Cerca nel blog

26 giu 2007

COMMENTO a “STRONZ...ARIA…quando l’intimità è nell’aria, ossia del peto come conquista dell’intimità” di F.REGNA


PAMPHLET

Condivido con Massi (che ha lasciato un commento sulla teoria del Peto intitolato “STRONZ...ARIA etc etc) l’aggettivo “MERAVIGLIOSO” ma non so se posso farlo altrettanto con il “PAMPHLET” che da più l’appetitosa idea di un panettone gonfio e farcito che si gusta al ristorante a cinque stelle o a quattro forchette segnalato nella guida gastronomica per eccellenza.....ed io purtroppo sono a dieta.
Ok......ho dichiarato la mia potente e totale ignoranza per un termine che (SUCCEDE SEMPRE COSI’) da domani lo sentirò almeno cinque volte al giorno nei posti più disparati:

1) all’ipercoop per voce della Gina mentre elenca i prodotti della mia spesa passandoli sul lettore laser dei prezzi dirà: “ah, c’è un bel Pamphlet oggi in promozione! Volevo solo avvertirla!”
2) in banca dove il mio ragioniere di fiducia mi prenderà in disparte e mi dirà: “Oggi ho un Pamphlet di azioni della Generali molto molto conveniente....vuoi sottoscrivere?”
3) al negozio di articoli da ciclisti dove la mia “trend setter” che risponde all’allegorico nome di “Sissa” domani mi dirà: “Ma perché non ordini anche i Pamphlet per l’inverno così sei sicura di non patire freddo quando vai in bici.....fidati di me!”
4) dal panettiere che, sempre domani, avrà in esposizione un intero scaffale di Pamphlet e che io non avrò sicuramente mai visto in vita mia.
5) dall’avvocato che mi esorterà a compilare il Pamphlet per richiedere i danni relativi al piccolo sinistro avuto nel parcheggio davanti alla stazione di Bologna.
6) dal veterinario che per guarire quel prurito fastidioso all’occhio del mio gatto, mi prescriverà il “Pamphlet” 2 volte al giorno, mattino e sera sulla parte interessata, garantendomi una guarigione quasi immediata.
7) in tintoria dove, una settimana fa, avevo portato il tailleur quello più carino che porto alle convention più importanti e dove la signora Giannina mi dirà: “Fortuna che con quel miracoloso Pamphlet abbiamo risolto il disastro che mi aveva combinato.......ma stia attenta la prossima volta, d’accordo?”
8) dal commercialista che mi dirà: “Ti consiglio di donare l’8 per mille al Pamphlet.......lo conosci immagino!” ed io per non fare la brutta figura che sto facendo ora sullo Stronzario dirò “ma certo, e a chi potrei donarlo sennò?”
9) al Club Eurostar dove l’operatrice mi segnalerà la nuova tariffa “Pamphlet” di cui potrò usufruire fino alle 24 del giorno prima di partire e con la quale potrò risparmiare il 20% sul prezzo globale del biglietto.
10) dal dentista che alla visita semestrale domani mi guarderà con espressione torva e mi dirà: "Ho paura che dovremo affrontare un giorno o l'altro l'idea di fare un bel Pamphlet per evitare di peggiorare quella gengivetta che si ritrae.
11) e infine al parco dove l’uomo più bello, affascinante ed elegante del mondo, mentre legge “Le Figarò” sulla panchina strategicamente appostata sul percorso del mio jogging, incrocerà i miei occhi e mi dirà con voce vellutata: “Vous ètes très Pamphlet madame” e di lì capirò che condividere con Massi anche questo amletico termine, non sarà che d’obbligo, visto chi me lo dirà domani al parco.

Massi....grazie del commento e di avermi dato lo spunto per l’ennesima STRONZATA!

17 giu 2007


"LA CROARA" 


Ricordo che dall’età di 5 o 6 anni fino a quella in cui acquisii la forza di oppormi alla violenza “antimodaiola” di mia madre, c’era un negozio di calzature in centro, che forniva scarpe a tutta la famiglia perché a casa mia si prediligeva la qualità della fabbricazione alla tendenza giovanile del momento.
Io ero assolutamente contraria che facesse regolarmente gli acquisti in quel negozio di lusso perché, come tutti i bambini e poi ragazzini della mia età, si andava molto ad omologazione e avrei voluto scegliere altre marche, altri tipi di calzature e soprattutto avrei voluto ai piedi le scarpe che avevano 23 delle mie compagne di scuola su 24.....e la ventiquattresima ero sempre, naturalmente ed indiscutibilmente io.
Stamattina ho avuto l’occasione per rievocare questo particolare della mia vita che fu talmente traumatico che per un breve periodo fece di me una Sandy Show degli anni ’80.
E adesso vi racconto la storia, partendo dalla rievocazione del mio remember.
Stamattina, terzo Raduno ciclistico a cui ho partecipato:
MANIFESTAZIONE PONTESANTO - IMOLA
"Percorso 2" (120 punti forniti alla mia società):
Lugo, Imola Pontesanto (iscrizioni) Casalfiumanese, M. CROARA, Valsellustra, Cima Gessi, bivio Sassoleone (Controllo+Ristoro) Castel S. Pietro, Pontesanto, Lugo.
Il mio gruppo ed io siamo partiti da Pontesanto così da ridurre il percorso da 110 chilometri ad una settantina in modo che per tutti diventasse un tratto più umano ed affrontabile.
Da Pontesanto, giusto il tempo di fare una piccola passeggiata di qualche chilometro fuori Imola dalla Montanara e ci siamo ritrovati a prendere una bella e piacevole stradina immersa nel verde, quasi esclusivamente frequentata da ciclisti che anche stamattina sembravano milioni.
Subito, il punto non è stato il Raduno, a cui comunque successivamente ritorneremo, ma il nome di quella stradina che per il primo tratto è stato veramente un vero piacere percorrere. Via CROARA era il nome della strada in questione e “Croara” era anche  il nome che avevo dato alla padrona del negozio per l’assonanza che aveva con il suo reale cognome, dunque anche al nome del negozio da me detestato per tutta la mia infanzia e parte dell’adolescenza. 
Basta solo cambiare l'ultima vocale finale da "a" in "i" e il gioco 
è fatto.
Leggendo quel nome stamattina, l’ho immediatamente legato (come era ovvio succedesse) a tutte quelle dannate scarpe, scarpette e scarpettine  alla Holly Hobbie che indossavo e di cui mi vergognavo al punto che appena ebbi l’opportunità di essere io a poter scegliere la calzatura da indossare, in un primo tempo furono anfibi, scarponi da trekking o comunque scarpe che più grosse erano e più si allontanavano dagli obrobri che mi facevano mettere, più le mie "fette" gioivano. Successivamente mi rimisi in carreggiata (si fa per dire) cercando di ingentilire in miei gusti ed iniziai a portare: Clark o Timberland o Tods ma tutti erano rigorosamente scarponcini da uomo o comunque unisex.
Poi, la ribellione toccò livelli maggiori tanto da trascorrere un’intera estate in vacanza senza MAI indossare un paio di scarpe ed ecco la Sandy Show di cui ho accennato in apertura di “chiacchierata”. Sandy Show, per chi non avesse avuto il piacere di incrociarla in uno dei vari Studio 1 o altro spettacolo nell’unica rete RAI esistente all’epoca, era una cantante che si presentava con un look molto anticonformista e sempre rigorosamente SENZA SCARPE!
E per un’estate intera divenne il mio mito.

Ma tornando alla “Croara”, quel primo tratto della via di stamattina non aveva nulla a che vedere con il sentimento che mi fece invece provare per quasi un decennio della mia vita quel nome ma, andando avanti lungo il percorso mi sentivo di trovare sempre più analogie con l’avversità che provavo invece per quella povera signora che, pensandoci ora, non aveva che la colpa di fare l’ingrato mestiere di accontentare una cliente, MIA MADRE, e di scontentarne un’altra: ME.
Dove mai potevo trovare l’analogia tra un tratto di strada ed una signora che vendeva quelle odiose scarpe?
Presto detto.
Stamani, più mi inoltravo per quella strada, più la fatica che facevo a percorrerla diventava insostenibile. Una salita che cresceva in modo esponenziale con la crescita della mia stanchezza nell’affrontarla, e ad ogni curva che facevo, se ne vedeva spuntare un’altra ancora più tremenda.
A qualche chilometro dall’inizio dell’agonia.......ho cominciato AD ODIARE QUELLA STRADA COME ODIAVO LA POVERA SIGNORA CHE IGNARA DEI MIEI SENTIMENTI NEI SUOI CONFRONTI, MI METTEVA AI PIEDI SCARPE CHE MI FACEVANO SCHIFO dicendomi: “Beh, non vedi come sono carine? Sembri una ballerina!” quando io non avrei MAI voluto fare la ballerina ma il veterinario.
Ecco, presto trovata l’assonanza fra una strada e una venditrice di scarpe.
Finita la “CROARA”....ho riposto nel cassetto dei miei ricordi anche quella povera signora diventata l’incubo della mia giovinezza. Ma se la incontrassi oggi, anticipandole le mie scuse per tutto l’odio che ho nutrito nei suoi confronti, le regalerei un bel paio di anfibi e glieli farei indossare. Poi le direi: “Beh, ma come non le piacciono.....non vede che sembra un bel militarino di guardia alla polveriera?”.
Temo che un po’ di disprezzo lo proverebbe anche lei nei miei confronti.

15 giu 2007

E ADESSO VI RACCONTO UNA BARZA E SPERO CHE TUTTI SAPPIATE IL DIALETTO ROMAGNOLO.


ALLA MATERNITA'

All’ospedale, nel reparto maternità, si trovano in attesa, fuori dalla sala parto, 3 futuri papà: un carabiniere, un avvocato e un signore di colore.
Vengono avvertiti che le future mamme stanno partorendo in contemporanea.
Dopo un’oretta, ritorna l’ostetrica con i tre bambini in braccio e dice:
“Sono mortificata. Nella confusione abbiamo mescolato i bambini e adesso non sappiamo di chi siete i padri!”.
L’avvocato corre dall’ostetrica e prende il bimbo nero abbracciandoselo al petto.
La donna con espressione interrogativa gli chiede:
“Scusi ma perché ha preso il bimbo di colore?” e lui risponde “infèna che un dà fùra e fiuol de carabinir, ai ho piò chéra ad tnìm e négar!”
(traduzione: finchè non viene fuori il figlio del carabiniere ho più piacere di tenermi il negro).

14 giu 2007

ECCO IL MITO DI CUI PARLAVO....


http://www.youtube.com/watch?v=bzR_eYbgfCo&mode=related&search=

signore e signori, è un grande onore per me, presentare il Mozart del 2000..................................
GIOVANNI ALLEVIIIIIIIIIII


buon ascolto

IL FUMO DELL'ARROSTO di un giovedì 14 giugno 2007


Ore 6,48 – gasolio 61 euro.
Ore 8,16 - Eurostar 9424 – Carrozza 9 - Posto 14 – 52 euro.
Giornata già iniziata male con tutti ‘sti numeri.
Sono allergica ai numeri anche se ho avuto il coraggio di portare matematica come prima materia all’esame di maturità.
No, diciamo le cose come stanno: non è stato coraggio ma solo opportunismo! Fu l’unico professore "NOSTRO" che si mischiò nel resto della commissione esterna. 
Con i numeri mi vengono le bolle rosse sparse per tutto il viso e un prurito generalizzato su tutto il corpo che l’orticaria da fragole mi fa un baffo.
Oggi sono costretta a trascurare il mio blog, non posso andare in bici e i miei amici di penna staranno una giornata senza i miei “involtini di chiacchiere” che quanto meno mi dimostrano di apprezzare e quando non compaio nella buchetta della loro posta elettronica, subito si preoccupano di chiedere spiegazioni, come se ormai fossi diventata la loro medicina per digerire le ore di lavoro e i contatti “pesanti” della giornata.
E’ una bellissima sensazione.
Mi piace essere necessaria a qualcuno.
Anzi...è fondamentale per la mia sopravvivenza.
Vorrei confermare quello studio scientifico di “nonsodove” che asserisce che fare la propria buona azione giornaliera fa sì che gratificando il cervello, esso stimoli enzimi od ormoni o proteine, in modo tale da creare un particolare benessere fisico.
E sapere che sono una buona medicina per qualcuno, mi fa davvero un piacere immenso e il mio cervello gode come un bonobo utilizzando tutto il potenziale benefico che possiede.
Basta poco.
Qualche stronzata sparata al momento giusto per attenuare la tensione di un momento o una parola di conforto scritta nella giusta maniera per aiutare un amico a trovare il bandolo della matassa di un problema che lo faceva imprecare e impazzire.
Dunque: più aiuto offriamo agli altri e più tardi arriverà il momento in cui dovranno prenderci le misure per il “cappottino di legno” nel quale, presto o tardi, tutti dovremo infilarci per affrontare il gelido sonno eterno.
Allora.......facciamo del bene e lasciamo le medicine in farmacia.
Oggi però mi sento inversa.
Cerco dunque di tradire il mio stato d’animo poco socievole obbligandomi a sorridere all’operatrice del Club Eurostar che mi sta facendo il biglietto e che è sempre tanto cordiale.
E’ carina, gentile, tanto paziente quando l’ignoranza dei ricchi dilaga sovrana. Quei ricchi che non si preoccupano altro che di ciò che accade nel raggio massimo di 20 cm da quella pancia che insieme all’ignoranza sono le uniche cose che emergono da una ricchezza fatua e sbagliata.
La ricchezza è ben altro.
Per esempio è la gioia di “perdere” un po’ del tuo tempo regalandolo a qualcuno che in quel momento potrebbe averne molto più bisogno di te.

No, non sono andata nell’archivio della Rai per guardarmi le vecchie puntate di Padre Mariano.
E’ solo una sensazione.
Non mi sento di essere mai stata particolarmente illuminata dalle istituzioni religiose per provare questi sentimenti.
La Chiesa se non trova il coraggio di scollarsi di dosso quelle granitiche tavole di dogmi alle quali è attaccata dall’inizio del mondo, temo che sarà sempre meno frutto di ispirazione e di spunti.
Ma quando FORSE se ne sarà resa conto.........sarà certamente troppo tardi per cercare di riconquistarsi la fiducia di chi, probabilmente un giorno di tanto tempo fa, avrebbe avuto voglia di ripensarci.

Ore 15,00: Sto per ripartire con l’eurostar 9443 diretto a Roma Termini.
Oggi ho lavorato in uno studio, il JUNGLE SOUND di Milano, che benché sia assolutamente privo della tecnologia e delle strutture necessari al lavoro di noi doppiatori che lavoriamo in post produzione, è uno studio discografico che ha avuto il grande pregio e soprattutto l’infinito privilegio di registrare tutti i meravigliosi lavori di uno dei pianisti più grandi della nostra epoca in termini di genialità compositiva e di impareggiabile umanità.
Sto parlando del pianista GIOVANNI ALLEVI, vero talento musicale e concentrato di originalità comportamentale; 2 cose che non possono disgiungersi l’una dall’altra tanto sono fuse con equilibrio ed armonia.
Insieme a mia figlia abbiamo avuto il piacere di assistere a 2 concerti.....entrambi dello stesso tour “JOY” e devo dire che quelle mani che accarezzano ed aggrediscono i tasti del pianoforte con una semplicità di esecuzione quasi inammissibile, provocano un susseguirsi di emozioni che iniziano dalla prima nota del concerto e finiscono con l’ultimo bis richiesto a gran voce da un pubblico esaltato e ormai catturato dalla dolce atmosfera creata dal suo tour.
Grande Allevi!
Sono le persone di questa caratura che fanno grande il mondo.
Sono quelle persone che riescono, con il loro talento, a regalarci quelle emozioni che non riusciremmo mai a provare se non esistessero.
Sono quelle persone che non hanno il coraggio di insegnare come la grandezza possa convivere con un’umiltà così immensa, benchè ne trabocchino.
Grande Allevi!
Sono contenta che mia figlia l’abbia conosciuto di persona.
Dovrebbe essere un esempio per molti...se non per tutti.

(eddaiiiiii.....siamo seri una volta tanto!)

BARZA......TROPPO GIUSTA!!!




SUOCERA


La sposa di Giovanni è andata negli Stati Uniti a lavorare e a fare un corso di 6 mesi.
Giovanni, invece, ha assunto una bella cameriera per i lavori domestici...

Un giorno sua suocera lo chiama per avvisarlo che ha intenzione di cenare a casa sua quella sera.
Durante la cena, questa vecchia signora, non ha potuto fare a meno di notare quanto era attraente e sensuale la cameriera.

Dopo la cena comincia a pensare che potrebbe esserci “qualcosa” tra suo genero e la cameriera, e fa alcuni commenti indiretti.
Parla dei sacrifici che fa sua figlia in una terra che non conosce per guadagnare soldi per la sua famiglia, e quel tipo di cose...

Leggendo i pensieri di sua suocera, Giovanni dice:
“So quello che starai pensando, ma ti posso assicurare che la relazione che ho con la cameriera è solo professionale!”

Decidono entrambi di chiudere il tema e dopo cena la suocera se ne va.

Una settimana dopo, la cameriera dice a Giovanni:
“Dopo che tua suocera è venuta a cenare, il mestolo di argento per la zuppa è sparito. Non pensi che ce l’abbia lei?”
Giovanni risponde:
“Cara, pensavo che quella vipera poteva essere tutto tranne una ladra...
In ogni modo le manderò una e-mail solo per avere la sicurezza.....”
Allora le scrive – con una copia a sua moglie negli USA – solo per cattiveria:
“Cara suocerina, non sto insinuando che hai “preso” il mestolo della zuppa da casa mia, e non sto insinuando che “non hai preso” il mestolo della zuppa, ma il fatto è che è sparito da quando sei stata qui a cena!”

Il giorno dopo, Giovanni riceve una e-mail da sua suocera – pure con una copia a sua moglie – dicendo:
“Caro genero, non voglio insinuare che “vai a letto” con la cameriera, e non voglio insinuare che “non vai a letto” con la cameriera, ma il fatto è che, se lei avesse dormito nel suo proprio letto, già avreste trovato il mestolo di zuppa che ho posato là, giusto sotto il cuscino......
CAPITO?


COMMENTO:
La suocera di nostro marito è un po’ impicciona?...................No, mi sembra piuttosto un comodo segugio quando siamo assenti.....! Voi cosa ne pensate?



13 giu 2007

STASERA HO VOGLIA DI DOLCEZZE........

"Crema Viennese"
INGREDIENTE PRINCIPALE: Meringhe
PERSONE 6
NOTE Luogo: Austria. Luogo: Vienna.
INGREDIENTI
2 ==== Tuorli D'uovo
30 G ==== Farina
90 G ==== Zucchero
50 Cl ==== Latte
6 ==== Meringhe Piccole
160 G ==== Meringhe Sbriciolate
1 Cestino ==== Lamponi E Ribes

PREPARAZIONE
Scaldate il latte e versatevi la farina a pioggia mescolandola con cura per evitare che si formino grumi. Toglietelo dal fuoco e zuccheratelo, incorporatevi i tuorli uno alla volta. Riportate la casseruola sul fuoco e, al primo bollore, versate il composto in un altro recipiente per abbassarne la temperatura. Unite 80 g di meringhe sbriciolate. Distribuite la crema in coppette, decoratela con i lamponi e il ribes puliti con un panno umido, ponete al centro una piccola meringa intera e le restanti già sbriciolate. Lasciate raffreddare e servite.

10 giu 2007

RADUNO GS CICLISTICA MASSESE


Mio Dio quante migliaia di ciclisti ho visto anche oggi.
Appuntamento ore 6.45 con Patty e Doriano davanti al Ristorante Pizzeria Bar Cafè Disco Dinner Pub (e chi più ne ha più ne metta) Tino a Massalombarda.
Non sapevamo che si dovesse andare a far timbrare subito il cartellino in piazza e già questa la dice lunga su quanta esperienza abbia in merito.
Decidiamo quindi di farci dirigere dalla fiumana di ciclisti al "posto timbro", mentre ci mettiamo in contatto con l’altra metà della gang (gli altri 2) per informarli sul cambio di ritrovo. Apportata la convalida sul cartellino che avremmo dovuto poi riesibire e timbrare ad ogni 
successivo posto di controllo, ci saremmo preparati alla partenza.
La piazza era come una di quelle piscine piene di palline colorate all’ingresso dell’Ikea dove si parcheggiano i bambini mentre si va a fare acquisti e dove essi si tuffano gioiosamente per un pomeriggio intero.
Piazza Nonsocosa era infatti gremita di ciclisti dalle maglie multicolore, ipersponsorizzate, con i nomi più disparati relativi a società provenienti da diverse province dell’Emilia Romagna.
Ma chi è quel coglione (e nessuno me ne voglia per la “parolaccia” espressa comunque senza cattiveria) che si riduce ad alzarsi alle 3 e mezza / 4 di mattina per raggiungere in auto con bici al seguito il punto di partenza, farsi 105 chilometri di pedalata se non ha scelto il percorso lungo in cui sono molti di più, tornare all’auto e rifarsi altri 100/150 chilometri per tornare a casa? Neanche se venisse il Sig. Di Luca (vincitore del Giro D’Italia) in persona con un assegno già intestato a me e non trasferibile accetterei di uccidermi in questo modo ma.......ormai ho capito che non c’è limite alla follia quando si tratta del proprio sport preferito e non escludo che la prossima volta tra i “coglioni” ci possa essere anch’io.
Nonostante partissimo a scaglioni (e qui la rima verrebbe troppo facile) il serpentone di bici era veramente lunghissimo. Io spavaldamente e ancora con tutte le mie belle energie a disposizione, elargivo battute stimolata dalla mia collega di pedale, battibeccavo con chi mi passava troppo vicino e controbattevo con chi faceva le solite battutine sprecate sulla nostra Società nella quale effettivamente c’è un bel numero di “quote rosa” che modestamente non perdono occasione per farsi valere. Ce l'avessero le altre Società così tanta presenza femminile! 
Ad un certo punto, dal primo ciclista di un gruppo numeroso proveniente da dietro, sento un “HHHHOOOPPPP” (monosillabo che tradotto significherebbe più o meno: “Stai attento a come ti muovi che se ti passiamo sopra tutti quanti te ne accorgi........e se ti salvi, la prossima volta rimani incollata sulla linea laterale della carreggiata, te lo dico io). Diciamo che è molto più semplice cavarsela con un suono gutturale che noi ciclisti riusciamo a tradurre con grandissima facilità.
Fra il gruppo riconosco Gianluca, uno dei soci che non perde occasione, ogni volta che mi vede, per farmi battutine ironiche sulle mie incontrastabili prestazioni derivate dall’acquisto del mio nuovo mezzo. Guarda caso, chi mi ha venduto questo mezzo dalle indiscutibili caratteristiche è proprio lui.
In verità le mie reali capacità sono ancora molto modeste perciò a modeste prestazioni ci si pone obiettivi altrettanto modesti tant’è che era già sottinteso che avrei fatto il percorso più breve.
Soprattutto conoscendo i tragitti, come avrei mai potuto immaginare di poter affrontare: Serra, Monte Coralli, Carla (una “salita salata” da 1 kilometro e mezzo) e chiudere con il Monticino di Brisighella altri 7 o 8 tornanti terrificanti e mozzafiato?  Ma chi sono io..........Babbo Pedale? Eh?
E invece lo so che quando la mia amica Patty inizia a far pressing sui miei sensi di colpa e a provocare la mia sensibilità in fatto di amicizia, nonostante lo faccia scherzando, la spunta sempre. E infatti, fatta la Serra e Monte Coralli all’incrocio fatidico in cui avrei dovuto girare a sinistra, già la mia bici ha automaticamente girato a destra senza neppure interpellarmi decretando la scelta del percorso medio!
Ma non sapevo ancora a cosa sarei andata incontro.
Carla: fino ad ora, per me, era solo un nome proprio di persona che, tra l’altro, non consideravo nemmeno male.
Ma ora, quel nome, lo odio per ciò che da oggi rappresenta. Su quella salita ho lasciato alcuni mesi di vita, qualche soffiata di naso, una manciata di bestemmie, il senso di disperazione per quella discesa che non arrivava mai! Inoltre: la grande voglia di buttare via quella cavolo di bicicletta e di mandare a quel paese Gianluca che, poveraccio, era solo colpevole di avermi venduto una bici che a mente lucida..mi piace davvero, è stata l’ultima fase di un delirio derivato da una stanchezza a cui non avrei mai pensato di arrivare.
Il solo pensiero di dover fare anche il Monticino sopra Brisighella mi stava facendo pensare di vivere un altro grande incubo.
E nonostante sia spaparanzata sul divano tranquillamente a scrivere ciò che ho provato stamattina, mi si richiede la necessità psico/fisica di velocizzare la descrizione di questa parte del racconto perché sento di riprovare la stessa fatica che ho affrontato nell’ultima salita.
Imboccato il primo tratto dello sforzo brisighellese, al solo ricominciare l’iperventilazione derivata dalla mia, diciamolo pure, ormai poca resistenza a tutto, la mia reazione mi portava a lanciare urli verso il cielo al solo scopo di sfogare la rabbia che, tornante dopo tornante, mi veniva in aiuto per affrontare l'ultimo tratto di salita e di certo non ho perso l'occasione per ricordare un anonimo che disse:
In rebus dubis plurimum est audacia: Nelle situazioni incerte vale moltissimo l'audacia.
E in quel momento ho dato fondo a tutto il barattolo di audacia di cui ero in possesso.
Diversi ciclisti erano seduti a terra sotto qualche albero, nell’attesa di ritrovare le energie che le precedenti salite e il caldo opprimente avevano rubato loro, ma ciò che invece a me non faceva demordere era il dolce pensiero che quello che stavo affrontando sarebbe stato l’ultimo vero sforzo di una mattinata troppo tosta e per la quale, sinceramente, col senno di poi non ero ancora allenata.
Finita la salita e rifocillata all’ultimo ristoro dove, tra parentesi, non c’era più neppure un goccio d’acqua a disposizione perché l'avevano utilizzato per allungare l'ultima razione di tè da farla sembrare acqua sporca, arriviamo alla vera fine della leggera salita rimasta.
E finalmente mi sono lasciata cullare dalla discesa, felice come una Pasqua.......
Ahhhh finita la fatica.
E' proprio vero.........questa sensazione ti ripaga moltissimo degli sforzi e della fatica affrontata.
Insieme a: Giovanna, Emma e Armando, altri amici del Pedale Bianco Nero ritrovati all’ultimo ristoro, decidiamo di tornare a casa.
Una trentina di chilometri che, nonostante la concentrazione a cui mi ero sottoposta e il “socciarodismo” di cui sono diventata una veterana, già immaginavo fossero impegnativi.
Infatti sono stati difficili, duri, laboriosi, faticosi, scomodi.....sì, soprattutto tanto tanto scomodi.
La mia sella, come per incanto aveva estratto centinaia di aculei come se mi fossi seduta su di un porcospino. Non riuscivo più a stare a sedere, il piede sinistro aveva perso completamente sensibilità sotto la pianta, il gomito sinistro partito e il collo pure.
Ma ormai era diventata una questione di principio il far vedere che le donne del Pedale hanno una marcia in più.
Una marcia?
Magari avessi avuto una marcia......
Quando avevo le marce a disposizione, ricordo che facevo decisamente molto meno fatica a fare i 105 chilometri percorsi stamattina.

 E’ ovvio che se sto raccontando l’aspetto emotivo del secondo Raduno della mia vita, comodamente seduta sul mio meraviglioso divano, la storia abbia avuto il giusto e meritato epilogo, la meta più ambita in quel momento: LA DOCCIA.
Sopraggiunti al punto di partenza ovvero al Ristorante Pizzeria Bar Cafè Disco Dinner Pub che nel frattempo si era trasformato all'occorrenza anche in rosticceria, spaghetteria e non so cos’altro Tino di Massalombarda (quell’uomo ha una vena imprenditoriale da paura), siamo stati premiati con un sacchetto di “non so cosa” ciascuno.
“Wow”, penso “almeno non abbiamo pedalato 4 ore per niente”.
Apro la busta: una bottiglia e un piccolo tetra pak di succo di frutta.
Gulp!
La prossima volta vado all’ipercoop, me li compero e..............vuoi vedere che faccio meno fatica?
A parte gli scherzi, se non consideriamo i crampi, i dolori dappertutto e la stanchezza a 1000 che hanno fatto sì che non riuscissi neppure a mangiare......mi sento molto soddisfatta e non posso esimermi dal finire con un.......”BICI: GRANDE DOLORE, GRANDE AMORE”!

9 giu 2007

Sito www.repubblica.it del 30/01/2007

Si gioca la moglie a poker. E lei si risposa con l'altro

MURMANSK - Tatiana e Serghei sorridono felici davanti ai fotografi. Si sono appena sposati, nel municipio di Murmansk, quasi al Circolo Polare Artico.
Hanno coronato una storia d'amore cominciata con un bluff. Quella del primo marito di Tatiana, che due anni e mezzo fa stava giocando a poker con l'amico Serghei e aveva già perso tutto quello che aveva nel portafoglio e poi in banca, ad onta del nome Viktor.

"Smettiamola qui", gli aveva suggerito Serghei.
"No! Voglio continuare. Posso rifarmi!".
"Con quali soldi? Non hai più un rublo!".
"Ma ho mia moglie. Me la gioco: ti condedo una notte con lei se perdo".
"Ti s uma soshol", "sei matto!".
Serghei perde ancora.
Il giorno dopo chiama al telefono Tatiana che fa la contabile ed è in ufficio: "Tanja, vai a casa.
Ti aspetta una sorpresa. Non ti stupire di niente".

E' lei che racconta la storia al giornale Komsomolskaja Pravda (titolo: "Marito perde la moglie a carte", pagina 11): "pensavo: forse Viktor mi ha comprato qualcosa di bello. Ero contenta.

Appena entro in casa, sento l'odore di un profumo ricercato, raffinato. Vedo dappertutto candele accese. Mi sono stupita molto: mai mio marito sarebbe stato tanto romantico, piuttosto sarebbe caduto il cielo. In cucina vedo che il forno è accesso, che un bel pollo arrosto sta rosolando lentamente. Apro il frigo e scopro che c'è una bottiglia di champagne. Quasi grido: accidenti, è un miracolo! Mi precipito in salotto, anche qui altre candele e il tavolo apparecchiato come mai l'avevo visto, sembrava una cartolina.

C'erano, in un vaso, cinque rose rosse. Allora chiamo mio marito: Vitjusha, dove ti sei nascosto? Ti vedo che sei nel balcone, torna dentro...avevo infatti notato che, dietro la tenda, c'era l'ombra di un uomo".

E' il momento fatale. Perchè quell'uomo non è Viktor bensì il suo migliore amico Serghei.

"Viktor non ci sarà. Te lo spiego dopo il perché. Adesso brindiamo".

Stupita, Tatiana si arrende alla situazione, tanto era stata avvertita dal marito di "non sorprendersi". E lei non si sorprese più di tanto: in fondo Serghei le era stato sempre simpatico, quindi accettò di buon grado che l'amico le servisse la cena. Dopo aver cenato, bevuto e chiacchierato, i due decidono di uscire e fare quattro passi in città. Serghei piglia una busta e ci infila la bottiglia di champagne.

Ad agosto, a quella latitudine, d'estate la notte fatica ad imporsi sul giorno e c'era ancora un po' di luce diurna per le strade. Tatiana comincia a pensare di vivere un sogno: "Mi avevano incantata le buone maniere di Serghei. Dentro di me mi dicevo: possibile che esistano ancora dei maschi così gentili, così sensibili, così a posto? Viktor era l'esatto contrario, non mi coccolava mai, non mi abbracciava in pubblico, né si prodigava come aveva fatto Serghei".

Ad un certo punto Serghei le dice:
"Fermiamoci qui, in questo parco. Beviamo lo champagne e poi ti dirò qual è la verità".
Tatiana ora ha paura. Pensa subito: chissà cosa ha combinato Viktor.

Serghei glielo spiega: "Ti ha perso giocando con me. Una notte con te, mi ha detto, prova pure. Mi ha dato le chiavi di casa". Fu allora che Tatiana capì quanto poco contasse veramente nella scala dei valori affettivi di suo marito.

Intanto, aveva scoperto che era un giocatore d'azzardo, che guadagnava più soldi di quanto le dicesse, e quello che riusciva a mettersi in tasca lo puntava al casinò. Prima veniva il poker, poi la roulette, infine gli amici. Lei era soltanto quella che gli faceva trovare la cena calda, gli lavava la biancheria, gli preparava il letto.

Fu in quel momento che guardò con occhi diverso il vecchio amico di famiglia. Serghei led confessò che l'amava da sempre e che quella sera non aveva affatto intenzione di portarsela a letto perchè l'aveva vinta con una fortunata mano di poker.

Tornarono in silenzio, a casa, quella notte. Né lei né lui volevano vedere Viktor, tantomeno parlarci. Tatiana fece in quattro e quattr'otto le valigie, e trovò ospitalità da un'amica.

Non rispondeva alle telefonate di Viktor. Non lo voleva più vedere. E non volle più uscire nemmeno con Serghei. Dopo qualche mese ebbe la forza di incontrare il marito per dirgli che tutto era finito, che voleva divorziare.

Viktor le sorrise, e basta: "Aveva un'espressione maliziosa". Le concesse il divorzio. Qualche giorno dopo, Tatiana riceve in ufficio un mazzo di fiori. Con un biglietto: "Spero", firmato Serghei. Tatiana non resiste, è lei che chiama Serghei. Il resto, è noto: tutto è finito bene, come nelle fiabe del Grande Nord, attorno al caminetto e una promessa:
"Voglio tre figli da te".


Ci assicurano che non è la trama di una nuova telenovela made in Russia.

COMMENTO:
Quando si dice: "CHI LA FA L'ASPETTI".
L'avrei fatto anch'io!



7 giu 2007

CHE IDEAAAAAAAAAA!

DA DOMANI ISTITUIRO' UN APPUNTAMENTO GIORNALIERO CON LA LETTURA DI
 UN LIBRO CHE POTRETE RITROVARE
A PUNTATE SUL MIO BLOG.
L'APPUNTAMENTO SI CHIAMERA':

"STRONZ....ATE" IL LIBRO A PUNTATE

IL PRIMO LIBRO CHE HO SCELTO PER VOI
E’ SIMPATICO, IRONICO, A VOLTE STUPIDO...MA DIVERTENTE!

SI INTITOLA:


“MI PIACI DA MORIRE” di FEDERICA BOSCO

La pubblicazione gratuita del suddetto libro potrebbe non essere gradita dall'autrice!
Se un giorno non doveste più leggere la puntata successiva.......ne capirete il motivo!
Finchè mi verrà permesso, da domani avrete il vostro appuntamento giornaliero come i milioni di casalinghe cresciute con l'immancabile "Beautiful".
Nel nostro caso, le puntate si ridurranno ad una trentina....abbiate fede!
BUONA LETTURA

OGGI SONO IN VENA DI "STRONZEGGIO"


L’INTOLLERANZA

Intolleranza razziale, intolleranza ambientale, intolleranza alimentare, intolleranza matrimoniale…….ormai la nostra vita, anzi, le nostre giornate, anzi, le nostre ore, sono intarsiate di intolleranza!
Il livello di tollerabilità è sempre più basso e l’ormai indomabile intolleranza regna sovrana in ognuno di noi!
Mi alzo al mattino e m’incazzo subito perché la stufetta del bagno non riscalda come vorrei….eppure sono anni che utilizziamo lo stesso elettrodomestico!
Perché da qualche giorno a questa parte me la prendo con lei che invece continua imperterrita a provvedere al nostro fabbisogno termico? E’ l’INTOLLERANZA che avanza!
Ecco cos’è!
Sono all’Ipercoop, sto per raggiungere la cassa dove la Gina, oltre al conto, mi parlerà dei soliti colleghi che non fanno il loro dovere o che escono all’insaputa dei loro partners. E sapete cosa faccio?
M’incazzo perché fa l’impicciona….quando la conosco da sempre e, da sempre, so che non si è MAI fatta i cazzi suoi!
Ma, tutto questo, per la Gina, è naturale come per me dovrebbe essere naturale andare all’ipercoop a fare la spesa e sentire la Gina che si sfoga con i clienti sul comportamento dei colleghi di lavoro! E allora perché oggi ho deciso di incazzarmi?
E’ l’INTOLLERANZA che avanza!
Ecco cos’è! Il problema è che più ci incazziamo e più diventiamo intolleranti….al punto che, svegliandoci una mattina e facendo colazione con gli stessi ingredienti utilizzati da anni, ci potremmo ritrovare, di punto in bianco, intolleranti al latte o al glutine, che fa tanto moda o addirittura alla vecchia sana confettura della nonna!
E tutto questo perché? Non perché è cambiato qualcosa nella ricetta della nonna ma perché anche il nostro organismo diventa intollerante agli alimenti come la nostra psiche al resto che ci circonda.
A volte, il nervosismo e lo stress derivati dal nostro essere intolleranti, porta a “sfighe” che si tramutano in “sfoghi”, ovvero in intolleranze alimentari!
Insomma è un cane che si morde la coda per cui, più siamo intolleranti e più le intolleranze ci aggrediscono, divorandoci come fiere affamate!
Perché oggi devo aver deciso, dopo anni di convivenza, che mio marito mi urta i nervi quando mastica la gomma in un certo modo? Da sempre i miei nervi sono solleticati da questo evento ma non come oggi in cui, se potessi avere tra le mani un coltello, glielo pianterei in mezzo agli occhi!
E’ l’INTOLLERANZA che avanza! Ecco cos’è! Il mio professore di letteratura diceva che ci stiamo avvicinando inequivocabilmente alla terza guerra mondiale e il motivo della guerra sarà derivata esclusivamente dall’intolleranza che avrà raggiunto livelli talmente alti da non poterla evitare.
La guerra sarà l’unica soluzione per riportare questa condizione ad un gradino accettabile ma durerà solo fino a quando il livello si rialzerà al punto di riportarci ad un nuovo scontro e via via proseguendo fino all’infinito.
E poi ci consideriamo esseri liberi solo perché non siamo più governati da un dittatore in carne e ossa? E come potremmo considerare l’intolleranza se non un subdolo dittatore che ogni giorno lavora dentro di noi fino a farci fare cose che non avremmo mai pensato di essere in grado di fare?
Come possiamo considerarci tali se continuiamo a farci dominare integralmente dall’intolleranza che nelle vesti del burattinaio, ci manovra come marionette, ogni giorno della nostra esistenza?
STOOOOOOOPPPPPPP!
Ho bisogno di zuccheri, devo subito mangiare qualcosa!
Forse la carenza d nicotina mi sta sbalestrando i neuroni, nonostante siano 2 anni che non tocco cicca…..e allora vai di Nutella prima che ammazzi qualcuno; d'altronde so che ottiene buoni risultati nella terapia per l’abbassamento dell’intolleranza e allora, perché non sparare al nemico panini alla Nutella?
Niente vittime, palato addolcito e sorriso assicurato….QUESTA E SOLO QUESTA dovrebbe essere l’unica guerra che dovremmo permetterci di fare.

5 giu 2007

LA BICICLETTATA DEL MARTEDI MATTINA


E’ normale che quando ci si trova in salotto in compagnia di amici spesso si parli di lavoro, di figli, di economia ma dobbiamo ammettere che il collante fondamentale e la conversazione più piacevole sia sempre la condivisione dei propri passatempi, in base ai quali si trovano proprio quegli amici che ora sono in poltrona davanti a te con un buon bicchiere di.....vino......no...diciamo di aranciata, visto che sono.....ahimè.....astemia e probabilmente allergica all’alcol tanto che quel solo dito di “moscato” dell’ultimo dell’anno, mi riempie il viso di bolle rosse facendomi sembrare un dalmata! Che rovina!
Ma torniamo alla riflessione di oggi.
Avendo preso la cosiddetta “paglia” per la bicicletta, non posso che ricadere spesso e volentieri su racconti o discussioni o riflessioni su quello che accade a cavallo del nostro 2 ruote a pedale che tanto appassiona migliaia e migliaia di persone.
Stamattina alle 6.45 (e non posso che dare bonariamente e in tono scherzoso dei “mezzi grulli” ai ciclisti ......viste le ore mattutine in cui si trovano per andare a “sgambare” come farebbero i cavalli negli ippodromi prima di un’importante gara)....dunque, dicevo che alle 6 e ¾ mi sono alzata e mi sono preparata per essere alle 7 e mezza davanti al supermercato PAGLIUTI che, per chi abita a Lugo e dintorni, sa di cosa parlo. Davanti a questo supermercato, tutti i martedì e i giovedì sia mattina che pomeriggio partono squadre di ciclisti pieni di buona volontà e voglia di battere il loro ultimo traguardo della domenica precedente.
Incredibile quanti siano!
Sembra che tutti siano in pensione o vivano di rendita o facciano i turni.
Nessuno lavora 8 ore al giorno.......salvo quei pochi rimasti che non sono presenti ai raduni.
Diciamo che se a Lugo gli abitanti sono....beh....intorno ai 18.000 (escluso il comprensorio naturalmente), 17.000 sono in tutina aderente e “cavallo” in carbonio sotto il sedere pronti per partire.
E’ logico che sto scherzando ma......vi consiglierei di passare in uno di quei 2 giorni da Pagliuti e forse anche voi vi domandereste: “Ma a Lugo, CHI VA A LAVORARE?”
Appurato che forse sono le mezze mele rimaste a casa a provvedere al sostentamento delle famiglie di cui questi ciclisti fanno parte, c’è un altro punto fondamentale mai da sottovalutare: LE TESTE CANUTE!
Mai e ripeto MAI decidere di andare in uscita con la categoria dei pensionati dai 65 in su.
Subito ti aggreghi a loro pensando di farti una passeggiatina tranquilla......ma quando torni, se non ti sei lasciato ancora andare ad un pianto liberatorio, sicuramente la rabbia ti attorciglia lo stomaco per l’invidia che questa generazione di fenomeni ti ha fatto provare.
CONSIGLIO: uscite con i vostri coetanei....potrete avere molta più possibilità di non fare quelle magre figure che fareste se, al contrario, decideste di uscire con i 70enni.
Oggi, ancora ignara di ciò che mi aspettava, sono uscita con 7 pensionati.
Carini, gentili, premurosi....ma in cuor mio pensavo: “Poveriiii, con quale coscienza posso decidere di lasciarli indietro e andare con un ritmo un po’ più sostenuto.” Vabbeh, decido che farò una passeggiata “agile” (come si dice in gergo ciclistico per non dire.........soccia che palle...oggi ho anche le zavorre dietro!)
Cosa?
Zavorra?
Chi?
IOOOOOOO.....SONO LA VERA ED UNICA ZAVORRA!!!!!!!
I “ciclisti pensionati” sono la categoria più incarognita che esista. Hanno una resistenza che te la sogni.
I “ciclisti pensionati” sono tremendi, mai stanchi e devi solo toglierti tanto di cappello quando umilmente ti danno consigli sulla tecnica da adottare.
CHE FENOMENIIIIII!
Il bello è che, all’inizio della passeggiata, non capisci mai se ti danno spago per gentilezza o perché sono già a corto di ossigeno. E’ ovvio che inizialmente pensi subito alla seconda ipotesi.
No, no......non vi fate ingannare!
Sono solo consapevoli della tua difficoltà di star loro dietro e, modestamente, cercano di non farti sentire già nei primi 10 kilometri un “giovane” imbecille privo di resistenza ma che, onestamente, hai già capito da solo di essere.
In cima al Montalbano....io non ne avevo più. Le mie energie erano ridotte ad una riserva della riserva e i “RAGAZZI” erano belli come il sole. Uno di loro, lungo la salita, mi si era addirittura affiancato per raccontarmi, senza fiatone, di un altro piacevole tragitto da fare, consigliandomelo quanto prima.
Spero di non essergli sembrata maleducata se non gli ho neppure risposto ma.....giuro...... che se avessi anche controbattuto alla conversazione.....sarei stramazzata al suolo.
Grazie al cielo, quando ho visto la cima del Montalbano, mi sono rincuorata e, solo dopo un paio di minuti, sono stata in grado di rispondere a Francesco, anche se un po’ in ritardo...ma lui aveva già capito l’antifona.
Ho atteso con impazienza di vedere cos’avrebbero tirato fuori dalle loro tasche posteriori per continuare a mantenere quel meraviglioso ed invidiabile aspetto da salute che non poteva che farmi una maledetta rabbia.
Avevano pure il coraggio di fare battute del tipo: “Per fortuna è la prima volta che fai il Montalbano con la bicicletta nuova. Al secondo tentativo, ci perderai!” oppure: “Osta la tabaca l’an ha miga gnit da imparé!”.
Acqua, non avevano che ACQUA nella borraccia e nient’altro.
Niente Sali, niente fichi secchi (che dicono siano una bomba ipercalorica essenziale per fare le salite), niente barrette ultraenergetiche, niente rivitalizzanti liquidi che entrano subito in circolo.......solo MANICO e tanti kilometri nelle gambe.
A questo punto non mi resta che sperare di compiere 60 anni per raggiungere il loro livello.
Al ritorno, con una media di 30/32 km/h, sopraggiunti all’incrocio per Brisighella a destra e Villa Vezzano a sinistra, 2 dei nostri compagni hanno nientemeno che salutato la comitiva per andare a scalare le Caibane.......altra salita notevole!
Ma ormai ero pronta a tutto e ci ho solo fatto una risata sopra.
I nonni di oggi.......sono un VERO SPETTACOLO!
La vita è lunga se la trattiamo bene.
Sono sul divano a scrivere! Un occhio è già chiuso e l’altro gli sta andando dietro.....sono stanca morta ma mi sono divertita da impazzire.
Temo che sarò spesso una compagna di viaggio di questi leoni del pedale perché sono gli allenatori migliori del mondo.
Grazie a Shleck (che abbiam chiamato così per la grinta con cui aggrediva i pedali e le salite), al Taba (simpatico come nessuno), a Francesco (che mi ha elargito un tot di ottimi consigli) e agli altri 3 o 4 amici meno loquaci ma di buona compagnia.

Alla prossima.

4 giu 2007

ECCO LA FIABA PIU' BREVE E PIU' BELLA CHE TU ABBIA MAI LETTO


C'era una volta una ragazza che domandò ad un ragazzo se voleva sposarsi
con lei.
Il ragazzo le rispose "NO!"
Da quel giorno, la ragazza visse felice per sempre, senza lavare, né
cucinare, né stirare per nessuno, uscendo con le sue amiche e facendo
l'amore con chi voleva, lavorando e spendendo i suoi soldi come voleva.
** FINE **

Il problema è che fin da quando eravamo piccoline, nessuno ci ha mai
raccontato questa fiaba.
Invece ci hanno fottuto ben bene con questo cazzo di 
"PRINCIPE AZZURRO"!!!

COMMENTO:
Grazie 1000 Silvia......è troppo bella e dai commenti ricevuti, anche molto VERA! Una mia amica in stato di gravidanza mi ha detto che la fiaba più gettonata in casa sua sarà proprio questa!

1 giu 2007

PUBBLICIZZIAMOCI



PIU’ SIAMO E PIU’ CI DIVERTIAMO.
PIU’ SIAMO E PIU’ CI DIVERTIAMO E PIU’ ABBIAMO IDEE.
PIU’ SIAMO E PIU’ CI DIVERTIAMO E PIU’ ABBIAMO IDEE E PIU’ AUMENTERANNO GLI AMICI.
MA PER FARE TUTTO QUESTO.....OCCORRE FARE IL “PASSAPAROLA” OPPURE INVIARE QUESTO MESSAGGIO A TUTTI GLI AMICI
(fai il copia incolla e non avrai bisogno di perdere tempo a scrivere):


Ciao carissimo/a,
se non hai nulla ma proprio nulla da fare, troviamoci a leggere e a commentare il blog “STRONZARIO”. Basta andare su Google, inserire la parolina magica “STRONZARIO” e ti comparirà la voce su cui cliccare (in verità le prime 3 che compaiono sono tutte del medesimo blog perciò non puoi sbagliare).......una marea di “stronzate” più o meno serie si apriranno davanti ai tuoi occhi e tu potrai commentare e fare critiche costruttive o aiutare ad accrescere la cultura dando risposte ai milioni di domande che ci affliggono. Se vuoi pubblicare una tua riflessione o un tuo racconto puoi inviarlo a:
annagiulia.belletti@fastwebnet.it e tutto questo potrà essere effettuato in breve tempo.
Non facciamo morire il nostro STRONZARIO anzi.......facciamolo crescere (ops...che brutta metafora)