete, unico veicolo d’informazione non ancora impigliato nel tramaglio delle proprietà berlusconiane, attraverso documenti, filmati e testimonianze, ci fa sapere che il termometro umorale del Paese rischia di spaccarsi ogni qualvolta si immerge nel mare di un’Italia sfibrata dalle irresponsabili mosse del sovrano.
I processi a cui si sottrae attraverso leggi transitorie nell’attesa che si approvi quella che lo ripulirà delle sue mille violazioni, le amicizie sconvenienti agli occhi del mondo che fanno crollare i consensi di un intero pianeta, le logge massoniche nelle quali si è sempre distinto per essere il legittimo successore del Venerando, le veline, le minorenni, le escort che lo hanno sempre adorato per tristissimo comodo, i voti lerci di un’Italia parallela mafiosa e corrotta, assolutamente necessari a portarlo avanti nel proprio disegno di distruzione nazionale, sono tutte tessere fondamentali destinate a comporre quel mosaico che porterà i nostri figli ad una scelta forzata: fuggire da un Paese ridotto a proprietà di una casta.
Mi chiedo: è questo ciò che vogliamo?
Siamo ancora sicuri che la nostra costante richiesta di dialogo con una cricca di malviventi antropologicamente incapace, arrogante ed egocentrica, sia la soluzione più intelligente per ottenere ciò che ci appartiene già di diritto?
Io, da onesta italiana che soffre e vive in una crisi epocale e che fa parte di un Paese provato e stanco dagli insuccessi ottenuti da sacrifici mai sufficienti per raggiungere il più piccolo grado di miglioramento, credo sarebbe dovere di tutti, informarsi, prendere coscienza dell’inettitudine di un governo nato esclusivamente per fare il proprio sporco interesse e totalmente indifferente al destino di chi ci abita.
Credo anche che la cultura sia l’unica arma onesta, a differenza dei nostri governanti, utilizzabile per creare una controffensiva ad un regime che può espandersi e proliferare solo vivendo in un ambiente ignorante e disinformato, da questo si possono capire i logici tagli alla scuola, alla ricerca, la legge bavaglio, il conflitto di interessi a cui un centrosinistra incapace avrebbe dovuto porre un immediato rimedio quando era al governo, le leggi ad personam che tanti non sanno neppure cosa significhino, ma che ci separano sempre di più dalla frase che ogni tribunale ha impresso sulle proprie pareti: “la legge è uguale per tutti”! E se non capiamo o ci informiamo prima che accada tutto questo, ci ritroveremo risucchiati da un vortice di ingiustizia e corruzione da cui non riusciremo più ad emergere, una corruzione che già oggi ci costa 50 miliardi di euro l’anno.
Non ci faremo travolgere dalla piena se riusciremo ad innalzare argini saldi e forti prima che sia troppo tardi.
Informiamoci ed andiamo oltre le assurde e vane promesse/bugie di un premier alle quali, per primo, non crede. Non facciamoci catturare dai sorrisi, dalle pacche sulle spalle e dalle parole confortanti che ci recapita a reti unificate, il peggior premier della storia della Repubblica.
Reagiamo e pretendiamo di vedere i risultati delle promesse di un governo bugiardo e ci accorgeremo che saranno state solo illusioni ed inganni!
La prossima chiamata alle urne, sarà una grande occasione da non sprecare, diamo il voto con cognizione di causa affidandone il compito ad una coscienza informata, e non ad un’azione meccanica priva di consapevolezza che non farebbe che consegnare nuovamente nelle mani di un criminale, i nostri destini onesti ed un incerto futuro ai nostri figli.

7 set 2010

FINI E FIAMME: "SENZA DI NOI SONO SOTTO AL CENTROSINISTRA"


Il day after di Mirabello e i messaggi al caimano: "Ora possiamo dire tutto"

di Luca Telese

Emozioni inedite: le mani del leader che per la prima volta tremano: Futuro e Libertà, il giorno dopo. Futuro incerto, ma molta libertà. Forse, la frase che rivela lo stato d'animo di quel frammento di popolo che si è autobattezzato a Mirabello, è quella scappata ieri al demiurgo del pensatoio finiano, Filippo Rossi, in un faccia a faccia serrato su La7 con il vicedirettore de Il Giornale Nicola Porro. Che lo incalzava: "Filippo, il problema è che non puoi dire tutta la verità..." E Rossi: "No, guarda. Dopo Mirabello posso dire tutto! Tutto...".

