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15 dic 2007

"IL GIORNO DELLE CARTOLINE DI NATALE"


Stamattina, al mio risveglio, guardo sbadatamente con occhio ancora impastato e semi orbo, fuori dalla finestra.
Tiro un sospiro di sorpresa che mi si blocca a metà provocandomi un forte colpo di tosse e seguendone altri a distogliermi dallo spettacolo che ormai, per gli attuali voleri climatici, diventa sempre più raro!
La notte appena trascorsa mi ha voluto anticipare un primo regalo di Natale: una candida spolverata di neve che ha trasformato lo scorcio di paesaggio incorniciato dalla mia finestra, in una cartolina dipinta, dal sapore natalizio.
Ed ecco che, come un deja vu, mi sento di aver già vissuto questo momento mille altre volte.
Sì, ora ricordo il “Giorno delle cartoline di Natale”.
Mi passano davanti agli occhi, come se le stessi ancora scegliendo, le cartoline che i miei genitori, durante il periodo di Natale, acquistavano in blocco da spedire a tutti, parenti ed amici, e ricordo che allo step successivo comparivamo anche io e miei fratelli che, con attenzione si doveva procedere all’assegnazione.
L’attenta destinazione doveva avvenire tenendo conto della distanza e della conoscenza che c’erano fra parenti, fra parenti ed amici, e fra amici.
Non si poteva mandare lo stesso tipo di cartolina a Zia Gina e poi anche a Isella e Lidia le figlie, perché sarebbe stato sconveniente e sicuramente avrebbero pensato che non avevamo messo quella dovizia e quell’attenzione che una volta erano indispensabili in un rito così importante come quello dell’invio delle cartoline di Natale.
E poi, mai inviare la cartolina con la chiesetta di campagna bella innevata a Guglielmo, l’amico di papà, quello ateo fino al parossismo, meglio stare sul classico Babbo Natale bello paffuto e con le guance rosse che, in qualche modo, gli assomigliava pure.........oh no, meglio non punzecchiare la sua suscettibilità stando su una cartolina molto sui generis.
Deciso!
L’immagine di un bell’albero di Natale con decine di pacchi colorati ben disposti sotto di esso e la bellissima scritta “Buone Feste” a cui noi tutti avremmo aggiunto le varie firme più o meno comprensibili...data la nostra anche giovanissima età.
Sì, l’avrebbe apprezzato molto di più.
Peccato che ogni anno facevamo le stesse deduzioni e tiravamo sempre ed immancabilmente le stesse conclusioni al punto che, qualche giorno prima di ogni Natale, il buon Guglielmo si vedeva recapitare la stessa cartolina, a volte identica perché scelta nella stessa tabaccheria.
E poi arrivava il turno di quella bisbetica dell’amica di mamma: la Zita.
Ricca, sposata e senza figli, dati importantissimi per la scelta di una cartolina natalizia.
Dovevamo omettere ogni tipo di immagine che richiamasse la memoria a famiglie con figli o ad angioletti belli in carne che avrebbero potuto ricordare in qualche modo il classico neonato da spupazzare che, a Natale, se non ce l’hai e ne hai voglia, ti ritrovi a decuplicarne il desiderio.
Dunque, la cartolina più adatta per Zita non poteva che essere l’immagine di due flut ravvicinati al centro e uno spumeggiante “Auguri di Buon Anno” dipinto fra milioni di bollicine.
Non credo che le nostre scelte siano mai state sbagliate in tanti anni di selezione, perché l’abbiamo sempre vista bussare a casa nostra il giorno della Vigilia di Natale, carica di doni e di sorrisi.
Bingo!
Arrivava poi il momento dei parenti dalla parte di mio padre che abitavano tutti a stretta distanza e spesso, non bastavano tutte le scelte di cui disponevamo ma eravamo costretti ad utilizzare i cosiddetti “doppioni” che assegnavamo con la massima attenzione ma che, sicuramente, non sarebbe bastata per sdipanare critiche nei nostri confronti.
Poco male!
Non li vedevamo mai e non eravamo neppure tanto legati al punto di preoccuparcene più di quell’attimo in cui si sceglieva la cartolina natalizia.
I nonni, grazie al cielo li avevamo tutti vicini, una addirittura viveva con noi, quindi non avevamo bisogno di inviare cartoline ma era il periodo migliore per ingigantirli di coccole e di attenzioni.
Non era così invece per la vecchia balia che aiutò mia madre a portare alla luce noi tre figli.
Lucia.
A lei inviavamo sempre bellissime cartoline e non avevamo particolari preoccupazioni di pungolarle la suscettibilità, perché era una donna che traboccava solo di bei sentimenti.
La ricordo ancora con immenso affetto, anche se con un’immagine lievemente sfuocata.
In particolare mi viene in mente il suo bel naso a patata che mi ha sempre stimolato un simpatico “popi popi” ma che mai mi sarei permessa di fare, se non volevo saltare una cena e considerata la mia corporaturina rubiconda, credo di essere regolarmente scesa a compromessi con mio padre.
Con lei dunque, la scelta della cartolina di Natale, era un’impresa molto facile seppure fosse zitella.
Nonostante non avesse figli, trascorreva il Natale alternativamente a casa di una delle tante famiglie conosciute come balia ed ognuno dei bimbi che aveva aiutato a dare alla luce, lo considerava in piccola parte anche suo e infatti, ricordo con particolare piacere che anche a casa nostra era spesso ospite molto gradita.....ma purtroppo molto contesa.
Dunque Lucia possedeva mille famiglie e tutte, indistintamente, facevano a gara per averla con sé nel periodo natalizio.
Il Natale in sua compagnia era più caldo, più completo, più simpatico.
Lucia era una signora di mezza età, corpulenta, con le mani cicciotte e tanto burlona; si inventava sempre milioni di storie che poi ci raccontava in poltrona davanti all’albero con noi tre disposti attorno a lei: uno sul bracciolo destro, uno su quello sinistro e la più piccola, quella fortunata di mia sorella, sulle sue ginocchia.
Al suo arrivo, il suo rito era quello di portarsi con sé la cartolina che le avevamo spedito e di inventarsi una novella che quella cartolina le aveva ispirato.
Erano sempre fiabe bellissime....proprio come lei.
Tornando all’assegnazione delle cartoline natalizie, dopo aver sistemato i parenti e in linea di massima, tutti gli amici, si passava a quel gruppo di persone chiamate “di un certo livello” che, fino al mio periodo adolescenziale ho sempre ignorato chi fossero.
Ad essi venivano assegnate non le cartoline normali ma quelle che si spedivano dentro ad una bella busta dalla carta elegante e dal tatto raffinato.
Io consideravo quel momento il meno entusiasmante perché, i miei fratelli ed io, dovevamo stare particolarmente attenti a fare le nostre firme, non dovevamo essere tremolanti o fare baffetti perché erano cartoline costose destinate a persone altolocate e con la puzza sotto al naso.
Uffa!
La laboriosità e la responsabilità di quel momento che richiedeva di non essere maldestra ma diligente ed ordinata, mi procurava una certa ansia, dato il mio vero carattere.
Fortunatamente erano poche le persone “di un certo livello” a cui dovevamo fare gli auguri anche perché il nostro ceppo contadino, nonostante mio padre fosse diventato un quotato professionista, non ci permetteva comunque di allargare più di tanto questa casta. Egli, infatti, era molto modesto e non amava particolarmente le apparenze ma purtroppo non poteva eludere tutti coloro che ne facevano parte e con i quali aveva rapporti quotidiani di lavoro.
Ma mi accorgevo che anche lui, “il giorno delle cartoline di Natale” non amava rovinarlo con queste imposizioni perciò fu una parentesi che egli stesso ridusse sempre di più portandola ad una breve manciata di minuti.
Gliene fui sempre molto grata.
Nella nostra famiglia, “il giorno delle cartoline di Natale” era una tradizione come i cappelletti in brodo di cappone, il panettone farcito e la lunga messa del 25 dicembre......e spesso era una giornata spolverata da un candido manto di neve che, come un soffice strato di glassa, rendeva ancora più dolce quel giorno.
Solitamente ci si ritrovava tutti insieme scegliendo la domenica di due settimane prima del Natale ed occorrevano in media una mattinata per l’assegnazione delle cartoline augurali ed un pomeriggio per completarne l’operazione di compilazione.
Anche la nonna contribuiva con il suo tocco a renderlo un giorno indimenticabile sfornando teglie di biscotti che mai riuscivano a raggiungere la tavola per colpa di una golosa voracità che giustificavamo con la fatica a cui eravamo sottoposti nella ricerca di frasi più o meno sentite e per le quali tutti ci davamo un gran daffare con risultati sinceramente mediocri e poco creativi.
Oggi, dopo trent’anni e grazie ad una spolverata di neve intravista dalla mia finestra, ricordo con estremo piacere uno dei giorni più belli dell’anno al quale avevamo dato un nome e che ci teneva uniti come in pochi altri momenti, facendoci divertire e dimenticare per un giorno intero i grattacapi che caratterizzavano le difficoltà di quegli anni.
Ho deciso, oggi a costo di sembrare una intramontabile romantica, andrò a comperare qualche decina di cartoline e, radunando la mia famiglia, che mi guarderà sicuramente con fare sospetto, ripristinerò, almeno per una volta: “il Giorno delle Cartoline di Natale”.

1 dic 2007

i SANI ed INFALLIBILI RIMEDI di NONNA NINA

E’ ancora buio ed io sono abbastanza intontita e disorientata da un difficile risveglio che stenta ad arrivare.
Mi sembra di essere sopravvissuta a decine di cocktail concessi da una serata di baldorie e cagnara spinte fino a notte fonda.
In realtà sono totalmente astemia e ieri sera non credo di aver superato i dieci rintocchi della campana del parroco prima di aver ceduto alla tentazione del mio solito sonno catartico.
Sogni agitati, smania incontenibile, piccoli risvegli rimasti in un ricordo inconscio, questa la notte appena trascorsa ed ora mi mancano le forze per raccogliere i pensieri e trovare un motivo per scendere dal letto.
“Ohi!” un cigolio di voce accompagna il mio primo movimento mattutino; continuo a muovermi a fatica e sento scricchiolare le articolazioni.
Perchè oggi sento di aver compiuto centoquarantanove anni?
”Beh......a parte i dolori che provo anche in un batter di palpebre.....non li porto poi così male” penso, riflettendomi nel grande specchio dell’armadio a muro. Ma temo che per avere l’età che mi sento stamattina, dovrà passare ancora un secolo prima di averli davvero.
E allora, cosa mi sta succedendo?
Faticosamente guardo l’orologio......le 10........COSA??? Ho dormito dodici ore?
C’è qualcosa che non va.
La mia fronte brucia come un tizzone ardente.
La mia gola arde come un falò e mi viene da ridere perché non riesco a muovere un muscolo per l’assoluta mancanza di forze. Sì, sembra strano ma è vero, è una reazione che ho sempre avuto fin da piccola quella di ridere se non riuscivo a combattere l’intorpidimento muscolare.
Ed è ciò che mi sta accadendo ora.
Mano a mano che prendo coscienza del mio stato fisico inizio a capire che il vaccino antinfluenzale di una settimana fa......non è arrivato a tempo per preparare la strategia offensiva nei confronti di un bacillo furbo e attento alle mie mosse.
Scendo dal letto.....ohi...ohi.....quanti dolori......provo a parlare ma la voce non esce.
Ecco che allora il panico mi assale davvero.
Lunedì ho un lavoro importante....e poi anche martedì......come faccio?
E’ sabato e non c’è un dottore neppure a pagarlo a peso d’oro e quelli che ci sono non conoscono la mia posizione sanitaria, le mie intolleranze ai medicinali......qui urge affidarsi ai ricordi e ai vecchi rimedi della nonna.
Non perdo tempo, mi lavo, mi vesto bestemmiando in aramaico antico per i dolori che accompagnano ogni mio movimento e tento una parvenza di colazione che sono costretta a sospendere.
Tossisco.....no, anche la tosse secca...quella che spacca i polmoni.
Ok......ERBORISTERIA come se piovesse!
Dunque.......chiudo gli occhi e tento di ricordare ciò che la mia nonnina faceva quando ero febbricitante e costipata.
Suffumigi, cataplasma, goccine di erbe, riposo e.....favole....favole tutto il giorno.
Bene!
Essenza di eucalipto per i suffumigi
Polvere di semi di lino per il cataplasma
Goccine di erisimo per la voce
Arrivo a casa...sempre molto faticosamente e mi metto subito al lavoro.
Preparo un abbondante catino di acqua bollente con essenza di eucalipto........ne metto un bel po’ così sono certa che arrivano fino all’ultimo alveolo polmonare.......20 buoni minuti affacciata sul catino con l’asciugamano sulla testa e spiovente fino a coprirlo.....e respiro tutto il vapore creato.
mmmmmmm.......lo sento......mi piace l’odore ma ad ogni respiro tossisco perché reagisce passando attraverso una trachea infiammata.
Sopporto.......e piano piano, questo sintomo si attenua fino quasi a scomparire.
Mi piangono gli occhi, no, non per l’emozione ma per quell’essenza che, evaporando, resiste alle mucose.............però, è anche vero che mi tornano alla mente sempre più nitidi i ricordi, i movimenti, le sgridate della nonna quando non facevo tutto quello che mi comandava di fare......e lei che si arrabbiava perché voleva vedermi star bene il più presto possibile.
Addirittura riesco a percepire i caratteristici suoni della sua voce che quando si alterava diventavano a tratti striduli ed io che la prendevo in giro, scatenando le sue ire funeste......ma veramente poco credibili.
I nonni non riescono ad infuriarsi sul serio....se sono VERI nonni....e lei lo era tantissimo.
Passo successivo:
le goccine di erisimo, chiamata anche l’erba dei cantanti per la proprietà di ripristino della voce e il cataplasma che, detto così, sembra quasi una difficile impresa alla quale non tutti riescono a sopravvivere.
In realtà è solo un impacco di farina di semi di lino, bollita nell’acqua, scolata e chiusa dentro ad un sacchetto di tela di cotone....magari ricavato da quei vecchi lenzuoli di una volta che resistevano all’uso e ai lavaggi di secoli........e aiutano a ricordare ancora più nitidamente la nonna che ora è più presente del cataplasma che spinge sul mio petto.
Lo lascio reagire per 15/20 minuti.
Per smuovere i polmoni irritati e per chi necessita di un espettorante naturale....è esattamente ciò che ci vuole.
Anche in questo caso.......ricordo che odiavo particolarmente questo momento perché, come tutti i bambini..........non si può dimenticare la pena dell’immobilità temporanea che per quanto breve fosse, era sempre troppo lunga......nonostante la malattia che teoricamente....ma SOLO teoricamente avrebbe dovuto metterci knock out.
Ed ecco che provvidenzialmente arrivava la nonna con il famoso librone delle favole.......unico vero inibitore per bambini pestiferi.
Eseguita la scelta della favola che, per quante ce ne fossero, ricadeva sempre su una delle tre preferite, ecco che mi lasciavo andare alla (oggi lo posso dire) dolce monotonia della sua vocina che mi cullava fino ad arrivare quasi sempre allo stesso epilogo: un sonno profondo e ristoratore.
Purtroppo oggi non ho questa meravigliosa nenia che mi manca tanto....però posso sempre infilare la classica cassetta firmata Disney che anche se potrà fare solo da scadente surrogato, almeno potrò cercare di ricreare quell’atmosfera meravigliosa che si respirava in quel momento.
Non mi resta che attendere il risultato di tutti questi rimedi e sono certa che.....nonna Nina, per l’ennesima volta, mi avrà rimessa in sesto ancora prima dell’alba di lunedì.
Non importa avere avuto nonni particolarmente valorosi, o che abbiano seguito giuste cause a costo della loro stessa vita, l’importante è l’amore che hanno donato incondizionatamente e nei momenti giusti...............per ottenere il nostro riconoscimento e la loro immortalità.
Grazie Nonna.......sei stata una grande insegnante.

24 nov 2007

"L'UOMO DEI FILM"


Stamattina stavo pensando, col sorriso sulle labbra, all’argomento che, non più tardi di ieri sera, la mia amica ed io avevamo intavolato.
Tutto è partito da una domanda che le ho posto e che ritengo di non essere certo stata particolarmente originale, facendogliela: “Esiste davvero l’uomo come viene dipinto nei film che, oltre all’innegabile bellezza esteriore, si trascina appresso anche tutto quell’entourage di brillantezza, gentilezza, intelligenza, sensibilità, ricchezza interiore e materiale e per finire quel bellissimo modo di sorprenderti anche nell’ipotetico giorno più sfigato dell’anno, rendendotelo imprevedibilmente magico? Oppure rimane evidentemente un “uomo da film” al quale tutte le gentili donzelle si ispirano per almeno un lustro, facendone uno dei traguardi più ambiti della loro vita?"
Diciamo pure, senza mezzi termini che spesso diventa motivo principe per cercare IL PRINCIPE.
Lei, con sorpresa, mi ha risposto: “Guarda Anna Giulia, dopo il mio primo matrimonio, incontrando Marco, ho assolutamente pensato, per sette lunghi anni, di averlo trovato”...........un'affermazione molto importante, ma già il fatto che siano più di otto anni che vivono sotto lo stesso tetto, mi ha dato un po’ a pensare....e allora mi sono detta: “caspita...sono al cospetto di una fra le poche elette alla quale il destino ha fatto toccare con mano il famoso “uomo dei film”” anche se, avendolo visto una sola volta, il pregio che avrei potuto notare fra tutti quelli elencati, non faceva proprio parte dei miei canoni. Ma questo è assolutamente marginale e diciamo che, fra gli attributi menzionati, esso sta effettivamente all’ultimo posto nell’ipotetica scala gerarchica dei valori.
Marco era dunque l’uomo che non aveva alcun difetto, a parte la bellezza che è una qualità assolutamente discutibile. Anche George Clooney potrebbe non piacere....anche se bisognerebbe viaggiare per diverse lune, prima di imbattersi in un diniego.
Dunque l’uomo dei film....ESISTE!
DOTATO DI UN TIMER....però... ESISTE!
Grande sorpresa....un po’ di invidia (quella buona) e subito una domanda:
Perchè mio marito mi ha sempre assicurato che avrei potuto fare il periplo dell’Africa, o un solco attorno all’Australia, avrei potuto fiutare l’intero suolo americano, terra delle grandi opportunità o il continente asiatico....ma se quello è definito volgarmente l’“uomo dei film”.... forse un motivo ci sarà stato!?
Ho anche pensato che un “uomo dei film” si comporta da uomo dei film...perchè egli si imbatte in una “donna dei film”......ma, a parte l’assoluta bellezza che non la farà mai trovare impreparata al suo arrivo o che sarà sempre pronta ad affrontare qualsiasi condizione pur di stargli accanto.....atteggiamento riscontrabile anche nel mondo delle donne reali.......E’ COMUNQUE "LUI" CHE SI DISTACCA IN MODO IMBARAZZANTE DALLA REALTA’.
La donna dei film, diciamocelo.....non è proprio così distante anni luce da colei che potreste incontrare in un bar..che so...di Lugo ad esempio,.....ma lui......LUIIIIIII.....siate sinceri......è un vero marziano rispetto a ciò in cui ci si imbatte veramente.
Difficilmente si trova l'uomo sensibile ai nostri lamenti perchè, secondo loro, SIAMO NOI che ci divertiamo a voler trovare un pretesto per litigare sull'inesistente; come sarà difficile vederlo impugnare la scopa per rimuovere le briciole sotto il tavolo perchè sempre loro dicono che SIAMO NOI che non capiamo che esistono creaturine invisibili che devono essere nutrite; ed infine non speriamo di vederli sgridare nostro figlio se sta davanti alla tv per 4 ore consecutive perchè SIAMO NOI le stupide che non ricordano che lui ce ne sta almeno il doppio.
Ed ecco che qui, mostrerebbe un ruolo determinante la “testa canuta” ai fini di risparmiarci le più grandi delusioni della nostra vita! Se l’ascoltassimo una volta tanto.....ci darebbe la possibilità di soffrire la decima parte di ciò che invece facciamo non ascoltandola.
Ma così va la vita......durante l’adolescenza abbiamo necessità di fare scoperte, esperienze, toccare con mano, piangerci sopra.......a cosa? A nientemeno di ciò che un bel giorno di maggio, sedute accrocchiate ai piedi della nonna, nell’aia della casa colonica di San Potito, ascoltavamo quasi con noncuranza e un po’ di saccenza, ciò che ci sarebbe accaduto di lì a qualche anno.
In realtà nasciamo con dei “pregiudizi” (da noi pulzelle definiti tali) insegnati dall’esperienza poi, in seconda battuta, ci scaldiamo alla più speranzosa immagine degli stereotipi televisivi e cinematografici......e, in ultima analisi, siamo costrette a ritornare sui nostri passi, rievocando quei “pregiudizi” raccontati in quel dì di maggio, e ci accorgiamo, ad esperienza personale avvenuta, che non sono assolutamente vecchi tabù ormai superati, ma solo consigli di qualcuno che ha vissuto tutto questo guazzabuglio idealista prima di noi.......e non bastano generazioni per scalfirli....sono sempre innegabilmente attuali.......anzi, fanno tendenza dall’età dei tempi.
Ehhhh, il sospiro è d’obbligo quando si affrontano argomenti di questo tipo, ordine e grado......e non si arriverà mai ad una soluzione; potremo solo accontentarci di ascoltare un unico racconto in 40 anni di vita ed esultare per la grande favorita....baciata dalla Dea bendata.

Al suo racconto mi sono crogiolata come una braciola al sole d’agosto......e sono andata a letto guardando quel dolce farabutto di mio marito che per tirare l’acqua al suo mulino ha seppellito sotto uno grosso strato di fregnacce e scuse, ciò che bonariamente non avrebbe mai potuto essere.
Poi ho pensato: “Sono comunque 24 anni che gli vivo accanto; non sarà stato l’uomo dei film ma......se dopo 7 anni il timer deve decretare la sua fine....preferisco un uomo normale con i suoi pregi e soprattutto i suoi difetti ai quali mi sono abituata e che ormai amo, piuttosto che un uomo con la scadenza......che, come un alimento deteriorabile, sei costretta a cambiare se non vuoi farti venire la salmonella.
Allora.....evviva gli uomini normali.

22 nov 2007

CHAT


Da qualche giorno mi sono convinta di andare a bussare alle porte di una “chat”, nulla di strano dal momento che la maggioranza delle persone che ha la possibilità di affidarsi ad un pc e ad una tastiera, prima o poi e non necessariamente per cercare moglie o marito ricade, anche solo per semplice curiosità, in questo singolare tipo di esperienza.
Effettivamente è un simpatico test a cui tutti dovrebbero sottoporsi.
In questo salotto di impenitenti maturi mai cresciuti, di permalosi tirati al parossismo, di paranoici complessati, di “nipoti x zia sexy” e chi vuol capire è pregato di farlo in fretta,.....ogni tanto.....ci scappa la penna giusta, penna intesa come PENNA, quella per scrivere e non PENNA intesa come materiale da “intorto”; per quello riterrei che fosse opportuno fare un’adeguata analisi personale prima di affacciarsi sul salotto virtuale. Sarebbe opportuno chiedersi se siamo proprio così alla canna del gas prima di fare un tuffo in un pentolone di “rimanenze” lasciate per mille motivi a continuare la propria vita.....come freelance.
Ed ecco che spuntano i “nick” ovvero gli pseudonimi che in modo del tutto ovvio reclamizzano, in percentuale molto elevata, le prestazioni, le dimensioni e le tendenze sessuali.
Esempi se ne potrebbero fare milioni ma mi limito ad una manciata.
Da “bigsex” che non si perde in preamboli declamando le proporzioni della mercanzia dietro la tenda che scalpita per essere messa in mostra a “Sessoforte50” che mette subito in chiaro che in casa è lui a portare i pantaloni; da “amore69” che pone la condizione che non potrai esimerti dal trovarti più di una volta a testa in giù a “sexchef” dal quale non è escluso che ti ritrovi, nel bel mezzo di una performance, spalmata da una succulenta pasta e fagioli preparata per l’occasione.
Poi ci sono i mielosi che fanno leva sulla sensibilità materna delle donne, ignari di ciò che in realtà fanno supporre.
Per esempio: “dolceuomo45” o “romantico73” oppure “sensibile38” che, se vogliamo proprio essere sincere fino in fondo, hanno più la facoltà di dirottare la tua immaginazione verso una confraternita di romantici dolci e sensibili........tassisti in pausa.
Ma non possiamo certo non puntare il dito su quel riquadretto dedicato all’Annuncio in cui ognuno si ritrova un potere inestimabile nelle mani: definire sé stessi in un massimo di 2048 caratteri!
Ed ecco che gli aforismi si sprecano, le citazioni piovono come una grandine d’annata; addirittura si fa cenno a giuramenti dell’esercito e a frasi celebri dei vip.
Ma ciò che più colpisce l’attenzione di noi donne è l’improvvisata “filosofia fai da te” che gli uomini magicamente estraggono dal loro cappello a cilindro.
Essi, confidando sulla storica poca intelligenza delle donne tanto declamata nei bar di tutto il mondo, credono che 4 parole un po’ più ricercate, mixate più o meno in modo garbato e pubblicato con il coraggio che solo un uomo può possedere, non vengano poi in realtà esaminati con l’intelligenza, quella vera, di una donna da sempre dotata di forti e profonde capacità analitiche.
Voglio tenermi un attimo di spazio in più per questo punto e desidero pubblicare qualche annuncio mantenendo comunque la privacy e soprattutto preservare la dignità di coloro che hanno deciso di esporsi in questo simpatico modo.
Comunque vale la pena commentarlo.......bonariamente s’intende.
1) la donna... quell'animale strano che predica bene e razzola male (non sempre, ma spesso) .( perche' molte fraintendono questa frase ???) COSA C’E’ DA FRAINTENDERE IN QUESTO ANNUNCIO, CONSIDERANDO CHE LA NOSTRA STUPIDITA’ VIENE GENTILMENTE SERVITA SU UN PIATTO D’ARGENTO? COS’ALTRO CI SAREBBE DA RICAVARE DALL’OVVIETA’ DI QUESTA SCONTATISSIMA FRASE CHE, PER VOLERE DI PERSONE COME QUESTA, E’ DIVENUTA “LUOGO COMUNE”?
2) Ciao!!! cerco una donna originale, che mi stupisca ogni giorno...VOGLIA DI LAVORAR SALTAMI ADDOSSO!!!!! E FINIAMO SEMPRE AD ESSERE NOI DONNE AD AVERE IL DIFFICILE COMPITO DI TENERE IN PIEDI UNA RELAZIONE FACENDO I CLOWN.....MA....PER CHI???
3) Un tramonto sul mare, le nostre mani si cercano fra le mille peripezie della vita....ma ecco che il calore si avvicina e ti sento.....finalmente insieme. COS’E’ QUESTO ACCROCCHIETTO DI STUPIDAGGINI MISCHIATE INSIEME? SE GLI CHIEDESSIMO IL SIGNIFICATO...NON LO SAPREBBE NEPPURE LUI.
4) Sono idealmente attratto da un bel cervello e molto marginalmente dall’aspetto fisico. Ovviamente mi auguro che avrai la buona creanza di farmi VEDERE con chi avrò il piacere di interloquire perché un bell’aspetto stimola di più la parola.
QUESTO ANNUNCIO POSSIEDE LA TRASPARENZA DI UN CRISTALLO DI SWAROWSHY E TEMO CHE OGNI COMMENTO SAREBBE SUPERFLUO.
5) ciao sono Alessandro single ho un buon lavoro sono sportivo simpatico, generoso cerco una ragazza snella e semplice CON MALCELATA DIPLOMAZIA, VOLEVA DIRE (traduzione): cerco una ragazza BONA E CHE NON ROMPA I COGLIONI.....consentitemi la parolaccia.
6) Vorresti sentire un altro corpo premuto contro il tuo? Vorresti sentire un altro respiro sul tuo collo? Vorresti sperimentare mille posizioni diverse? Il tuo desiderio tra poco si avvererà... sta arrivando l'autobus (NON VOGLIO DIRE SOPRA A CHI VORREI VEDERLO FERMARSI!)

Vi assicuro che avrei risposto più volentieri ad un annuncio tipo:
“Credo che tu sia la scarpetta per il mio piede e non preoccuparti se sei “usata”..... amo il vintage!!!!
Almeno avrebbe saputo rubarmi un sorriso e perché no la voglia di capire cosa ci sarebbe stato oltre a questa frase così ironica e simpatica. L’ironia si porta con sé molteplici e piacevoli sfumature e ancor di più la fine intelligenza di saper presentare sé stessi con quel pizzico di canzonatura mai volgare.
Potrei andare avanti fino all’eternità ma poi rischierei di ottenere lo stesso risultato di una sparatoria sulla Croce Rossa........come dire: “Bella sboccia....se vai a cercare in una chat, cosa mai potrai ricavarne?”
E invece vi dirò che non è proprio completamente vero e scontato quello che si dice.
Sì, capisco che non sia proprio facile imbattersi in qualcosa di interessante....però con un po’ di sagacia e di perseveranza, alla fine quel “qualcosa” è possibile trovarla....sissignori.....anche in una chat.
E ve lo dimostro pubblicando un altro annuncio come finale di questa chiacchierata.
Sono convinta che valga la pena sperimentare qualsiasi occasione ci venga proposta perché si può anche trovare il meglio..........dal peggio!
Come diceva uno dei massimi esponenti del cantautorato italiano, tale Fabrizio De André in una delle sue tante bellissime poesie cantate: “......dai diamanti non nasce niente....dal letame nascono i fior!” (titolo: VIA DEL CAMPO)
Grazie della pazienza accordata..........anche se so che molti avranno qualcosa da ridire o addirittura avranno ritenuto, il tempo attribuitomi, tempo perso.
“Ho valori fuori corso. Lealtà, coraggio, dedizione, spirito di sacrificio e cosucce del genere. Non mi risulta di essermi mai risparmiato o di aver dato meno di tutto a chi mi abbia accettato. Adoro socializzare gli istanti in cui ci si sente vivere, e non vissuti. Può darsi che esista un'altra metà del cielo che non abbia paura. Può darsi. ------ ADDENDA (NICK CHE NON PUBBLICO), Autunno 2007: Ok, dopo il restyling è tempo di prendere atto della situazione, integrando il messaggio ai naviganti. Temo, infatti, di non aver valutato correttamente l'utenza media. Proviamo così, hai visto mai...
L'intelligenza esercita su di me un'attrazione scarsamente resistibile. Personalmente, la coniugo, in buona parte, come 'coraggio'. Dove questo è la capacità di rischiare per qualcosa a cui si tiene. Saltare, senza otto piedi in quarantasette staffe. Vorrei esistesse qualcuna che potesse smentire la pochezza del materiale umano che l'esperienza insiste a farmi accettare, e io, donchisciottescamente, a rifiutare. Vorrei che trovasse ridicolo, come me, il voler selezionare ciò che per definizione non ha -né può avere- controllo razionale. Che ridesse di gusto alla sola idea di imporre limiti anagrafici/tropometrici, di censo, credo, etnia, abitudini et alia alla persona che amerà e si farà amare. Vorrei potesse scuotermi e farmi sentire vivo, nella sua (anche dolorosa) completezza di sentimenti, come un brano di Astor Piazzolla. Vorrei che non avesse dimenticato la curiosità inarrestabile di quando si è bambini, e non esiste porta dal lucchetto che non ceda. E che non abbia voglia di dimenticarla. Vorrei che fosse, per la mia animacuorecervellopolmoni, come sole di Settembre sulla pelle. Il resto, si può anche negoziare con calma successivamente. P.S.: Se qualcuno avesse mai bisogno di una traduzione, citando Massimo Troisi: "a esposizione". Avvertenza: Provocare il prossimo non mi interessa, la presente ha lo scopo di facilitare chi potesse provare sintonia in queste righe.

Mi inchino davanti a tanta maestria ma temo che se non è rimasto solo come un cane.........ormai ci sia poco lontano.

Baci....Annagiù

16 nov 2007

ANNUNCIO IMPORTANTE....CHE A NOI NON COSTA NULLA...ANZI!!!


IMPORTANTE !!! - LEGGI ATTENTAMENTE
Dal Blog di Beppe Grillo parteun'altrainiziativa...(quella precedente era abolire il costo diricarica delle schede telefoniche prepagate ......con ottima riuscita!!!!) Provare non costa nulla!!!!!!!!!!!!Giratela ognuno adalmeno 10 contatti, grazie mille!!!!_______________________________________________

COME AVERE LA BENZINA A META'PREZZO?

Anche se non hai la macchina, per favore fai circolareil messaggio agli amici.Benzina a metà prezzo?Diamoci da fare..Siamo venuti a sapere di un'azione comune peresercitare il nostropotere nei confronti delle compagnie petrolifere.
Si sente dire chela benzina aumenterà ancora fino a1.50 Euro al litro.
UNITI possiamofar abbassare il prezzo muovendociinsieme, in modo intelligente esolidale.
Ecco come....
La parola d'ordine è 'colpire il portafogliodellecompagnie senza lederci da soli'.
Posta l'idea che noncomprare la benzina in un determinato giorno ha fatto ridere lecompagnie, compagnie,( sanno benissimo che, per noi, si tratta solo di un pieno differito, perchè alla fine ne abbiamo bisogno!) c'è un sistema che invece li farà ridere pochissimo,purchè si agisca in tanti.
Petrolieri e l'OPEC ci hanno condizionati a credere che un prezzo che varia da 0,95 e 1 euro al litro sia un buon prezzo,ma noi possiamo far loro scoprire che un prezzo ragionevole anche per loro è circa la metà.
I consumatori possono incidere moltissimo sulle politiche delle aziende:bisogna usare il potere che abbiamo.
La proposta è che da quì alla fine dell'anno non si compri più benzina dalle 2 grosse compagnie,SHELL ed ESSO, che peraltro ormai formano un'unica compagnia.
Se non venderanno più benzina (o ne venderanno moltameno), saranno obbligate a calare i prezzi.
Se queste due compagnie caleranno i prezzi, le altre dovranno per forza adeguarsi.
Per farcela, però dobbiamo essere milioni di NON-clienti di Esso e Shell,in tutto il mondo.
Questo messaggio proviene dalla Francia, è stato inviato ad una trentina di persone; se ciascuna di queste aderisce e a sua volta lo trasmette a, diciamo, una decina di amici, siamo a trecento.
Se questi fanno altrettanto, siamo a tremila, e cosìvia.................
Di questo passo, quando questo messaggio saràarrivatoalla 'settima generazione', avremo raggiunto e informato 30milioni di consumatori!
Inviate dunque questo messaggio a diecipersone chiedendo loro di fare altrettanto.
Se tutti sono abbastanza veloci nell'agire, potremmo sensibilizzare circa trecento milioni di persone in otto giorni! E' certo che, ad agire così, non abbiamo nienteda perdere, non vi pare?
Chi se ne frega per un po' di bollini eregali e baggianate che ci vincolano a queste compagnie.
Coraggio,diamoci da fare!!!PS: NON FARE INOLTRAma copia e incolla questa mail per mantenerla ordinata e permettere una migliore lettura

15 nov 2007

ALTRO CHE RITOCCHI ESTETICI MIRACOLOSI


Un bel giorno ti guardi allo specchio e, nonostante tu sia realmente identica al giorno prima, per volere del tuo umore ti vedi un mostro.
Deperimento epidermico mummificato, rilassamento totale delle guance accompagnato da una sinistra comparsa di piccole macchie color caffelatte, finora ritenute maliziose efelidi......ma da oggi diventate, come per incanto, macchie senili.
Allora cerchi di distogliere l’interesse dall’ostile immagine regalata da uno specchio senza cuore che, attraverso una fredda luce al neon, illumina da tergo anche la rughetta più lieve, trasformandola in un solco d’aratro.
Sotto i tuoi occhi oggi passa il mondo intero: couperose che si nutre della tua paura di vederla comparire e più sale la tua paura più la vasocostrizione del sistema sanguigno superficiale fa emergere quell’atroce “effetto Heidi” che farebbe sorridere giusto quel mentecatto di Peter, 4 caprette fumate e nessun altro.....
Occhiaie gonfie e violacee create dalle ombre del neon retrostante, rimangono lì.....come balconi affacciati sulle guance, nonostante ti arrabatti ad assumere pose ed espressioni tirate che ti rendono solo più stupida peggiorando la tua disperazione.
Le palpebre pesanti ti fanno sentire un bassethound e la tristezza si impossessa di te come uno spirito maligno.
Oggi, per sorridere non basterebbe la dichiarazione d’amore di un Bred Pitt innamorato per farti cambiare il giudizio che hai del tuo aspetto.
E la tua folta chioma che sempre hai declamato per la sua bellezza, la sua lucentezza e morbidezza....oggi, di colpo sono divenuti una manciata di capelli asfittici, sottili e crespi che lasciano intravedere porzioni di cuoio capelluto.....ed uno sgradevole sentore di menopausa alle porte.
Mio Dio, cosa sta accadendo? Qui, urge una ristrutturazione immediata.
Telefonini alla mano.
In uno cerchi il numero telefonico dei tuoi parrucchieri ai quali, nei momenti di maggior sconforto, affidi ogni speranza affinché tutto si risolva con un nuovo e corroborante taglio di capelli e contemporaneamente, nell’altro cellulare componi il miracoloso numero che farà scomparire buona parte delle rughe che oggi sembra decretino la tua ormai imminente fine.
Al primo telefono rispondono Catia e Matteo dalla gentilezza ormai storica che capiscono la situazione e ti danno appuntamento immediato.
Nell’altro apparecchio, la comprensiva dottoressa cubana ti inserisce sempre in giornata anche se un po’ a fatica fra un acido glicolico e un Botox.
Trascorrono le ore.
La tua testa muta col passare del tempo e mentre il taglio alleggerisce il capo, automaticamente assottiglia l’età anagrafica.
Un passo a ritroso è stato fatto.
Le microiniezioni eseguite sul volto per più di un’ora sono una tortura infinita ma, dopo la spesa traumatica che ti stende le rughe dalla sorpresa, ti rendi conto che sei tornato indietro di almeno 5/6 anni e che forse ti potevi risparmiare tutto quel dolore anche solo pagando la cifra richiesta.
Capello da sbarba, pelle stiracchiata più o meno in modo omogeneo.....ma c’è ancora qualcosa che non va.
Torni a casa per la prova “specchio e neon”.......ma purtroppo senza essere tanto certa del risultato.
Lungo la strada ti squilla la tasca.
E’ tuo marito che, con tono seduttivo e un po’ sornione ti propone, dopo tanto tempo, un ”cena e dopocena coi fiocchi” risvegliando in te un entusiasmo sopito e tradotto in un sorriso da cinema.
Arrivi a casa, ti fiondi allo specchio e, dopo una prima occhiata preoccupata, riprendi a ridere della fatica economica sostenuta e pensi che se la telefonata fosse arrivata PRIMA del panico di stamattina..... ora il portafogli non starebbe a piangere lacrime così amare e tu ti saresti vista bella come i giorni della tua adolescenza, anche senza quella desolante impalcatura che contribuisce solo al tentativo di rendere impersonali i tuoi connotati, facendoti piacere ancora meno.
E poi dicono le donne.....................
E gli uomini?............................................Non arrivano forse sempre in ritardo????

14 nov 2007

LE LAMENTELE DI UN GIORNO PIOVOSO


Mi sono svegliata..............no... non mi sono svegliata perchè non mi sono neanche addormentata.
Stanotte, il mio cervello ha pensato bene di dare una festa....e il viavai che si è creato, ha dato vita ad un party fra quelli meglio riusciti......neanche Porto Cervo può sperare di meglio.
Pensieri, immagini, ricordi e poi di nuovo pensieri affollano e passano con grande velocità slalomando fra i miei neuroni che fanno a cazzotti con la ressa creata dalle mie riflessioni e con le forme che tappezzano le pareti interne del mio cervello.
Quando mi metto in testa di correre fra un pensiero e l’altro nessuno può starmi dietro.....sono il pilota dell’elucubrazione.
E poi sono situazioni slegate....che, volendole collocare in un contesto logico, portano alla conclusione che di logico c’è solo il fatto di non esserlo.....perchè già consapevole di chi sia il proprietario di questo guazzabuglio filosofico.....IL MIO!
Non mi metto ad elencare i contenuti dei concetti che mi hanno tenuta
sveglia perché ritengo di aver diritto anch'io ad un po’ di privacy ma, di certo
stanotte, non c’erano barriere che creassero un minimo di riservatezza fra di
loro.
Di fatto, sono le 8.....spaccate........ tanto quanto la mia testa che dopo una notte a sbronzarmi di ragionamenti......rimbomba come una stanza ormai vuota e lasciata in disordine dal casino della notte appena trascorsa.
Ho bisogno di una camomilla.......no, il caffè è troppo scontato ed io di scontato ho solo il maglione che indosso perché acquistato ai saldi di fine stagione.
Odio la banalità del prevedibile......ma poi mi accorgo di essere la donna più prevedibile del mondo.
Ho gli stessi bisogni di un comune “mortale normale”: bere, mangiare, dormire (quasi sempre), mettere in moto la sfera emotiva, lavorare, respirare, lamentarmi......più ti lamenti e più sei normale!
IO SONO TREMENDAMENTE NORMALE.
Le lamentele sono ormai incollate a noi umani come una seconda pelle.
Ci si lamenta di o per quasi tutto....iniziando dal primo mattino.
Ti lamenti del cornetto del bar che non era più bollente;
Ti lamenti del cornetto del bar che ti ha ustionato la lingua;
Ti lamenti dell’autobus che oggi non sfreccia sufficientemente per farti timbrare in orario;
Ti lamenti dell’alito pesante di chi ti si è messo vicino e pensi che poteva anche attendere la fermata successiva per salire;
Ti lamenti di come si sia agghindata la tua collega di scrivania pensando se la sua “trend setter” non possa che essere una badante bielorussa;
Ti lamenti perché oggigiorno sei costretto ad usare termini inglesi per dire semplicemente che non hai le capacità necessarie per vestirti di testa tua;
Ti lamenti del buio che c’è oggi in ufficio e pensi se avranno razionato la luce;
Ti lamenti del capo che quando arrivi in ritardo è sempre sulla porta a guardarti in cagnesco;
Ti lamenti del capo che quando arrivi in anticipo....NON C’E’ MAI!!!!
Ti lamenti dello schifo che sei costretto a mangiare alla mensa aziendale e pensi quante sostanze cancerogene ti sei dovuto ingoiare e se l’indennità pagata dalla tua azienda è sufficiente a fartele mandare giù almeno col sorriso sulle labbra;
Ti lamenti pensando che devi pagare anche l’aria che respiri e i nostri politici sono costretti ad accumulare denaro perché “pagare” è un verbo non contemplato dal loro vocabolario;
Ti lamenti che esci dal lavoro e il sole è già andato a dormire da ore;
Ti lamenti perché tua moglie non è ancora tornata e........”Uffa, dovrò preparare io la cena”;
Ti lamenti perché devi pagare la donna delle pulizie per non ritrovare più niente al suo posto;
Ti lamenti di non aver ancora spostato quel mobiletto nel cui angolo lasci quotidianamente un paio di bestemmie per quello spigolo tanto attratto dal dito mignolo del tuo piede sinistro;
Ti lamenti degli inquilini del piano di sopra che “tacchettano” impunemente fino alla fine del TG;
Ti lamenti di tua figlia che ti costringe ad urlare ogni volta che la chiami;
Ti lamenti per la stupida idea che hai avuto di regalarle l’iPod, causa dei tuoi abbassamenti di voce;
Ti lamenti di Maurizio Costanzo che fa delle parole una sola “Grande Abbuffata”;
Ti lamenti di non esserti lamentato abbastanza e pensi che forse stai diventando vecchio;
Ti lamenti che è già ora di dormire e non hai vissuto nulla;
Bene!
Mi sono lamentata, mi sono sfogata.......e stavolta ho risparmiato la mia amica!
Piove.
Forse ho bisogno di integrare le mie lamentele........e penso che la chiamerò lostesso.
Anzi no........LO FACCIO DI SICURO......altrimenti la mia amica si lamenta che non la chiamo mai!!!!
Le risparmio una lamentela perché gli amici...a cosa servono sennò???

Buona giornata

30 ott 2007

SECONDO GRANDE APPUNTAMENTO CON LA MIA AMICA SCRITTRICE F.REGNA........non perdetevelo


“STRONZ...ARIA…quando l’intimità è nell’aria, ossia del peto come conquista dell’intimità”
di F.REGNA


“Soccia, ma s’ut scapa da scurzé?” ossia, perbacco, ma se dovesse scapparti un peto? mi ha chiesto la mia amica Anna Giulia quando le ho annunciato che andavo a vivere a 500km di distanza, con uno che avevo conosciuto in ferie sei settimane fa. Niente commenti scontati del tipo ma sei sicura di conoscerlo? ma non sarà un serial killer? E se fosse un busone irrisolto? E se salta fuori che ha due figli in Brasile? O peggio ancora, due figli e un ex moglie a due isolati da casa?
E via, cosa saranno mai queste banalità davanti alla problematica più viscerale dell’intimità vera?
Insomma, dopo che sei stata in bagno quei novanta minuti (tanto quello non se ne accorge, ci sarà di certo una partita in tv) dopo che ti sei depilata, dopo che ti sei lavata le ascelle e ti sei fatta il bidè, dopo che ti sei sciacquata con il collutorio, ti sei messa il baby doll e tutto il resto, allora proprio quando, accoccolata sul suo petto, sotto un lenzuolo di seta, inizia a calarti la palpebra…se ti si dovesse rilassare lo sfintere, allora cosa fai?

A vut c’a s-ciopa, diceva, da quel romagnolo sanguigno che era, mio nonno buonanima, mentre, esattamente come il nonno delle barzellette, s’inclinava di lato sulla sedia, caricava la natica sinistra, liberava la destra, scostando appena l’orifizio dal cuscino e la mollava, con un retrofischio di soddisfazione. A vut c’a s-ciopa, diceva in romagnolo, scivolando con la dentiera sulla s, un po’ per la forza di quella lingua arcaica e barbara, un po’ perché quella parola s-ciopa, così schietta, già anticipava l’evento (o il…vento).
Insomma, non vorrete mica che mi scoppi il ventre per i vostri falsi pudori, dichiarava, scoreggiando allegramente a tavola, in chiesa e ovunque gli paresse. E mica mollava di quelle scoregge mute, perbeniste, borghesi…di quelle ipocrite omertose (o…merdose?) e opportuniste che infettano l’aria senza un suono, come un’arma chimica o come le radiazioni? No. Erano allegri e rumorosi peti contadini, di quelli con il gorgoglio, con il fischio e con il rinculo come i cannoni napoleonici che fieramente si opponevano al potere del papa in Romagna ai tempi del brigante Passatore. A volte erano spetazzi allegri e scoppiettanti come fuochi artificiali alla fiera di san Lazzaro in Borgo. Ma sempre e comunque si annunciavano con forza e con un persistente afrore di stallatico che gli inumidiva gli occhi per la commozione, perché gli faceva venire in mente quella bella borella (c’est à dire quella bella vacca) pezzata che partoriva sempre due vitelli e che morì di malinconia quando lui partì per i militari.
I peti, come locuzioni nel linguaggio dell’intimità, appartengono al lessico familiare. La famiglia, in senso istituzionale e in senso lato, insomma, è anche il luogo dove si condividono i peti, quali espressioni del proprio tono di voce più interiore. Un’intimità così sentita che ammette anzi richiede perfino una sorta di rovesciamento ironico in senso filologico, per essere interiorizzata senza traumi Av faeg un pett c’av bott zo è casètt… dice Ezechiele Lupo ai tre porcellini nella versione romagnola della favola: “Vi faccio un peto che vi butto giù la capanna.” Il peto “disfa” la casa, perché IL PETO FA LA CASA. Anche l’esorcismo che passa attraverso la favola serve a accettarlo.
Ci si sente subito in famiglia, nasando quelle silenziose, secche e vagamente chimiche di mamma, scoregge ospedaliere che sanno di disinfettante e di ora del riposo in corsia. Oppure con quelle un po’ beghine della zia Rina, lunghe e mormorate come una litania, sgranate in serie come un rosario – ho preso la medicina per il mal di testa che mi fa aria- piccola messinscena da signora un po’ decadente, per non ammettere di aver trangugiato un chilo di pesche con il pelo, e quelle gonfiano, e fanno aria… E si è sempre a casa con quelle circensi di babbo, che del tendone e serraglio hanno i suoni, il sentore e tutta l’allegria. Aria di casa, che ti fa sospirare quando sei lontano, nel gas di una città straniera, altro che il rigatone delle Barilla nascosto nella tasca. Dove c’è scorreggia, c’è casa.

Quindi, amica mia, dopo che mi sono depilata, sciacquata, dopo che ho fatto i gargarismi con il Saugella e il bidè con il Froben, se dovesse scapparmi un peto, cosa posso dire: “A vut c’a s-ciopa?”

BEN TORNATI.....!!!!!!!

Cof cof cof........caspita che polvere c’è in questo blog!
E’ stato proprio abbandonato a sé stesso.......
Purtroppo l’estate, il caldo, il sole, le giornate che attirano fuori dalle solite 4 mura domestiche, le 2 ruote a pedale che, pure loro, hanno la loro valenza....insomma milioni di motivi portano a trascurare gli “affetti” invernali.
Ma quando, ad esempio, spuntano le prime giornate uggiose, e buttando l’occhio fuori dalla finestra, vediamo il comignolo della Signora Luisa che inizia a sfumacchiare, ecco che il poetucolo che c’è dentro di noi, si risveglia ed inizia a svelare la sua creatività sopita; egli fiorisce come un pesco a maggio (forse no......è aprile) e sprigiona le sue parole lasciandole adagiare delicatamente sul foglio intonso e candido del monitor di un portatile.
Ma.......e qui ci siamo.........quel poetucolo, sarà in grado di scrivere cose sensate o solo......................STRONZATE???
INDOVINATE UN PO’?????
Dal titolo del Blog...temo non ci sarà alcuna via di scampo al destino che avvolge lo sfortunato poetastro.
Forse non sarà un filosofo, probabilmente non sarà un fine dicitore e sicuramente non sarà un tuttologo ma è sempre e comunque qualcuno che ha voglia di dire la sua in questo mondo di insensatezza e di........insomma non abbandoniamolo!
BEN TORNATI!

E come al solito, se volete dire la vostra (dopo che ho detto la mia).......i fogli bianchi sono a vostra completa disposizione.

Besos

2 lug 2007

EVVIVA IL LUNEDI’ (ti racconto la mia domenica)

Oggi, domenica 1 luglio, grande giornata dedicata allo sport nazionale ormai più praticato in senso assoluto: la BICI....anche se so già che mi tirerò addosso l’ira funesta di altri contendenti al titolo tipo: motociclisti, calciatori o tennisti ognuno dei quali attribuisce, in ugual maniera, il primo posto al proprio sport per la grande popolarità che queste discipline si trascinano appresso.
Stamattina, approfittando della sveglia alle 6 per prepararmi al quasi consueto raduno ciclistico domenicale, ho acceso la tv per dare un’occhiata su RAI 3 all’avvenimento della giornata: la tanto attesa Maratona delle Dolomiti (oltre 9000 iscritti accettati), giusto in tempo per non perdermi sullo sfondo dei titoli d’inizio e a cronaca comiciata, il monologo ciclistico a tutto schermo di uno dei soci del Pedale Bianco Nero.
Che bell’effetto vedere qualcuno in tv che porta la stessa divisa che sto indossando per affrontare le mie amiche/nemiche di sempre: le SALITE.
Le salite sono quelle cose che se non ci sono, ti mancano da morire e quando le stai affrontando ti fanno morire..........ma quale delle due morti è la migliore? Io potrei azzardare un’ipotesi ma........ma.........ma approposito di salite, oggi ho in programma un altro paio di “strappi” che non ho mai fatto: la Pieve di Tò e l’altro versante della Carla, la famosa “salita salata” come l’ho chiamata il giorno dopo averci lasciato qualche alveolo polmonare e un rosario di imprecazioni!
Questa incognita un po’ mi spaventa.
Preferisco avere già un’idea di ciò che devo sfidare.
Tutti sappiamo che le cose conosciute ci fanno decisamente meno paura dell’imponderabile, proprio perché possiamo già dare un grado di difficoltà e di fatica a ciò che affronteremo; ma oggi ho nientepopòdimeno che 2 rebus da sciogliere e SO che non posso fidarmi di quei bastardi di ciclisti per chiedere di svelarmeli.
I ciclisti sono la categoria più “BUGIARDA” che esista....ovviamente quando si tratta di farti rivelare gli arcani dei percorsi sconosciuti. Se hai ancora 10 km di salita da fare, non potrai che sentirti dire: “Mo va là, ci zà arivéda, fa pochi stori e pedéla”.
Ma torniamo al raduno di oggi gestito dal G.S. FRUGES 2000.
In teoria, la partenza sarebbe stata alle 7.00 dal Bar Marcello nella Piazza principale di Lugo, ma in realtà, mio marito ed io, potendo risparmiare una buona manciata di chilometri di piana, non ci siamo fatti tanto pregare ed abbiamo deciso di andare a Castelbolognese in auto con le bici al seguito.
Con mille strategie, un’astuta postazione dove poter scendere senza dar nell’occhio, e con fare insospettabile abbiamo parcheggiato a pochi passi dal posto di iscrizione, raggiungendolo, ansimando a dovere, per i chilometri che non abbiamo fatto.
Lungo la strada da Lugo a Castelbolognese, abbiamo superato il folto guppo dei “pedalini” che stavano per arrivare alla Serra Bassa, punto di iscrizione alla manifestazione che oggi ha procurato alla nostra Società ben 98 punti cadauno scegliendo il percorso n.2!
Per la paura che ci vedessero o che potessero scorgere dal vetro dell’auto la manica della divisa uguale alla loro, mi sono abbassata in modo tale da far emergere dal finestrino solo una parte della testa.
Sopraggiunti al luogo di iscrizione, abbiamo approfittato dell’affollamento per aggregarci agli altri soci del Pedale, ad alcuni dei quali, avremmo poi deciso di rivelare la nostra pigrizia.
Infatti, dopo una prima sgambata veloce.......anche TROPPO veloce, abbiamo fatto un gruppo più selezionato in base alle esigenze comuni, come si suol dire: “Il Signore li fa e il diavolo li accoppia.....nel nostro caso........li raggruppa”.
Siamo io, roby, Gnan, la Rosa, Bob, Pironì, la Giò, Paolo, e qualche altro elemento di cui non conosco il nome e neanche il soprannome.
Tutti in un’età compresa tra i quarantacinque e i sessantacinque.
Spero che la cosiddetta “forchetta” abbia agevolmente compreso tutti senza fare permali a nessuno.
Sparando raffiche di cazzate raggiungiamo la prima salita: le CAIBANE......con la quale non farò mai la pace.
Primo tornante, tengo ancora un respiro accettabile, al secondo pure, ma al terzo, la salita si indurisce ulteriormente e lì inizio ad avere i primi scompensi respiratori aggravati dall’aspetto psicologico derivato dal fatto che tutti, compreso mio marito, se ne stanno andando apparentemente senza fare una piega mentre io, la solita cogliona della comitiva, sono sempre al limite della tolleranza fisica.
Mi sembra di essere sempre lì lì per gettare la spugna chiedendomi chi me l’abbia fatto fare.
Si attarda solo un altro tipo del quale colgo l’integrale fatica che sto condividendo e che conosco pienamente!
.........lui è lì.....ad un passo da me........preda appetibile come mai mi è capitato..........vuoi che non approfitti della sua defaillance per superarlo e a fargli provare l’umiliazione del sorpasso?
Do fondo a tutti gli zuccheri, aminoacidi, proteine, lipidi, glucidi, potassio, magnesio, stronzio, ferro e qualsiasi altro minerale mi rimanga in corpo per la pedalata decisiva, quella che mi consente di sorridergli..............................e superarlo.
Se ero già al limite prima, adesso sono andata in iperventilazione e devo concentrarmi e rilassarmi per tornare nuovamente entro i 180/200 battiti cardiaci che mi accompagnano ogni qualvolta affronto una scalata.......
Ma che gusto impagabile il sorpasso in salita!
Dopo un centinaio di metri mi guardo indietro e lo vedo già più distante...........finalmente non sono più l’eterna ULTIMA!
Sulla cima delle Caibane, in breve tempo ricompattiamo il gruppo ma quando gli altri hanno già ripreso fiato, il loro bel colorito ristabilito e si sono rifocillati, al nostro arrivo sono già pronti per ripartire mentre io continuo il viaggio e mi devo accontentare di dare una sorsata di acqua e sali minerali mixati nella mia borraccia.
Wow!
Fortunatamente la discesa mi ridona il buonumore.......ma per poco!
Passato Brisighella cambiano i piani.
A Pieve di Tò (che mi avevo detto essere una salita che si sarebbe fatta dare del “Voi”) sembra ci sia stata una frana perciò siamo costretti a deviare per la “COTIGNOLA”.
Terribile!
Se con le Caibane avevo detto che non avrei mai fatto la pace, con la Cotìgnola, avrei proprio fatto volentieri a botte pur di non doverla fare in bici.
5 chilometri di una salita che non finiva mai.......mi sarei messa a piangere ma...stavolta non ne avevo uno solo dietro di me, sempre il solito, ma ne avevo uno anche al mio fianco: Paolo col quale ho fatto tutto il tratto assolutamente appaiati.
Lo sentivo sbuffare, arrancare, il fiato rimasto non ci permetteva certo di intrattenersi in altro modo; l’unica maniera per far sentire la nostra presenza era tossire, soffiare il naso tenendo aperta alternativamente una narice e poi l’altra e scaricando con forza a terra o, al massimo, fare piccoli lamenti mentre, girando una curva emergeva un altro tratto di salita di cui non si vedeva la fine.
In cima alla collina....raggiunti gli altri.....il mio compagno di sventura, col viso stravolto, con quel po’ di fiato che aveva ripreso, ha detto:
EVVIVA IL LUNEDì!” sottintendendo che al lavoro, non ci si sogna neppure lontanamente di fare tanta fatica! E tutti non abbiamo potuto far altro che ridere ed approvare il paradosso.
Fatta la Cotìgnola, la Carla al contrario è stato un gioco da ragazzi....o quasi.
Al ritorno mi sono appostata dietro ad un armadio a 4 ante che avrebbe tagliato l’aria a 3 ciclisti appaiati.....e invece tutto quel ben di Dio è stato mio fino quasi all’arrivo a Castelbolognese.
Nonostante i 34 km/h, non sentivo un filo d’aria....mi sembrava di essere in poltrona. Mi ci voleva!
Arrivati a Castelbolognese, siamo saliti in auto e abbiamo raggiunto i nostri amici a Fruges dove ci aspettava l’immancabile “Pasta Party”.
Altroché “EVVIVA IL LUNEDI”, uscire in compagnia degli amici “Pedalini”.....è un vero spasso!

26 giu 2007

COMMENTO a “STRONZ...ARIA…quando l’intimità è nell’aria, ossia del peto come conquista dell’intimità” di F.REGNA


PAMPHLET

Condivido con Massi (che ha lasciato un commento sulla teoria del Peto intitolato “STRONZ...ARIA etc etc) l’aggettivo “MERAVIGLIOSO” ma non so se posso farlo altrettanto con il “PAMPHLET” che da più l’appetitosa idea di un panettone gonfio e farcito che si gusta al ristorante a cinque stelle o a quattro forchette segnalato nella guida gastronomica per eccellenza.....ed io purtroppo sono a dieta.
Ok......ho dichiarato la mia potente e totale ignoranza per un termine che (SUCCEDE SEMPRE COSI’) da domani lo sentirò almeno cinque volte al giorno nei posti più disparati:

1) all’ipercoop per voce della Gina mentre elenca i prodotti della mia spesa passandoli sul lettore laser dei prezzi dirà: “ah, c’è un bel Pamphlet oggi in promozione! Volevo solo avvertirla!”
2) in banca dove il mio ragioniere di fiducia mi prenderà in disparte e mi dirà: “Oggi ho un Pamphlet di azioni della Generali molto molto conveniente....vuoi sottoscrivere?”
3) al negozio di articoli da ciclisti dove la mia “trend setter” che risponde all’allegorico nome di “Sissa” domani mi dirà: “Ma perché non ordini anche i Pamphlet per l’inverno così sei sicura di non patire freddo quando vai in bici.....fidati di me!”
4) dal panettiere che, sempre domani, avrà in esposizione un intero scaffale di Pamphlet e che io non avrò sicuramente mai visto in vita mia.
5) dall’avvocato che mi esorterà a compilare il Pamphlet per richiedere i danni relativi al piccolo sinistro avuto nel parcheggio davanti alla stazione di Bologna.
6) dal veterinario che per guarire quel prurito fastidioso all’occhio del mio gatto, mi prescriverà il “Pamphlet” 2 volte al giorno, mattino e sera sulla parte interessata, garantendomi una guarigione quasi immediata.
7) in tintoria dove, una settimana fa, avevo portato il tailleur quello più carino che porto alle convention più importanti e dove la signora Giannina mi dirà: “Fortuna che con quel miracoloso Pamphlet abbiamo risolto il disastro che mi aveva combinato.......ma stia attenta la prossima volta, d’accordo?”
8) dal commercialista che mi dirà: “Ti consiglio di donare l’8 per mille al Pamphlet.......lo conosci immagino!” ed io per non fare la brutta figura che sto facendo ora sullo Stronzario dirò “ma certo, e a chi potrei donarlo sennò?”
9) al Club Eurostar dove l’operatrice mi segnalerà la nuova tariffa “Pamphlet” di cui potrò usufruire fino alle 24 del giorno prima di partire e con la quale potrò risparmiare il 20% sul prezzo globale del biglietto.
10) dal dentista che alla visita semestrale domani mi guarderà con espressione torva e mi dirà: "Ho paura che dovremo affrontare un giorno o l'altro l'idea di fare un bel Pamphlet per evitare di peggiorare quella gengivetta che si ritrae.
11) e infine al parco dove l’uomo più bello, affascinante ed elegante del mondo, mentre legge “Le Figarò” sulla panchina strategicamente appostata sul percorso del mio jogging, incrocerà i miei occhi e mi dirà con voce vellutata: “Vous ètes très Pamphlet madame” e di lì capirò che condividere con Massi anche questo amletico termine, non sarà che d’obbligo, visto chi me lo dirà domani al parco.

Massi....grazie del commento e di avermi dato lo spunto per l’ennesima STRONZATA!

17 giu 2007


"LA CROARA" 


Ricordo che dall’età di 5 o 6 anni fino a quella in cui acquisii la forza di oppormi alla violenza “antimodaiola” di mia madre, c’era un negozio di calzature in centro, che forniva scarpe a tutta la famiglia perché a casa mia si prediligeva la qualità della fabbricazione alla tendenza giovanile del momento.
Io ero assolutamente contraria che facesse regolarmente gli acquisti in quel negozio di lusso perché, come tutti i bambini e poi ragazzini della mia età, si andava molto ad omologazione e avrei voluto scegliere altre marche, altri tipi di calzature e soprattutto avrei voluto ai piedi le scarpe che avevano 23 delle mie compagne di scuola su 24.....e la ventiquattresima ero sempre, naturalmente ed indiscutibilmente io.
Stamattina ho avuto l’occasione per rievocare questo particolare della mia vita che fu talmente traumatico che per un breve periodo fece di me una Sandy Show degli anni ’80.
E adesso vi racconto la storia, partendo dalla rievocazione del mio remember.
Stamattina, terzo Raduno ciclistico a cui ho partecipato:
MANIFESTAZIONE PONTESANTO - IMOLA
"Percorso 2" (120 punti forniti alla mia società):
Lugo, Imola Pontesanto (iscrizioni) Casalfiumanese, M. CROARA, Valsellustra, Cima Gessi, bivio Sassoleone (Controllo+Ristoro) Castel S. Pietro, Pontesanto, Lugo.
Il mio gruppo ed io siamo partiti da Pontesanto così da ridurre il percorso da 110 chilometri ad una settantina in modo che per tutti diventasse un tratto più umano ed affrontabile.
Da Pontesanto, giusto il tempo di fare una piccola passeggiata di qualche chilometro fuori Imola dalla Montanara e ci siamo ritrovati a prendere una bella e piacevole stradina immersa nel verde, quasi esclusivamente frequentata da ciclisti che anche stamattina sembravano milioni.
Subito, il punto non è stato il Raduno, a cui comunque successivamente ritorneremo, ma il nome di quella stradina che per il primo tratto è stato veramente un vero piacere percorrere. Via CROARA era il nome della strada in questione e “Croara” era anche  il nome che avevo dato alla padrona del negozio per l’assonanza che aveva con il suo reale cognome, dunque anche al nome del negozio da me detestato per tutta la mia infanzia e parte dell’adolescenza. 
Basta solo cambiare l'ultima vocale finale da "a" in "i" e il gioco 
è fatto.
Leggendo quel nome stamattina, l’ho immediatamente legato (come era ovvio succedesse) a tutte quelle dannate scarpe, scarpette e scarpettine  alla Holly Hobbie che indossavo e di cui mi vergognavo al punto che appena ebbi l’opportunità di essere io a poter scegliere la calzatura da indossare, in un primo tempo furono anfibi, scarponi da trekking o comunque scarpe che più grosse erano e più si allontanavano dagli obrobri che mi facevano mettere, più le mie "fette" gioivano. Successivamente mi rimisi in carreggiata (si fa per dire) cercando di ingentilire in miei gusti ed iniziai a portare: Clark o Timberland o Tods ma tutti erano rigorosamente scarponcini da uomo o comunque unisex.
Poi, la ribellione toccò livelli maggiori tanto da trascorrere un’intera estate in vacanza senza MAI indossare un paio di scarpe ed ecco la Sandy Show di cui ho accennato in apertura di “chiacchierata”. Sandy Show, per chi non avesse avuto il piacere di incrociarla in uno dei vari Studio 1 o altro spettacolo nell’unica rete RAI esistente all’epoca, era una cantante che si presentava con un look molto anticonformista e sempre rigorosamente SENZA SCARPE!
E per un’estate intera divenne il mio mito.

Ma tornando alla “Croara”, quel primo tratto della via di stamattina non aveva nulla a che vedere con il sentimento che mi fece invece provare per quasi un decennio della mia vita quel nome ma, andando avanti lungo il percorso mi sentivo di trovare sempre più analogie con l’avversità che provavo invece per quella povera signora che, pensandoci ora, non aveva che la colpa di fare l’ingrato mestiere di accontentare una cliente, MIA MADRE, e di scontentarne un’altra: ME.
Dove mai potevo trovare l’analogia tra un tratto di strada ed una signora che vendeva quelle odiose scarpe?
Presto detto.
Stamani, più mi inoltravo per quella strada, più la fatica che facevo a percorrerla diventava insostenibile. Una salita che cresceva in modo esponenziale con la crescita della mia stanchezza nell’affrontarla, e ad ogni curva che facevo, se ne vedeva spuntare un’altra ancora più tremenda.
A qualche chilometro dall’inizio dell’agonia.......ho cominciato AD ODIARE QUELLA STRADA COME ODIAVO LA POVERA SIGNORA CHE IGNARA DEI MIEI SENTIMENTI NEI SUOI CONFRONTI, MI METTEVA AI PIEDI SCARPE CHE MI FACEVANO SCHIFO dicendomi: “Beh, non vedi come sono carine? Sembri una ballerina!” quando io non avrei MAI voluto fare la ballerina ma il veterinario.
Ecco, presto trovata l’assonanza fra una strada e una venditrice di scarpe.
Finita la “CROARA”....ho riposto nel cassetto dei miei ricordi anche quella povera signora diventata l’incubo della mia giovinezza. Ma se la incontrassi oggi, anticipandole le mie scuse per tutto l’odio che ho nutrito nei suoi confronti, le regalerei un bel paio di anfibi e glieli farei indossare. Poi le direi: “Beh, ma come non le piacciono.....non vede che sembra un bel militarino di guardia alla polveriera?”.
Temo che un po’ di disprezzo lo proverebbe anche lei nei miei confronti.

15 giu 2007

E ADESSO VI RACCONTO UNA BARZA E SPERO CHE TUTTI SAPPIATE IL DIALETTO ROMAGNOLO.


ALLA MATERNITA'

All’ospedale, nel reparto maternità, si trovano in attesa, fuori dalla sala parto, 3 futuri papà: un carabiniere, un avvocato e un signore di colore.
Vengono avvertiti che le future mamme stanno partorendo in contemporanea.
Dopo un’oretta, ritorna l’ostetrica con i tre bambini in braccio e dice:
“Sono mortificata. Nella confusione abbiamo mescolato i bambini e adesso non sappiamo di chi siete i padri!”.
L’avvocato corre dall’ostetrica e prende il bimbo nero abbracciandoselo al petto.
La donna con espressione interrogativa gli chiede:
“Scusi ma perché ha preso il bimbo di colore?” e lui risponde “infèna che un dà fùra e fiuol de carabinir, ai ho piò chéra ad tnìm e négar!”
(traduzione: finchè non viene fuori il figlio del carabiniere ho più piacere di tenermi il negro).

14 giu 2007

ECCO IL MITO DI CUI PARLAVO....


http://www.youtube.com/watch?v=bzR_eYbgfCo&mode=related&search=

signore e signori, è un grande onore per me, presentare il Mozart del 2000..................................
GIOVANNI ALLEVIIIIIIIIIII


buon ascolto

IL FUMO DELL'ARROSTO di un giovedì 14 giugno 2007


Ore 6,48 – gasolio 61 euro.
Ore 8,16 - Eurostar 9424 – Carrozza 9 - Posto 14 – 52 euro.
Giornata già iniziata male con tutti ‘sti numeri.
Sono allergica ai numeri anche se ho avuto il coraggio di portare matematica come prima materia all’esame di maturità.
No, diciamo le cose come stanno: non è stato coraggio ma solo opportunismo! Fu l’unico professore "NOSTRO" che si mischiò nel resto della commissione esterna. 
Con i numeri mi vengono le bolle rosse sparse per tutto il viso e un prurito generalizzato su tutto il corpo che l’orticaria da fragole mi fa un baffo.
Oggi sono costretta a trascurare il mio blog, non posso andare in bici e i miei amici di penna staranno una giornata senza i miei “involtini di chiacchiere” che quanto meno mi dimostrano di apprezzare e quando non compaio nella buchetta della loro posta elettronica, subito si preoccupano di chiedere spiegazioni, come se ormai fossi diventata la loro medicina per digerire le ore di lavoro e i contatti “pesanti” della giornata.
E’ una bellissima sensazione.
Mi piace essere necessaria a qualcuno.
Anzi...è fondamentale per la mia sopravvivenza.
Vorrei confermare quello studio scientifico di “nonsodove” che asserisce che fare la propria buona azione giornaliera fa sì che gratificando il cervello, esso stimoli enzimi od ormoni o proteine, in modo tale da creare un particolare benessere fisico.
E sapere che sono una buona medicina per qualcuno, mi fa davvero un piacere immenso e il mio cervello gode come un bonobo utilizzando tutto il potenziale benefico che possiede.
Basta poco.
Qualche stronzata sparata al momento giusto per attenuare la tensione di un momento o una parola di conforto scritta nella giusta maniera per aiutare un amico a trovare il bandolo della matassa di un problema che lo faceva imprecare e impazzire.
Dunque: più aiuto offriamo agli altri e più tardi arriverà il momento in cui dovranno prenderci le misure per il “cappottino di legno” nel quale, presto o tardi, tutti dovremo infilarci per affrontare il gelido sonno eterno.
Allora.......facciamo del bene e lasciamo le medicine in farmacia.
Oggi però mi sento inversa.
Cerco dunque di tradire il mio stato d’animo poco socievole obbligandomi a sorridere all’operatrice del Club Eurostar che mi sta facendo il biglietto e che è sempre tanto cordiale.
E’ carina, gentile, tanto paziente quando l’ignoranza dei ricchi dilaga sovrana. Quei ricchi che non si preoccupano altro che di ciò che accade nel raggio massimo di 20 cm da quella pancia che insieme all’ignoranza sono le uniche cose che emergono da una ricchezza fatua e sbagliata.
La ricchezza è ben altro.
Per esempio è la gioia di “perdere” un po’ del tuo tempo regalandolo a qualcuno che in quel momento potrebbe averne molto più bisogno di te.

No, non sono andata nell’archivio della Rai per guardarmi le vecchie puntate di Padre Mariano.
E’ solo una sensazione.
Non mi sento di essere mai stata particolarmente illuminata dalle istituzioni religiose per provare questi sentimenti.
La Chiesa se non trova il coraggio di scollarsi di dosso quelle granitiche tavole di dogmi alle quali è attaccata dall’inizio del mondo, temo che sarà sempre meno frutto di ispirazione e di spunti.
Ma quando FORSE se ne sarà resa conto.........sarà certamente troppo tardi per cercare di riconquistarsi la fiducia di chi, probabilmente un giorno di tanto tempo fa, avrebbe avuto voglia di ripensarci.

Ore 15,00: Sto per ripartire con l’eurostar 9443 diretto a Roma Termini.
Oggi ho lavorato in uno studio, il JUNGLE SOUND di Milano, che benché sia assolutamente privo della tecnologia e delle strutture necessari al lavoro di noi doppiatori che lavoriamo in post produzione, è uno studio discografico che ha avuto il grande pregio e soprattutto l’infinito privilegio di registrare tutti i meravigliosi lavori di uno dei pianisti più grandi della nostra epoca in termini di genialità compositiva e di impareggiabile umanità.
Sto parlando del pianista GIOVANNI ALLEVI, vero talento musicale e concentrato di originalità comportamentale; 2 cose che non possono disgiungersi l’una dall’altra tanto sono fuse con equilibrio ed armonia.
Insieme a mia figlia abbiamo avuto il piacere di assistere a 2 concerti.....entrambi dello stesso tour “JOY” e devo dire che quelle mani che accarezzano ed aggrediscono i tasti del pianoforte con una semplicità di esecuzione quasi inammissibile, provocano un susseguirsi di emozioni che iniziano dalla prima nota del concerto e finiscono con l’ultimo bis richiesto a gran voce da un pubblico esaltato e ormai catturato dalla dolce atmosfera creata dal suo tour.
Grande Allevi!
Sono le persone di questa caratura che fanno grande il mondo.
Sono quelle persone che riescono, con il loro talento, a regalarci quelle emozioni che non riusciremmo mai a provare se non esistessero.
Sono quelle persone che non hanno il coraggio di insegnare come la grandezza possa convivere con un’umiltà così immensa, benchè ne trabocchino.
Grande Allevi!
Sono contenta che mia figlia l’abbia conosciuto di persona.
Dovrebbe essere un esempio per molti...se non per tutti.

(eddaiiiiii.....siamo seri una volta tanto!)

BARZA......TROPPO GIUSTA!!!




SUOCERA


La sposa di Giovanni è andata negli Stati Uniti a lavorare e a fare un corso di 6 mesi.
Giovanni, invece, ha assunto una bella cameriera per i lavori domestici...

Un giorno sua suocera lo chiama per avvisarlo che ha intenzione di cenare a casa sua quella sera.
Durante la cena, questa vecchia signora, non ha potuto fare a meno di notare quanto era attraente e sensuale la cameriera.

Dopo la cena comincia a pensare che potrebbe esserci “qualcosa” tra suo genero e la cameriera, e fa alcuni commenti indiretti.
Parla dei sacrifici che fa sua figlia in una terra che non conosce per guadagnare soldi per la sua famiglia, e quel tipo di cose...

Leggendo i pensieri di sua suocera, Giovanni dice:
“So quello che starai pensando, ma ti posso assicurare che la relazione che ho con la cameriera è solo professionale!”

Decidono entrambi di chiudere il tema e dopo cena la suocera se ne va.

Una settimana dopo, la cameriera dice a Giovanni:
“Dopo che tua suocera è venuta a cenare, il mestolo di argento per la zuppa è sparito. Non pensi che ce l’abbia lei?”
Giovanni risponde:
“Cara, pensavo che quella vipera poteva essere tutto tranne una ladra...
In ogni modo le manderò una e-mail solo per avere la sicurezza.....”
Allora le scrive – con una copia a sua moglie negli USA – solo per cattiveria:
“Cara suocerina, non sto insinuando che hai “preso” il mestolo della zuppa da casa mia, e non sto insinuando che “non hai preso” il mestolo della zuppa, ma il fatto è che è sparito da quando sei stata qui a cena!”

Il giorno dopo, Giovanni riceve una e-mail da sua suocera – pure con una copia a sua moglie – dicendo:
“Caro genero, non voglio insinuare che “vai a letto” con la cameriera, e non voglio insinuare che “non vai a letto” con la cameriera, ma il fatto è che, se lei avesse dormito nel suo proprio letto, già avreste trovato il mestolo di zuppa che ho posato là, giusto sotto il cuscino......
CAPITO?


COMMENTO:
La suocera di nostro marito è un po’ impicciona?...................No, mi sembra piuttosto un comodo segugio quando siamo assenti.....! Voi cosa ne pensate?



13 giu 2007

STASERA HO VOGLIA DI DOLCEZZE........

"Crema Viennese"
INGREDIENTE PRINCIPALE: Meringhe
PERSONE 6
NOTE Luogo: Austria. Luogo: Vienna.
INGREDIENTI
2 ==== Tuorli D'uovo
30 G ==== Farina
90 G ==== Zucchero
50 Cl ==== Latte
6 ==== Meringhe Piccole
160 G ==== Meringhe Sbriciolate
1 Cestino ==== Lamponi E Ribes

PREPARAZIONE
Scaldate il latte e versatevi la farina a pioggia mescolandola con cura per evitare che si formino grumi. Toglietelo dal fuoco e zuccheratelo, incorporatevi i tuorli uno alla volta. Riportate la casseruola sul fuoco e, al primo bollore, versate il composto in un altro recipiente per abbassarne la temperatura. Unite 80 g di meringhe sbriciolate. Distribuite la crema in coppette, decoratela con i lamponi e il ribes puliti con un panno umido, ponete al centro una piccola meringa intera e le restanti già sbriciolate. Lasciate raffreddare e servite.

10 giu 2007

RADUNO GS CICLISTICA MASSESE


Mio Dio quante migliaia di ciclisti ho visto anche oggi.
Appuntamento ore 6.45 con Patty e Doriano davanti al Ristorante Pizzeria Bar Cafè Disco Dinner Pub (e chi più ne ha più ne metta) Tino a Massalombarda.
Non sapevamo che si dovesse andare a far timbrare subito il cartellino in piazza e già questa la dice lunga su quanta esperienza abbia in merito.
Decidiamo quindi di farci dirigere dalla fiumana di ciclisti al "posto timbro", mentre ci mettiamo in contatto con l’altra metà della gang (gli altri 2) per informarli sul cambio di ritrovo. Apportata la convalida sul cartellino che avremmo dovuto poi riesibire e timbrare ad ogni 
successivo posto di controllo, ci saremmo preparati alla partenza.
La piazza era come una di quelle piscine piene di palline colorate all’ingresso dell’Ikea dove si parcheggiano i bambini mentre si va a fare acquisti e dove essi si tuffano gioiosamente per un pomeriggio intero.
Piazza Nonsocosa era infatti gremita di ciclisti dalle maglie multicolore, ipersponsorizzate, con i nomi più disparati relativi a società provenienti da diverse province dell’Emilia Romagna.
Ma chi è quel coglione (e nessuno me ne voglia per la “parolaccia” espressa comunque senza cattiveria) che si riduce ad alzarsi alle 3 e mezza / 4 di mattina per raggiungere in auto con bici al seguito il punto di partenza, farsi 105 chilometri di pedalata se non ha scelto il percorso lungo in cui sono molti di più, tornare all’auto e rifarsi altri 100/150 chilometri per tornare a casa? Neanche se venisse il Sig. Di Luca (vincitore del Giro D’Italia) in persona con un assegno già intestato a me e non trasferibile accetterei di uccidermi in questo modo ma.......ormai ho capito che non c’è limite alla follia quando si tratta del proprio sport preferito e non escludo che la prossima volta tra i “coglioni” ci possa essere anch’io.
Nonostante partissimo a scaglioni (e qui la rima verrebbe troppo facile) il serpentone di bici era veramente lunghissimo. Io spavaldamente e ancora con tutte le mie belle energie a disposizione, elargivo battute stimolata dalla mia collega di pedale, battibeccavo con chi mi passava troppo vicino e controbattevo con chi faceva le solite battutine sprecate sulla nostra Società nella quale effettivamente c’è un bel numero di “quote rosa” che modestamente non perdono occasione per farsi valere. Ce l'avessero le altre Società così tanta presenza femminile! 
Ad un certo punto, dal primo ciclista di un gruppo numeroso proveniente da dietro, sento un “HHHHOOOPPPP” (monosillabo che tradotto significherebbe più o meno: “Stai attento a come ti muovi che se ti passiamo sopra tutti quanti te ne accorgi........e se ti salvi, la prossima volta rimani incollata sulla linea laterale della carreggiata, te lo dico io). Diciamo che è molto più semplice cavarsela con un suono gutturale che noi ciclisti riusciamo a tradurre con grandissima facilità.
Fra il gruppo riconosco Gianluca, uno dei soci che non perde occasione, ogni volta che mi vede, per farmi battutine ironiche sulle mie incontrastabili prestazioni derivate dall’acquisto del mio nuovo mezzo. Guarda caso, chi mi ha venduto questo mezzo dalle indiscutibili caratteristiche è proprio lui.
In verità le mie reali capacità sono ancora molto modeste perciò a modeste prestazioni ci si pone obiettivi altrettanto modesti tant’è che era già sottinteso che avrei fatto il percorso più breve.
Soprattutto conoscendo i tragitti, come avrei mai potuto immaginare di poter affrontare: Serra, Monte Coralli, Carla (una “salita salata” da 1 kilometro e mezzo) e chiudere con il Monticino di Brisighella altri 7 o 8 tornanti terrificanti e mozzafiato?  Ma chi sono io..........Babbo Pedale? Eh?
E invece lo so che quando la mia amica Patty inizia a far pressing sui miei sensi di colpa e a provocare la mia sensibilità in fatto di amicizia, nonostante lo faccia scherzando, la spunta sempre. E infatti, fatta la Serra e Monte Coralli all’incrocio fatidico in cui avrei dovuto girare a sinistra, già la mia bici ha automaticamente girato a destra senza neppure interpellarmi decretando la scelta del percorso medio!
Ma non sapevo ancora a cosa sarei andata incontro.
Carla: fino ad ora, per me, era solo un nome proprio di persona che, tra l’altro, non consideravo nemmeno male.
Ma ora, quel nome, lo odio per ciò che da oggi rappresenta. Su quella salita ho lasciato alcuni mesi di vita, qualche soffiata di naso, una manciata di bestemmie, il senso di disperazione per quella discesa che non arrivava mai! Inoltre: la grande voglia di buttare via quella cavolo di bicicletta e di mandare a quel paese Gianluca che, poveraccio, era solo colpevole di avermi venduto una bici che a mente lucida..mi piace davvero, è stata l’ultima fase di un delirio derivato da una stanchezza a cui non avrei mai pensato di arrivare.
Il solo pensiero di dover fare anche il Monticino sopra Brisighella mi stava facendo pensare di vivere un altro grande incubo.
E nonostante sia spaparanzata sul divano tranquillamente a scrivere ciò che ho provato stamattina, mi si richiede la necessità psico/fisica di velocizzare la descrizione di questa parte del racconto perché sento di riprovare la stessa fatica che ho affrontato nell’ultima salita.
Imboccato il primo tratto dello sforzo brisighellese, al solo ricominciare l’iperventilazione derivata dalla mia, diciamolo pure, ormai poca resistenza a tutto, la mia reazione mi portava a lanciare urli verso il cielo al solo scopo di sfogare la rabbia che, tornante dopo tornante, mi veniva in aiuto per affrontare l'ultimo tratto di salita e di certo non ho perso l'occasione per ricordare un anonimo che disse:
In rebus dubis plurimum est audacia: Nelle situazioni incerte vale moltissimo l'audacia.
E in quel momento ho dato fondo a tutto il barattolo di audacia di cui ero in possesso.
Diversi ciclisti erano seduti a terra sotto qualche albero, nell’attesa di ritrovare le energie che le precedenti salite e il caldo opprimente avevano rubato loro, ma ciò che invece a me non faceva demordere era il dolce pensiero che quello che stavo affrontando sarebbe stato l’ultimo vero sforzo di una mattinata troppo tosta e per la quale, sinceramente, col senno di poi non ero ancora allenata.
Finita la salita e rifocillata all’ultimo ristoro dove, tra parentesi, non c’era più neppure un goccio d’acqua a disposizione perché l'avevano utilizzato per allungare l'ultima razione di tè da farla sembrare acqua sporca, arriviamo alla vera fine della leggera salita rimasta.
E finalmente mi sono lasciata cullare dalla discesa, felice come una Pasqua.......
Ahhhh finita la fatica.
E' proprio vero.........questa sensazione ti ripaga moltissimo degli sforzi e della fatica affrontata.
Insieme a: Giovanna, Emma e Armando, altri amici del Pedale Bianco Nero ritrovati all’ultimo ristoro, decidiamo di tornare a casa.
Una trentina di chilometri che, nonostante la concentrazione a cui mi ero sottoposta e il “socciarodismo” di cui sono diventata una veterana, già immaginavo fossero impegnativi.
Infatti sono stati difficili, duri, laboriosi, faticosi, scomodi.....sì, soprattutto tanto tanto scomodi.
La mia sella, come per incanto aveva estratto centinaia di aculei come se mi fossi seduta su di un porcospino. Non riuscivo più a stare a sedere, il piede sinistro aveva perso completamente sensibilità sotto la pianta, il gomito sinistro partito e il collo pure.
Ma ormai era diventata una questione di principio il far vedere che le donne del Pedale hanno una marcia in più.
Una marcia?
Magari avessi avuto una marcia......
Quando avevo le marce a disposizione, ricordo che facevo decisamente molto meno fatica a fare i 105 chilometri percorsi stamattina.

 E’ ovvio che se sto raccontando l’aspetto emotivo del secondo Raduno della mia vita, comodamente seduta sul mio meraviglioso divano, la storia abbia avuto il giusto e meritato epilogo, la meta più ambita in quel momento: LA DOCCIA.
Sopraggiunti al punto di partenza ovvero al Ristorante Pizzeria Bar Cafè Disco Dinner Pub che nel frattempo si era trasformato all'occorrenza anche in rosticceria, spaghetteria e non so cos’altro Tino di Massalombarda (quell’uomo ha una vena imprenditoriale da paura), siamo stati premiati con un sacchetto di “non so cosa” ciascuno.
“Wow”, penso “almeno non abbiamo pedalato 4 ore per niente”.
Apro la busta: una bottiglia e un piccolo tetra pak di succo di frutta.
Gulp!
La prossima volta vado all’ipercoop, me li compero e..............vuoi vedere che faccio meno fatica?
A parte gli scherzi, se non consideriamo i crampi, i dolori dappertutto e la stanchezza a 1000 che hanno fatto sì che non riuscissi neppure a mangiare......mi sento molto soddisfatta e non posso esimermi dal finire con un.......”BICI: GRANDE DOLORE, GRANDE AMORE”!

9 giu 2007

Sito www.repubblica.it del 30/01/2007

Si gioca la moglie a poker. E lei si risposa con l'altro

MURMANSK - Tatiana e Serghei sorridono felici davanti ai fotografi. Si sono appena sposati, nel municipio di Murmansk, quasi al Circolo Polare Artico.
Hanno coronato una storia d'amore cominciata con un bluff. Quella del primo marito di Tatiana, che due anni e mezzo fa stava giocando a poker con l'amico Serghei e aveva già perso tutto quello che aveva nel portafoglio e poi in banca, ad onta del nome Viktor.

"Smettiamola qui", gli aveva suggerito Serghei.
"No! Voglio continuare. Posso rifarmi!".
"Con quali soldi? Non hai più un rublo!".
"Ma ho mia moglie. Me la gioco: ti condedo una notte con lei se perdo".
"Ti s uma soshol", "sei matto!".
Serghei perde ancora.
Il giorno dopo chiama al telefono Tatiana che fa la contabile ed è in ufficio: "Tanja, vai a casa.
Ti aspetta una sorpresa. Non ti stupire di niente".

E' lei che racconta la storia al giornale Komsomolskaja Pravda (titolo: "Marito perde la moglie a carte", pagina 11): "pensavo: forse Viktor mi ha comprato qualcosa di bello. Ero contenta.

Appena entro in casa, sento l'odore di un profumo ricercato, raffinato. Vedo dappertutto candele accese. Mi sono stupita molto: mai mio marito sarebbe stato tanto romantico, piuttosto sarebbe caduto il cielo. In cucina vedo che il forno è accesso, che un bel pollo arrosto sta rosolando lentamente. Apro il frigo e scopro che c'è una bottiglia di champagne. Quasi grido: accidenti, è un miracolo! Mi precipito in salotto, anche qui altre candele e il tavolo apparecchiato come mai l'avevo visto, sembrava una cartolina.

C'erano, in un vaso, cinque rose rosse. Allora chiamo mio marito: Vitjusha, dove ti sei nascosto? Ti vedo che sei nel balcone, torna dentro...avevo infatti notato che, dietro la tenda, c'era l'ombra di un uomo".

E' il momento fatale. