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30 giu 2010
DELL'UTRI E' INNOCENTE
Dell'Utri da oggi è più innocente di prima o, se preferite, meno colpevole. Così è stata riportata dai media la sua condanna in appello a "soli" 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Il Pm ne aveva chiesti 11. In primo grado Dell'Utri era stato condannato a 9 anni. Un successone. Uno sconto di pena che equivale a una piena riabilitazione. Il legale di Dell'Utri, Nino Mormino, ha detto:"Con questa sentenza si mette una pietra tombale sulla presunta trattativa tra Stato e mafia durante il periodo delle stragi. Quello che ha detto Spatuzza non è stato evidentemente preso in considerazione come voleva l'accusa". Dell'Utri con queste referenze è solo senatore e questo non è accettabile. Il fondatore di Forza Italia, un partito che governa la Nazione quasi ininterrottamente da 15 anni, merita almeno il titolo di senatore a vita. Quando sarà definitivamente assolto in Cassazione, come è possibile, la Presidenza della Repubblica per lui è un obiettivo lecito. Se Mangano è stato un eroe, Dell'Utri è il vero Padre Fondatore della Seconda Repubblica. Chi meglio di lui dopo Napolitano?
(da LA RETE DEL GRILLO)
LETTERA DA L’AQUILA
La mia esistenza sotto le macerie e il silenzio delle tv
di ANNA
Ieri mi ha telefonato l’impiegata di una società di recupero crediti, per conto di Sky. Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009. Mi chiede come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno. Causa terremoto. Il decoder Sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata. Ammutolisce. Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi di dovere. Poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto. Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un paio di anni fa. Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio. E mi sale il groppo alla gola. Le dico che abitavo proprio lì. Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia città oggi. E io lo faccio. Le racconto del centro militarizzato. Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio. Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati. Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire. Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire. E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere. Le racconto che, dal rimo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i contributi, anche se non lavoriamo. Le racconto che pagheremo l’Ici ed i mutui sulle case distrutte. E ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti. Anche per chi non ha più nulla. Che, a luglio, un terremotato con uno stipendio lordo di 2mila euro vedrà in busta paga 734 euro di retribuzione netta. Che non solo torneremo a pagare le tasse, ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile. Che lo Stato non versa ai cittadini senza casa, che si gestiscono da soli, ben 27mila, neanche quel contributo di 200 euro mensili. Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Che io pago, in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso pagava per un appartamento in via Giulia, a Roma. La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri costruiti a prezzi di residenze di lusso. Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari senz’anima. Senza neanche un giornalaio o un bar. Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra. Lontani chilometri e chilometri. Le racconto dei professionisti che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo. Le racconto di una città che muore. E lei mi risponde, con la voce che le trema. “Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi, la stampa. Dovete dirlo. Devono scriverlo”. Loro non scrivono…voi fate girare.
(Questo post è sul blog Miss Kappa)
DA MILANO A BARI per la liberta’ di stampa
Non solo ROMA. Domani saranno tante le “piazze” d’Italia in cui si dirà NO al bavaglio. A MILANO, in mattinata, si terrà un’iniziativa al Circolo della Stampa. A CONSELICE, nel ravennate, dove esiste il monumento alla libertà di stampa, si celebrerà una Notte Bianca, durante la quale i giornalisti leggeranno le notizie che, se passasse il ddl, non potrebbero più essere pubblicate. Presidi a TORINO, a BARI (dove interverrà anche il sindaco Emiliano), a TRIESTE, a PALERMO, a PARMA e in tutto il VENETO. Il sindacato giornalisti marchigiani sarà ospite, in diretta da Senigallia, del “CaterRaduno”, la versione live della trasmissione di RADIO 2 “CATERPILLAR”. Domattina, di fronte al Tribunale di Latina, si ritroveranno gli iscritti della locale sezione dell’Unione nazionale cronisti. No al bavaglio anche a LONDRA, sotto la sede della Bbc World service e a PARIGI, sulla Scalinata dell’Operà Bastille.
STEFANO RODOTA’: MA QUALE PRIVACY, VOGLIONO IL SILENZIO!
“La vera battaglia comincerà subito dopo l’approvazione del testo”di Luca Telese
Si è mobilitato per la manifestazione di domani senza risparmio. Se non altro perché Stefano Rodotà – giurista, ex garante della privacy, professore di diritto – è convinto che da Piazza Navona possa iniziare un cammino decisivo per l’affermazione della libertà di stampa in questo Paese. Ecco perché in questa intervista Rodotà spiega che non intende tornare sul merito di tutti gli articoli che giudica inammissibili (“Ne abbiamo parlato fino alla nausea”), ma piuttosto sulle cose da fare per continuare la battaglia contro il provvedimento anche dopo l’eventuale approvazione della legge.
PROFESSOR RODOTA’, COSA SI ASPETTA DA QUESTA MANIFESTAZIONE?
Io ci sarò. L’appuntamento, come è noto, nasce da una iniziativa della Federazione nazionale della stampa. Ma è diventata, strada facendo, un punto di incrocio di diversi soggetti: i giornali che si sono opposti a questa legge invereconda, gli editori, i sottoscrittori di un appello promosso anche da chi parla….
COSA HA PRODOTTO CONCRETAMENTE TUTTA QUESTA MOBILITAZIONE?
Dei risultati tangibili, che hanno completamente cambiato lo scenario in cui quelle norme erano state pensate e presentate in Parlamento.
BERLUSCONI ERA CONVINTO DI POTERLE PORTARE A CASA PRIMA DELL’ESTATE. ORA INVECE…
Speriamo che non ci riesca. Io credo che questo movimento abbia dato uno stimolo importante a chi, anche nelle istituzioni, e anche nel centrodestra , ci tengo a precisare, si è opposto a questa legge.
LA SENTO SODDISFATTA.
Ho la presunzione di dire che se la società civile non si fosse mobilitata, questa legge avrebbe trovato molti meno ostacoli, e sarebbe stata varata così come era stata pensata.
LEI PENSA CHE LA LEGGE NON SARA’ APPROVATA NELLA FORMA CHE CONOSCIAMO?
Non lo so, e non intendo esercitarmi nei pronostici: credo che una cosa debba essere chiara a tutti. Piazza Navona non sarà un punto di arrivo ma un punto di partenza per il futuro.
IN CHE SENSO?
Nel senso che la nostra battaglia contro la legge inizierà un minuto dopo l’approvazione del testo.
QUALCUNO POTREBBE CHIEDERSI: PERCHE’ L’UOMO CHE HA FONDATO L’AUTHORITY SULLA PRIVACY SCENDE IN CAMPO CONTRO UNA LEGGE CHE LIMITA LE INTERCETTAZIONI?
Proprio perché questa legge mette a rischio delle libertà costituzionali, e non ha nulla a che fare con la tutela della riservatezza dei cittadini.
OVVERO?
Se si fosse avuto a cuore questo problema, si sarebbero potute agevolmente stralciare dalla bozza della legge gli articoli che impediscono la pubblicazione di intercettazioni che riguardano dettagli e vicende private di persone non indagate. Credo che in questo caso, il testo sarebbe stato votato all’unanimità.
INVECE?
Invece il cuore del provvedimento sono le norme contro i giornalisti e contro la magistratura. E voglio aggiungere una cosa: il sesto articolo del codice deontologico professionale dell’ordine, che io ho materialmente steso, affronta già questi problemi, e ha già un valore di legge.
QUINDI IL VERO OBIETTIVO E’ UN ALTRO.
Certo. Per il premier, innanzitutto, la chiusura delle falle del suo sistema di difesa, il tentativo di sistemare a posteriori le indiscrezioni e le rivelazioni che possono venire dalla incredibile mole di quelle che possiamo definire le sue frequentazioni femminili…..
IN CHE SENSO LEI DICE CHE LA BATTAGLIA CONTRO LA LEGGE “INIZIA” CON L’APPROVAZIONE?
Sono convinto che appena il testo entrerà in vigore sarà necessario coordinare e assistere il ricorso alla disobbedienza civile che il vostro quotidiano, e tanti altri giornalisti hanno annunciato.
QUALE DOVREBBE ESSERE LA VIA DA SEGUIRE, SECONDO LEI, IN QUESTE FORME DI PROTESTA ESTREMA?
Intanto servirà un coordinamento, strettamente tecnico, dei collegi di difesa per chi trasgredirà i divieti di pubblicazione.
E POI?
Subito dopo bisognerà immaginare un percorso e delle mosse che permettano di portare la questione all’attenzione della Corte Costituzionale, e, anche, della Corte Europea. Poi…
COSA?
Ci sono altre forme di elusione dei vincoli imposti dal provvedimento. Il primo è la pubblicazione sui siti internazionali, ad esempio quelli che si sono già messi a disposizione, a partire da Reportes sans frontières.
E POI?
Io credo che un’ottima strada. Seguendo uno storico precedente americano, sia quella che ha annunciato Di Pietro: se dei materiali entrano dentro gli atti del Parlamento, o attraverso dichiarazioni dei parlamentari in aula, o attraverso l’inserimento di notizie e dati all’interno delle interrogazioni, nulla può impedirne la citazione. Anche questa via, però, può rivelare delle difficoltà di attuazione.
I PARLAMENTARI SAREBBERO PROTETTI DALL’IMMUNITA’. MA SIAMO SICURI CHE LA LEGGE NON AVREBBE EFFETTO SUGLI ATTI DI CAMERA E SENATO?
Credo che sia una delle poche cose certe in tutti i Parlamenti del mondo: tutto quello che riguarda il Parlamento non può essere censurato. L’unico vincolo possibile sarebbe togliere la parola a chi parla, o dichiarare inammissibile alcuni atti.
QUINDI SI PUO’ SILENZIARE I PARLAMENTARI?
Si aprirebbe un grosso conflitto regolamentare, molto dipenderebbe dai presidenti delle Camere. Ma voglio dire un’ultima cosa….
PREGO.
E’ giusto collegare questa battaglia a quella contro i tagli nelle università che, solo apparentemente, può apparire slegata.
LEI INDIVIDUA UN UNICO FILO?
Con il disegno di legge si colpiscono magistrati e giornalisti. Con i tagli alla ricerca e alla cultura tutti coloro che svolgono professioni intellettuali. Se ci pensa è un attacco congiunto alle fonti del sapere critico.
UNA STRATEGIA UNICA?
Un moto naturale di chi coltiva tentazioni autocratiche. Si colpiscono tutte le riserve critiche della società. E si punta ad ottenere l’effetto finale sperato.
QUALE?
Quello di imbavagliare la prima cellula vitale delle moderne società democratiche: l’opinione pubblica. E’ per dire no a questo tentativo che domani scenderemo in piazza.
29 giu 2010
Mafia: Dell'Utri, il dispositivo integrale della sentenza
notizia ansa
29 giugno, 11:48
PALERMO - Questo il testo integrale del dispositivo della sentenza emessa dalla seconda sezione penale della Corte d'appello di Palermo, presieduta da Claudio Dall'Acqua, nei confronti del senatore Marcello Dell'Utri.
''Visti gli articoli 150 cp, 530, 531 e 605 ccp; in riforma della sentenza del tribunale di Palermo dell'11 dicembre 2004 appellata da Cina' Gaetano e Dell'Utri Marcello ed incidentalmente dal procuratore della Repubblica di Palermo - si legge nella sentenza - si dichiara di non doversi procedere nei confronti di Cina' Gaetano, in ordine ai reati ascrittigli perche' estinti per morte del reo. Assorbita l'imputazione ascritta al capo A della rubrica di quella in cui al capo B, assolve Dell'Utri Marcello, dal reato ascrittogli, limitatamente alle condotte contestate come commesse in epoche successiva al 1992, perche' il fatto non sussiste e per l'effetto riduce la pena allo stesso inflitta ad anni sette di reclusione. Conferma nel resto l'appellata sentenza. Condanna - proseguono i giudici - Dell'Utri Marcello alla refusione delle spese sostenute dalle parti civili costituite Provincia regionale di Palermo e Comune di Palermo che si liquidano per ciascuna di esse in complessivi euro 7.000 oltre spese generali, Iva e Cpa come per legge. Indica - conclude la sentenza - in giorni 90 il termine per il deposito della motivazione''
Dell'Utri ha già fatto sapere che nutre infinita fiducia nell'appello in Cassazione. ;-)))
Domanda: Sono proprio così necessari 3 livelli di giudizio in Italia? E poi ci lamentiamo che tutto cade in prescrizione!
RISPOSTA DI FELTRI de "IL GIORNALE" ALLA PROVOCAZIONE DEL PREMIER ALLO SCIOPERO CONTRO LA STAMPA
"Caro presidente Berlusconi,
leggo sulle agenzie che lei è favorevole ad uno sciopero degli italiani contro i giornali perché disinformano e prendono in giro i lettori. Sarebbe una buona idea se non presentasse un rischio: che gli italiani poi la applichino anche contro i politici. I quali nel nostro Paese sono i soli più bravi dei giornalisti a prendere in giro i cittadini, lettori ed elettori".
(Vittorio Feltri da IL GIORNALE)
nella foto: FELTRI (indovina qual'è dei due!!!)
Se anche il buon Vittorio Feltri, indiscusso sostenitore del Premier, si ritrova ad inviare una piccola ma pungente lettera dal sapore indigesto al suo capo, vuol proprio dire che del Berlusca si comincia timidamente a pensare di farne volentieri a meno........o è solo una speranza ancora di troppo pochi??? (agb)
UNA RISATA VI SEPPELLIRA'
Di Luca Telese
“Il governo a sua insaputa” si sta trasformando in qualcosa di più di un episodio grottesco o di una collezione di gaffe personali: è il primo vero, unico reality tragicomico sul potere italiano. Potrebbe diventare un format di successo, un pre-serale leggero per allietare gli italiani con trovate di vaudeville, comicità involontaria e – ovviamente – belle donnine in carne.
Il giochino telefonico per i telespettatori, per esempio, è di sicuro appeal: indovina anche tu “chi è la bionda” del giorno vicino al premier, chiama il numero verde e vinci fantastici premi. “Il governo a sua insaputa” è una striscia quotidiana con un cast di primordine, in cui è difficile individuare un vincitore perché tutti sono pronti a dare il peggio di sé. Noi eravamo convinti che nessuno avrebbe mai battuto il dominatore incontrastato delle prime puntate, Claudio Scajola, l’uomo che vive a sua insaputa e che aveva gridato a telecamere unificate il suo grido di battaglia: “Se scopro chi mi ha comprato la casa, m’incazzo come una belva!”. E’ stato eliminato dal gioco, ma subito dopo la scena è stata occupata da Guido Bertolaso. Agevolato nel compito di essere sia ministro sia comico, l’uomo che ha reso il massaggio anti-cervicale arte di governo. Le due rubriche curate dal capo della Protezione Civile, “ripassatina” e “sconocchiata con le stelle” vanno in fascia protetta perché vietata ai minori, ma ci hanno regalato grandi picchi di ascolto.
Quando lo hanno eliminato, per non perdere share, gli autori del programma hanno richiamato in campo un altro grande talento comico: L’ex ministro Pietro “Embè” Lunardi, il quale ci ha candidamente spiegato che sì, è vero, ha favorito la nomina di Balducci, ha ottenuto dalla Cricca una palazzina a 4 milioni di euro invece che 8, si è fatto ristrutturare la casetta da Diego Anemone e lo ha a sua volta aiutato ad acquistare i terreni per costruire il suo Salaria Sport Village. Poi, con un colpo di classe che lo ha portato in cima alla classifica, ha aggiunto: “Ci tengo a precisare che questi favori li ho fatti come persona, e non come ministro!”. Sublime. Si vede che questi ministri sono copionati da autori satirici di primo piano, battute così non si improvvisano (noi invece, ci teniamo a precisare, lo consideriamo un cialtrone sia come persona sia come ministro). Sta di fatto che Lunardi era certo di aver messo al tappeto Scajola e Bertolaso, quando – esattamente come all’Isola dei famosi – gli autori hanno avuto un’altra trovata. Infilare un nuovo ministro. Così è entrato in scena il nostro beniamino, Aldo Bracher. Il nuovo gioco a punti, “Trova anche tu le deleghe di Aldo”, sta appassionando gli italiani (mentre il ministro Rotondi e la sua sottosegretaria Daniela Santanchè sono ancora in cerca d’autore). Brancher avrebbe voluto che con lui fosse nominato anche Marcello Lippi, al ministro per l’attuazione del punteggio. Ma Lippi ha declinato l’invito perché gli è bastato il reality del Sudafrica. Come si diceva un tempo: una risata vi seppellirà.
(da IL FATTO QUOTIDIANO)
B: SCIOPERO CONTRO LA STAMPA. MA SKY FA ASSE CON FINI
B. vorrebbe scioperare CONTRO la stampa per la “disinformazione” che, dice il Premier: “dura da molti giorni, da molti mesi a questa parte”. Parole che suonano durissime nella settimana più delicata per il ddl intercettazioni: domani – alla vigilia della manifestazione contro il bavaglio indetta a Piazza Navona – si deciderà quando e se calendarizzare il ddl per l’aula entro la fine di luglio………
…….La presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno, oggi comincerà con le sette audizioni previste e se la vuole prendere comoda. A Montecitorio sfileranno prima il professor Glauco Giostra, ordinario di Procedura penale, poi i vertici Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali) e Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana) per poi passare all’Anm (Associazione Nazionale Magistrati) e al procuratore antimafia Pietro Grasso che ieri, da Firenze, ha voluto ribadire il suo pensiero sul ddl: “L’uso delle intercettazioni – ha spiegato Grasso – è fondamentale nelle indagini su gruppi criminali organizzati, laddove non si può contestare l’intimidazione o l’associazione mafiosa”. “Noi – ha proseguito – speriamo che non ci vengano tolti gli strumenti per contrastare questo tipo di criminalità organizzata, ma soprattutto questo strumento è indispensabile per conseguire risultati investigativi in relazione a delitti che non sono compresi nel 416bis”. Parole che, probabilmente, risuoneranno anche in commissione Giustizia, ma ora è chiaro che al governo interessa fare il prima possibile. Secondo i calcoli del presidente della Camera, dopo il voto sulla manovra, resterebbero solo tre giorni per votare e approvare il ddl in modo da consentire la quarta lettura a settembre al Senato. Un tempo troppo breve che, dunque, preluderebbe ad un ennesimo voto di fiducia. Fini non vuole e dunque a fine luglio potrebbe consumarsi uno scontro molto duro tra i due co-fondatori del Pdl che Giancarlo Lehner, berluscones della prima ora, ha sintetizzato in una foto degna di nostalgie da ventennio: “Sarà il 25 luglio del Pdl”.
Competition
Sarà il ddl intercettazioni a far rompere definitivamente i rapporti tra Fini e Berlusconi? E’ presto per dirlo, ma la scelta di forzare la mano, da parte di Alfano, è senz’altro temeraria. Oltre al Quirinale, Berlusconi si troverebbe contro anche Bossi, che non vuole strappi prima di parlare di federalismo. Nonché un vistoso fronte esterno al Parlamento a cui ieri si è aggiunta SKY. Mockridge qualche settimana fa era stato ricevuto da Fini proprio per parlare del ddl intercettazioni. Pesanti le parole dell’uomo alla guida del vero concorrente di Mediaset sul fronte delle tv: “E’ una legge sbagliata e noi ci batteremo contro, con qualunque mezzo e sistema, e se Carelli (direttore di SkyTg24) andrà in carcere sono pronto ad andarci con lui”.
“Sky Italia è un’azienda che opera in base alle regole del Paese in cui si trova, ma qualsiasi legge imbavagli la comunicazione, minacci gli editori e preveda la galera per i giornalisti è sbagliata e costituisce un attacco alla libertà di informazione”. Di Pietro ha sintetizzato il clima del momento: “Il premier è allergico alla libertà di stampa e a chi, con la schiena dritta, esercita il suo mestiere raccontando la verità”.
(da "IL FATTO QUOTIDIANO" articolo di Sara Nicoli)
nella foto: Tom Mockridge amministratore delegato di SKY ITALIA
28 giu 2010
IL KIT ANTICENSURA....POTREBBE TORNARCI MOLTO UTILE
Per il web Reporters sans frontières
lancia il “kit anticensura”
L'iniziativa pensata per i dissidenti cinesi perseguitati per la loro attività online. Permette di mandare mail e di consultare siti in maniera anonima
PARIGI – L’idea è venuta dopo gli arresti a raffica di blogger durante le proteste in Iran. Senza contare i dissidenti cinesi pedinati, perseguitati, incarcerati per aver mandato una mail di troppo. Cosi’ è nato il kit per navigare «sicuri» su Internet. E in maniera del tutto anonima. E’ la nuova iniziativa di Reporters sans frontières a disposizione di dissidenti politici, giornalisti e blogger in Paesi a rischio, dove la censura è sempre in agguato. Obiettivo: inviare articoli, dati, racconti in presa diretta senza essere intercettati.
L’organizzazione internazionale, nata a Parigi per difendere la libertà di informazione, ha messo a punto il kit, dal nome «rifugio anticensura», assieme a una società, Xerobank, specializzata in sicurezza informatica, che ha sede a Panama. Questa assiste già banche, imprese e ambasciate per fornire loro connessioni a prova di interferenze e di attacchi informatici. Il nuovo servizio sarà fornito gratuitamente, in collaborazione con Reporters sans frontières. «Operiamo nel campo commerciale, ma possiamo permetterci anche qualche attività filantropica – ha sottolineato Bruno Delpeuc’h, responsabile per l’Europa di Xerobank -. Molti di noi hanno un passato da militanti in qualche associazione. Abbiamo conservato uno spirito libertario».
Il kit, basato su tecnologie sperimentate da Xerobank, permette di mandare mail e di consultare siti in maniera del tutto anonima. I dati inviati sono criptati. E, prima di raggiungere la destinazione finale, vengono fatti transitare attraverso vari routers negli Stati Uniti, in Canada e nei Paesi Bassi, per confondere le piste. Se il dissidente o il giornalista si trova a Parigi, potrà utilizzare direttamente alcuni computer «sicuri» nella sede di Reporters sans frontières (Rsf). Quando rientrerà a casa, potrà portare con sé una chiave Usb con il kit e un software speciale per la navigazione su Internet, che avviene attraverso la rete di Xerobank. Oppure sarà Reporters sans frontières a mandare il kit a chi ne avrà bisogno, «nella discrezione più assoluta», fanno sapere a Parigi, alla sede dell’organizzazione. Il sistema puo’ essere installato facilmente su uno smartphone. Xerobank e Rsf assicureranno pure un servizio di «refugee hosting», che permette a giornalisti e bloggers di creare siti al riparo dalla censura dei loro Paesi.
Queste persone aprono in generale un blog presso un server straniero, ma la loro situazione resta sempre precaria. Paesi come la Cina o l’Iran ingaggiano hackers che lanciano attacchi contro i server. E cosi’ questi decidono spesso di sbarazzarsi di tali clienti, troppo ingombranti, chiudendo il loro conto. Reporters sans frontières e Xerobank potranno ora aiutarli, assicurando loro rifugio in un server. Sempre in maniera molto discreta. Che è la chiave del successo di tutto il progetto.
lancia il “kit anticensura”
L'iniziativa pensata per i dissidenti cinesi perseguitati per la loro attività online. Permette di mandare mail e di consultare siti in maniera anonima
PARIGI – L’idea è venuta dopo gli arresti a raffica di blogger durante le proteste in Iran. Senza contare i dissidenti cinesi pedinati, perseguitati, incarcerati per aver mandato una mail di troppo. Cosi’ è nato il kit per navigare «sicuri» su Internet. E in maniera del tutto anonima. E’ la nuova iniziativa di Reporters sans frontières a disposizione di dissidenti politici, giornalisti e blogger in Paesi a rischio, dove la censura è sempre in agguato. Obiettivo: inviare articoli, dati, racconti in presa diretta senza essere intercettati.
L’organizzazione internazionale, nata a Parigi per difendere la libertà di informazione, ha messo a punto il kit, dal nome «rifugio anticensura», assieme a una società, Xerobank, specializzata in sicurezza informatica, che ha sede a Panama. Questa assiste già banche, imprese e ambasciate per fornire loro connessioni a prova di interferenze e di attacchi informatici. Il nuovo servizio sarà fornito gratuitamente, in collaborazione con Reporters sans frontières. «Operiamo nel campo commerciale, ma possiamo permetterci anche qualche attività filantropica – ha sottolineato Bruno Delpeuc’h, responsabile per l’Europa di Xerobank -. Molti di noi hanno un passato da militanti in qualche associazione. Abbiamo conservato uno spirito libertario».
Il kit, basato su tecnologie sperimentate da Xerobank, permette di mandare mail e di consultare siti in maniera del tutto anonima. I dati inviati sono criptati. E, prima di raggiungere la destinazione finale, vengono fatti transitare attraverso vari routers negli Stati Uniti, in Canada e nei Paesi Bassi, per confondere le piste. Se il dissidente o il giornalista si trova a Parigi, potrà utilizzare direttamente alcuni computer «sicuri» nella sede di Reporters sans frontières (Rsf). Quando rientrerà a casa, potrà portare con sé una chiave Usb con il kit e un software speciale per la navigazione su Internet, che avviene attraverso la rete di Xerobank. Oppure sarà Reporters sans frontières a mandare il kit a chi ne avrà bisogno, «nella discrezione più assoluta», fanno sapere a Parigi, alla sede dell’organizzazione. Il sistema puo’ essere installato facilmente su uno smartphone. Xerobank e Rsf assicureranno pure un servizio di «refugee hosting», che permette a giornalisti e bloggers di creare siti al riparo dalla censura dei loro Paesi.
Queste persone aprono in generale un blog presso un server straniero, ma la loro situazione resta sempre precaria. Paesi come la Cina o l’Iran ingaggiano hackers che lanciano attacchi contro i server. E cosi’ questi decidono spesso di sbarazzarsi di tali clienti, troppo ingombranti, chiudendo il loro conto. Reporters sans frontières e Xerobank potranno ora aiutarli, assicurando loro rifugio in un server. Sempre in maniera molto discreta. Che è la chiave del successo di tutto il progetto.
E POI L'INFORMAZIONE COSA SAREBBE???? SUPER PARTES?
Roma --- Il settimanale CHI sopprime, a sorpresa, la rubrica DOPPIA DIFESA di Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker dedicata alle donne vittime di stalking e violenza, e sono proprio le donne a reagire infuriate. Decine e decine di mail intasano il sito con dure proteste contro “la censura ispirata certamente da Berlusconi”. Al contempo arrivano le offerte di molti quotidiani e settimanali pronti ad ospitare la rubrica. Si indigna il direttore del SECOLO Flavia Perina: “La cancellazione è avvenuta con modalità tali da avvalorare il sospetto di una meschina ritorsione per il ruolo politico svolto dalla Bongiorno in commissione Giustizia”.
(da “la Repubblica”)
Nelle foto: Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno (presidente commissione giustizia della Camera)
LA MANIFESTAZIONE anche a CONSELICE (RA)
IN PIAZZA A ROMA, PARIGI E LONDRA, FNSI E POPOLO VIOLA ANCHE OLTRE CONFINE.
La protesta: giovedì “presidi di libertà” in undici città.
ROMA: --- Undici piazze anti-bavaglio. In Italia ma anche all’estero. Non solo Roma, non solo Piazza Navona. La mobilitazione contro il disegno di legge sulle intercettazioni sarà plurale. Elegge Roma come luogo principale ma avrà succursali partecipate anche altrove. Per il pomeriggio del primo luglio sono stati finora convocati “presidi per la libertà di stampa” a Milano, Torino, Padova, Bari, Palermo, Parma. Ma anche in provincia di Foggia, a Lucera, e di Ravenna, a Conselice. E all’estero, ci saranno sit-in anche a Londra, davanti alla sede della Bbc, e a Parigi, sulla scalinata dell’Operà Bastille. Flash mob, azioni corali costruite con sciarpe viola che diventeranno per l’occasione del bavagli.
Viola come il colore del popolo che organizza la mobilitazione. Insieme all’Arci, alla Cgil, e alle associazioni Articolo 21, “Agende rosse” e “Libertà è partecipazione” hanno tutti aderito all’appello lanciato dalla Federazione nazionale della stampa: “Un’iniziativa nel segno della Costituzione, per dar voce ai soggetti e ai temi che verrebbero oscurati se passasse una legge che colpisce il lavoro dei giornalisti e il diritto del cittadini di conoscere le vicende del Paese”. All’appello lanciato dal sindacato dei giornalisti hanno risposto redazioni di giornali, associazioni (la “Tavola della pace”, “Libera cittadinanza”), e partiti, dal Pd alla Federazione della sinistra, da Sinistra ecologia e libertà all’Italia dei valori. Proprio ieri Antonio di Pietro ha ribadito la partecipazione del suo partito “a tutte le manifestazioni, a Roma e nel resto d’Italia, promosse contro il vergognoso ddl sulle intercettazioni e in difesa della democrazia”. Per l’ex pm, “il ddl priva la magistratura di uno strumento fondamentale per le indagini, nega ai cittadini il diritto di avere giustizia e di essere informati, impone il bavaglio alla stampa e attenta persino alla libertà della rete”.
A Roma il luogo eletto per la manifestazione è Piazza Navona. Lì, giovedì pomeriggio, sul palco allestito per l’occasione saliranno giornalisti, costituzionalisti, attori, musicisti: da Tiziana Ferrario e Marialuisa Busi, giornaliste del TG1, a Stefano Rodotà, da Andrea Camilleri e Dario Fo (che interverranno telefonicamente) a Carlo Lucarelli e Dacia Maraini. Poi in piazza porteranno le loro testimonianze anche tutte quelle persone che sono riuscite a trovare giustizia anche grazie al lavoro dei giornalisti: si parlerà delle morti di Federico Aldrovandi e di Stefano Cucchi, del G8 di Genova, del terremoto dell’Aquila, dei morti per l’amianto e della tragedia di Ustica.
TRA LE ALTRE MANIFESTAZIONI SPARSE PER L’ITALIA, ACQUISTA UN VALORE SIMBOLICO QUELLA DI CONSELICE. NEL PICCOLO PAESE DEL RAVENNATE, DALLE 20 FINO ALL’ALBA SI DISCUTERA’, IN SPETTACOLI E PERFORMANCE, DI INTERCETTAZIONI ATTORNO ALL’UNICO MONUMENTO ERETTO IN ITALIA ALLA LIBERTA’ DI STAMPA: UNA VECCHIA “PEDALINA” UTILIZZATA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE DAI PARTIGIANI PER DIFFONDERE LA STAMPA CLANDESTINA.
Mauro Favale
(da la Repubblica del 28 giugno 2010)
NELLA FOTO: MONUMENTO ALLA STAMPA CLANDESTINA DI CONSELICE
RINGRAZIO MINNIE LA RATTA PER IL CONTRIBUTO
Caro Peter Gomez ma hanno davvero senso le provocazioni di Massimo Fini?
A distanza di qualche giorno non si placano le proteste e le indignazioni sulla rete, di molte lettrici del Fatto quotidiano (e lettori) che quell’articolo di Massino Fini del 20 giugno scorso “Due donne al prezzo di una” non l’hanno proprio digerito. Il giorno seguente Peter Gomez nell’articolo “Uomini e donne: una questione di democrazia”, ha preso le distanze dai contenuti espressi nell’articolo ma al tempo stesso ha difeso il diritto di Fini come uomo libero e “grande intellettuale dalle scelte coraggiose” di scrivere le sue opinioni, concludendo che comprende il senso delle sue provocazioni.
Davvero?
Nell’articolo, Massimo Fini, dopo averci propinato riflessioni sui rapporti tra uomini e donne tanto desolanti quanto imbarazzanbti per la banalità e la pochezza conclude il pezzo scrivendo che le donne italiane in Afganistan troverebbero uomini che “saprebbero farle rigare dritto come meritano e probabilmente desiderano”. Come fanno rigare dritto le donne in Afganistan? Con una sistematica violazione dei diritti umani, con violenze, stupri ed umiliazioni che sono state legittimate prima dal regime dei Talebani ora dall’attuale governo. E allora si può davvero capire il senso di una provocazione su una tragedia umana? Si può davvero difendere l’ironia sulle vittime del razzismo, dell’olocausto, della xenofobia, dell’omofobia, o dell’intolleranza religiosa? E se non è comprensibile il senso dell’ironia sulle vittime di queste spregevoli violenze perché dovrebbe essere comprensibile e avere un senso, l’ironia sulla violenza alle donne: forse perché le donne sono “diversamente persone”? Oppure per quel principio non detto e non scritto ma molto applicato nei secoli dalla cultura e dalla civiltà patriarcale, tanto cara a Fini, che si potrebbe riassumere nello slogan “stupri e buoi dei Paesi tuoi” ? In virtù di quel principio non detto ma evidentemente molto duro a morire, violenze considerate inaccettabili se commesse nei confronti dell’umanità quando viene vista come gruppo religioso, etnico, politico diventano un po’ più accettabili quando sono commesse nei confronti delle donne: e violenze che costituiscono negazioni dei fondamentali diritti umani divengono per incanto “tradizione e cultura” del Paese dove sono commesse. E allora l’ironia e la provocazione disgustosa sulla tragedia delle donne afgane, sbattuta in faccia alle donne italiane, trovano un senso anche sulle pagine del Fatto Quotidiano.
IL VIAGGIO DEI 400........."LO SBARCO"
A GENOVA “LO SBARCO” DELLA NAVE DEI DIRITTI
Di Alessandro Oppes
“La nostra terra inghiottita non esiste sotto i piedi. Potete respingere, non riportare indietro, è cenere dispersa la partenza, noi siamo solo andata”. All’una del pomeriggio, quando il sole picchia forte sul ponte di poppa della “Majestic”, Katia legge al megafono le parole di Erri De Luca. Il popolo degli “sbarchini” applaude, c’è anche chi si commuove in questo momento in cui, per la prima volta a metà della navigazione, ci si ritrova tutti insieme. Per commemorare i caduti in mare, per ricordare chi ha tentato invano di sfuggire alla miseria del Maghreb o dell’Africa sub- sahariana cercando fortuna in Europa. Ma anche per denunciare, attraverso un viaggio simbolico di ritorno verso l’Italia che hanno lasciato da anni, il declino di un paese in preda alla corruzione, al malaffare, al clientelismo, all’intolleranza, persino alla xenofobia. Italiani emigrati, non più per pura necessità di sopravvivenza, come avveniva per i nostri padri: ma anche chi è partito inseguendo semplicemente un’occasione professionale, alla fine ammette che la distanza invita alla riflessione, ti spinge a vedere con maggiore distacco le storture del sistema.
Paola Manno vive a Bruxelles da quattro anni. Qui emigrano i suoi nonni negli anni Cinquanta. Per questo ha deciso di andare a ritroso, di indagare sul passato, cercare di capire. Ha girato un documentario, “Lu core suttaterra”. Storie tragiche di una coppia di minatori, e di una vedova il cui marito moriì di silicosi. Esperienze di un passato ormai tramontato, quando “era la donna che seguiva l’uomo, mentre ora va a lavorare nelle istituzioni, ricopre ruoli importanti”. Emigra, ma a volte rientra in patria. “Io, dopo 4 anni, ho deciso di tornare – dice Paola – Sono pugliese, vedo che si stanno muovendo molte cose, voglio provare”. Lei ripone qualche speranze in Vendola, ma poi c’è un piccolo gruppo arrivato dalla Sardegna per dire che le cose sull’isola governata da Cappellacci, vanno male.
Ecco, lo spirito della “nave dei diritti” è proprio questo. Ognuno dei passeggeri – più di quattrocento – che si sono imbarcati venerdì notte a Barcellona su questo traghetto proveniente da Tangeri, può portare la sua esperienza, raccontare un caso, arricchire l’agenda delle rivendicazioni. “All’inizio avevamo individuato cinque pilastri, i temi di riflessione che ci sembravano più importanti – confessa Andrea, uno degli organizzatori de “Lo sbarco” – Lavoro, casa, istruzione, sanità, cittadinanza”. Ma poco a poco il dossier dei diritti da difendere si è esteso. Ci sono i promotori della campagna referendaria contro la privatizzazione dell’acqua voluta del governo Berlusconi. C’è chi presenta l’iniziativa “La Rai siamo noi”, lanciata dai lavoratori della sede torinese della tv pubblica, ma che si sta estendendo a tutta Italia per denunciare come si stia progressivamente distruggendo “la più grande azienda culturale” del nostro paese, ormai “preda delle aggressioni della politica”. Migliaia di esuberi dichiarati per affidare la maggior parte delle produzioni all’esterno, ad aziende private. C’è chi denuncia le contraddizioni della politica di immigrazione di un paese che proclama la “tolleranza zero”, ma poi tollera, sempre più spesso, gli atti di xenofobia.
La traversata è lunga, sono quasi venti ore dalla Catalogna alla Liguria, ma il tempo vola, tra mostre, dibattiti, proiezioni di documentari, e momenti musicali, con Tonino Carotone che fa da mattatore, e il tributo a Fabrizio De Andrè. E’ già tarda sera quando le luci del porto di Genova appaiono all’orizzonte. Un popolo pacifico si prepara allo sbarco, armato solo di idee, di fantasia e un po’ di nostalgia. Sul ponte più alto della nave, si canta “Bella ciao” e si piange.
Di Alessandro Oppes
“La nostra terra inghiottita non esiste sotto i piedi. Potete respingere, non riportare indietro, è cenere dispersa la partenza, noi siamo solo andata”. All’una del pomeriggio, quando il sole picchia forte sul ponte di poppa della “Majestic”, Katia legge al megafono le parole di Erri De Luca. Il popolo degli “sbarchini” applaude, c’è anche chi si commuove in questo momento in cui, per la prima volta a metà della navigazione, ci si ritrova tutti insieme. Per commemorare i caduti in mare, per ricordare chi ha tentato invano di sfuggire alla miseria del Maghreb o dell’Africa sub- sahariana cercando fortuna in Europa. Ma anche per denunciare, attraverso un viaggio simbolico di ritorno verso l’Italia che hanno lasciato da anni, il declino di un paese in preda alla corruzione, al malaffare, al clientelismo, all’intolleranza, persino alla xenofobia. Italiani emigrati, non più per pura necessità di sopravvivenza, come avveniva per i nostri padri: ma anche chi è partito inseguendo semplicemente un’occasione professionale, alla fine ammette che la distanza invita alla riflessione, ti spinge a vedere con maggiore distacco le storture del sistema.
Paola Manno vive a Bruxelles da quattro anni. Qui emigrano i suoi nonni negli anni Cinquanta. Per questo ha deciso di andare a ritroso, di indagare sul passato, cercare di capire. Ha girato un documentario, “Lu core suttaterra”. Storie tragiche di una coppia di minatori, e di una vedova il cui marito moriì di silicosi. Esperienze di un passato ormai tramontato, quando “era la donna che seguiva l’uomo, mentre ora va a lavorare nelle istituzioni, ricopre ruoli importanti”. Emigra, ma a volte rientra in patria. “Io, dopo 4 anni, ho deciso di tornare – dice Paola – Sono pugliese, vedo che si stanno muovendo molte cose, voglio provare”. Lei ripone qualche speranze in Vendola, ma poi c’è un piccolo gruppo arrivato dalla Sardegna per dire che le cose sull’isola governata da Cappellacci, vanno male.
Ecco, lo spirito della “nave dei diritti” è proprio questo. Ognuno dei passeggeri – più di quattrocento – che si sono imbarcati venerdì notte a Barcellona su questo traghetto proveniente da Tangeri, può portare la sua esperienza, raccontare un caso, arricchire l’agenda delle rivendicazioni. “All’inizio avevamo individuato cinque pilastri, i temi di riflessione che ci sembravano più importanti – confessa Andrea, uno degli organizzatori de “Lo sbarco” – Lavoro, casa, istruzione, sanità, cittadinanza”. Ma poco a poco il dossier dei diritti da difendere si è esteso. Ci sono i promotori della campagna referendaria contro la privatizzazione dell’acqua voluta del governo Berlusconi. C’è chi presenta l’iniziativa “La Rai siamo noi”, lanciata dai lavoratori della sede torinese della tv pubblica, ma che si sta estendendo a tutta Italia per denunciare come si stia progressivamente distruggendo “la più grande azienda culturale” del nostro paese, ormai “preda delle aggressioni della politica”. Migliaia di esuberi dichiarati per affidare la maggior parte delle produzioni all’esterno, ad aziende private. C’è chi denuncia le contraddizioni della politica di immigrazione di un paese che proclama la “tolleranza zero”, ma poi tollera, sempre più spesso, gli atti di xenofobia.
La traversata è lunga, sono quasi venti ore dalla Catalogna alla Liguria, ma il tempo vola, tra mostre, dibattiti, proiezioni di documentari, e momenti musicali, con Tonino Carotone che fa da mattatore, e il tributo a Fabrizio De Andrè. E’ già tarda sera quando le luci del porto di Genova appaiono all’orizzonte. Un popolo pacifico si prepara allo sbarco, armato solo di idee, di fantasia e un po’ di nostalgia. Sul ponte più alto della nave, si canta “Bella ciao” e si piange.
20 giu 2010
BENVENUTO AL NUOVO MINISTRO PER L'ATTUAZIONE DEL FEDERALISMO......MA....COS'E'?????
Se non sono così, noi italiani, non li vogliamo.
Al nostro Governo sentivamo proprio la mancanza di un altro esperto in aule di tribunale.
E’ stato nominato, con tanto di giuramento, il nuovo ministro per l’attuazione del Federalismo: Aldo Brancher, anello di congiunzione tra Berlusconi imprenditore, PDL e partito di Bossi.
Credo valga la pena conoscerlo insieme.
Prima di intraprendere la carriera politica, Aldo Brancher è stato prete paolino e braccio destro di Don Emilio Mammana, il sacerdote che ha aperto il primo ufficio pubblicità di "Famiglia Cristiana", ed ha portato il settimanale dalle parrocchie ad essere uno dei periodici italiani più venduti.
Carriera politica
Dismessa la tonaca di prete paolino, inizia la carriera politica nel 1999 dopo una collaborazione come dirigente del gruppo Fininvest a partire dal 1982. Venne eletto alla Camera nel maggio 2001. Durante la XIV Legislatura, sotto entrambi i governi Berlusconi, è stato sottosegretario di Stato nel Ministero per le riforme istituzionali e la devoluzione. Rieletto alla Camera nell'aprile 2006, è stato vicepresidente del gruppo Forza Italia alla Camera durante la XV Legislatura. Nel 2008 è stato rieletto nelle liste del Popolo della Libertà.
Nel giugno 2010 è nominato Ministro per l'Attuazione del Federalismo.
PROCEDIMENTI GIUDIZIARI
Nel 1993 fu detenuto per 3 mesi nel carcere di San Vittore con l’accusa di aver pagato 300 milioni al ministro della Sanità De Lorenzo per ottenere il privilegio di destinare più spazio alle reti Fininvest per la programmazione della campagna pubblicitaria contro l’AIDS. Privilegio subito realizzato.
Aldo Brancher fu uno dei pochissimi inquisiti di Mani pulite a ricevere solidarietà dall'ambiente esterno: lo rivelò il suo datore di lavoro Silvio Berlusconi raccontando che "quando il nostro collaboratore Brancher era a San Vittore, io e Confalonieri giravamo intorno al carcere in automobile: volevamo metterci in comunicazione con lui" (la Fininvest indice corsi e aggiornamenti di “paranormale” J).
Scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare, è stato condannato con giudizio di primo grado e in appello per falso in bilancio e finanziamento illecito al Partito Socialista Italiano. Brancher non verrà condannato in Cassazione grazie alla PRESCRIZIONE per il secondo reato e alla DEPENALIZZAZIONE del primo da parte del governo Berlusconi, del quale faceva parte (dunque NON è STATO ASSOLTO perché non ci è stato dato di sapere).
Viene indagato a Milano per ricettazione nell’indagine sullo scandalo della Banca Antonveneta e la scalata di Giampiero Fiorani all’istituto creditizio: la Procura ha rintracciato, presso la Banca Popolare di Lodi, un conto intestato alla moglie di Brancher con un affidamento e una plusvalenza sicura di 300mila euro in due anni.
Ma Aldo Brancher E’ SOLO L’ULTIMO di una serie infinita di malfattori che dimora tra le fila di un Governo corrotto, colluso e che noi italiani paghiamo profumatamente per sollevarci dai problemi che affliggono il nostro territorio.
Infatti, sono molti gli esponenti che hanno pendenze con la giustizia
Ecco l’elenco:
Primo fra tutti il Presidente del Consiglio, SILVIO BERLUSCONI, impuntato per corruzione in atti giudiziari (caso MILLS) e frode fiscale (diritti MEDIASET). Per lui, anche una richiesta di rinvio a giudizio per frode fiscale ed appropriazione indebita (MEDIATRADE – RTI) e un’indagine a suo carico per concussione e minacce. Poi i ministri ALTERO MATTEOLI, imputato per favoreggiamento. La Camera non autorizza a procedere e RAFFAELE FITTO, imputato per peculato, finanziamento illecito ai partiti ed abuso di ufficio; a questi, inoltre, bisogna aggiungere i sottosegretari NICOLA COSENTINO, indagato per concorso esterno in associazione camorristica. Per lui è stato richiesto l’arresto ed inoltre GUIDO BERTOLASO, capo della Protezione Civile indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Grandi Eventi. Per non parlare poi del coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, indagato dalla Procura di Firenze per concorso in corruzione e a Roma per il reato di corruzione.
Con questa piccola e doverosa precisazione, per onestà personale, la mia logica mi impone una domanda:
“Come potrebbero B. e la sua cricca voler varare una legge anti-corruzione che farebbe colare a picco l’intero Transatlantico?”
Non facciamoci prendere in giro……MANDIAMOLI A CASA o ancor meglio IN GALERA dove si meriterebbero di stare per il resto della loro vita.
E’ stato nominato, con tanto di giuramento, il nuovo ministro per l’attuazione del Federalismo: Aldo Brancher, anello di congiunzione tra Berlusconi imprenditore, PDL e partito di Bossi.
Credo valga la pena conoscerlo insieme.
Prima di intraprendere la carriera politica, Aldo Brancher è stato prete paolino e braccio destro di Don Emilio Mammana, il sacerdote che ha aperto il primo ufficio pubblicità di "Famiglia Cristiana", ed ha portato il settimanale dalle parrocchie ad essere uno dei periodici italiani più venduti.
Carriera politica
Dismessa la tonaca di prete paolino, inizia la carriera politica nel 1999 dopo una collaborazione come dirigente del gruppo Fininvest a partire dal 1982. Venne eletto alla Camera nel maggio 2001. Durante la XIV Legislatura, sotto entrambi i governi Berlusconi, è stato sottosegretario di Stato nel Ministero per le riforme istituzionali e la devoluzione. Rieletto alla Camera nell'aprile 2006, è stato vicepresidente del gruppo Forza Italia alla Camera durante la XV Legislatura. Nel 2008 è stato rieletto nelle liste del Popolo della Libertà.
Nel giugno 2010 è nominato Ministro per l'Attuazione del Federalismo.
PROCEDIMENTI GIUDIZIARI
Nel 1993 fu detenuto per 3 mesi nel carcere di San Vittore con l’accusa di aver pagato 300 milioni al ministro della Sanità De Lorenzo per ottenere il privilegio di destinare più spazio alle reti Fininvest per la programmazione della campagna pubblicitaria contro l’AIDS. Privilegio subito realizzato.
Aldo Brancher fu uno dei pochissimi inquisiti di Mani pulite a ricevere solidarietà dall'ambiente esterno: lo rivelò il suo datore di lavoro Silvio Berlusconi raccontando che "quando il nostro collaboratore Brancher era a San Vittore, io e Confalonieri giravamo intorno al carcere in automobile: volevamo metterci in comunicazione con lui" (la Fininvest indice corsi e aggiornamenti di “paranormale” J).
Scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare, è stato condannato con giudizio di primo grado e in appello per falso in bilancio e finanziamento illecito al Partito Socialista Italiano. Brancher non verrà condannato in Cassazione grazie alla PRESCRIZIONE per il secondo reato e alla DEPENALIZZAZIONE del primo da parte del governo Berlusconi, del quale faceva parte (dunque NON è STATO ASSOLTO perché non ci è stato dato di sapere).
Viene indagato a Milano per ricettazione nell’indagine sullo scandalo della Banca Antonveneta e la scalata di Giampiero Fiorani all’istituto creditizio: la Procura ha rintracciato, presso la Banca Popolare di Lodi, un conto intestato alla moglie di Brancher con un affidamento e una plusvalenza sicura di 300mila euro in due anni.
Ma Aldo Brancher E’ SOLO L’ULTIMO di una serie infinita di malfattori che dimora tra le fila di un Governo corrotto, colluso e che noi italiani paghiamo profumatamente per sollevarci dai problemi che affliggono il nostro territorio.
Infatti, sono molti gli esponenti che hanno pendenze con la giustizia
Ecco l’elenco:
Primo fra tutti il Presidente del Consiglio, SILVIO BERLUSCONI, impuntato per corruzione in atti giudiziari (caso MILLS) e frode fiscale (diritti MEDIASET). Per lui, anche una richiesta di rinvio a giudizio per frode fiscale ed appropriazione indebita (MEDIATRADE – RTI) e un’indagine a suo carico per concussione e minacce. Poi i ministri ALTERO MATTEOLI, imputato per favoreggiamento. La Camera non autorizza a procedere e RAFFAELE FITTO, imputato per peculato, finanziamento illecito ai partiti ed abuso di ufficio; a questi, inoltre, bisogna aggiungere i sottosegretari NICOLA COSENTINO, indagato per concorso esterno in associazione camorristica. Per lui è stato richiesto l’arresto ed inoltre GUIDO BERTOLASO, capo della Protezione Civile indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Grandi Eventi. Per non parlare poi del coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, indagato dalla Procura di Firenze per concorso in corruzione e a Roma per il reato di corruzione.
Con questa piccola e doverosa precisazione, per onestà personale, la mia logica mi impone una domanda:
“Come potrebbero B. e la sua cricca voler varare una legge anti-corruzione che farebbe colare a picco l’intero Transatlantico?”
Non facciamoci prendere in giro……MANDIAMOLI A CASA o ancor meglio IN GALERA dove si meriterebbero di stare per il resto della loro vita.
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