DOPO CRISTO
Dopo Mirabello. "Dopo", ad intendere un discrimine epocale, come un ante e dopo Cristo. Non si capisce quello che accade dentro Futuro e libertà - una lunga giornata di attesa, nel gioco di specchi con il vertice di Arcore - senza questo discrimine. Silvio Berlusconi, ieri ha lanciato segnali: i retroscena fatti filtrare ad arte su quotidiani raffigurano un Cavaliere che dopo uno scatto d'ira spegne il televisore furibondo. Poi le telefonate irate ai suoi, le interviste di Sandro Bondi, i comunicati di Daniele Capezzone. Ma la partita è lunga: sul tavolo pesano i sondaggi che in queste ore danno per la prima volta l'asse Lega-Pdl un punto sotto il centrosinistra. Senza i finiani (accreditati da tutti gli istituti fra il 6 e il 7%) la maggioranza non c'è più. Ed è per questo che, mentre su tutto dovrebbe prevalere l'incertezza dettata dallo strappo, ieri il sentimento prevalente era piuttosto un vago sentore di euforia. Aneddoto illuminante. A tavola, allo stand del ristorante di Mirabello, nella notte, circondato da un capannello di militanti, il senatore padovano Maurizio Saia racconta l'incredibile vicenda dell'emendamento salva-Mondadori: "Eravamo in Commissione Finanze, arriva Azzollini, e mi mette sotto il naso un testo incomprensibile: 'Firma!". E io: "Ma firma cosa? Non capisco di che si parla...' E lui: "Firma, firma!". Saia racconta che legge, che sente puzza di bruciato e non firma. Si trattava del famoso emendamento fiscale a favore della Mondadori: "Capito? Stiamo tagliando tutto e mi volevano far firmare un provvedimento che faceva perdere soldi all'Erario. Glio ho detto: "Siete pazzi!". Il racconto prosegue e l'uditorio cresce intorno al tavolo: "Arrivarono Gasparri e Quagliariello e incazzati neri mi dicono: 'O firmi subito, o ti dimetti da relatore della legge! Fini è d'accordo...Se vuoi fare la politica devi avere il pelo sullo stomaco!". Il racconto di Saia si chiude con un colpo di scena: "Bè, non mi sono piegato. Dico: 'Sono pronto a dimettermi anche subito, ma prima voglio parlare con Fini". Riuscii a trovarlo al telefonino. Gli parlai. Non solo Berlusconi non gli aveva spiegato nulla! Ma mi raccontò che era ancora più arrabbiato - aggiunge Saia - perchè da lui era andato Ghedini, che gli aveva mischiato le carte in tavola senza dirgli cosa c'era in quella norma...". E così si entra nel Dopo Mirabello..."Dopo" nel senso che dopo la catarsi di Fini, queste storie, un tempo mandate giù come bocconi amari in nome della fedeltà di partito, ora si possono raccontare liberamente. Rivelando la fatica di dover stare in una maggioranza in cui o si firmava, o si correva il rischio di doversi dimettere.

MISSINI E GAYLIB
Se c'è una cosa che stupisce, nella folla sincretica che si è raccolta a Mirabello, è che anime incredibilmente diverse tra di loro erano unite, prima di tutto, da questo stato d'animo. Ex socialisti, ex Forza Italia, curiosi del Pd, ex missini che ti dicono: "Io non votavo più da quando c'era il Pdl!". Nella piaza di Mirabello stavano fianco a fianco gli ex militanti fascistissimi con il distintivo del Pnf sul bavero, e o ragazzi con le bandiere del tricolore tondo: "I gaylib", liberali di destra, capitanati da un ragazzo del Castelli, Daniele Priori: "Finalmente possiamo fare politica in un luogo in cui c'è libertà di opinione, di idee e di sentimenti per tutti".
Insomma, nei discorsi del giorno dopo, non c'è la paura, ma piuttosto la curiosità dell'attesa. Cosa farà davvero Berlusconi? Ieri a parlare ancora più del discorso di Fini erano gli striscioni inneggianti a Saviano, e che condannavano Mangano. A parlare, più di tutto il testo, era questa strana epifania per cui nella folla si potevano trovare curiosi di sinistra, militanti della Destra di Storace, e gente che non faceva politica da anni. Spiega Luciano Lanna, condirettore del Il Secolo: "Lo so, qualcuno si stupirà, ma in realtà, contrariamente a quanto pensava qualche colonnello, la scelta di orgoglio di Fini viene vista con grande simpatia da elettori di destra, molti che in questi anni ci avevano voltato le spalle". Insomma, tutti a pensare cosa farà Berlusconi, e invece il popolo di Mirabello riesce a catalizzare gli ex Cuori neri, e le nuove generazioni dei militanti che si sono aggragate sulle politiche dei diritti civili. Prendete un personaggio incredibile come Vittorio di Battista, 67 anni, animatore del Blog (ferocemente antiberlusconiano) Il paese delle balle: "Ero in prima fila ad applaudire Fini, da fascista, perchè finchè si sta legati a quella carogna di Berlusconi, è impossibile difendere il valore dell'onestà". E chi volesse avere un saggio, sul blog, troverà freddure come questa: "Il giorno di ferragosto trascorso da Dell'Utri e Cosentino in carcere. Uno solo?". Dopo Mirabello, dopo 14 anni di convivenza difficile, è come un tabù che cade, come una diga che si rompe, un ritorno alle origini quando la Fiamma picconava e inneggiava a Mani pulite. E' una forza neonata e ancora debole, però i finiani ora intercettano mille rivoli. Fra gli stand di Mirabello c'era persino Sergio Mariani detto "Folgorino", il primo marito di Daniela Fini, uno in passato durissimo con l'ex leader di An. C'era Imperi, uomo chiave nell'organizzazione di via della Scrofa. E c'era l'imprenditore Vittorio Lodi padre della festa di Mirabello, uno che negli anni Settanta seguiva Almirante nei comizi di tutto il Nord Italia. Parlando, domenica, è scoppiato a piangere: "Ci sono state tante cattiverie, ma io non avrei mai potuto tradire Fini, mai. Siamo gente che ama la politica e non ha padroni". E' faticosa l'attesa. Ma è stupefacente la libertà.
da Il Fatto Quotidiano
nella foto: Gianfranco Fini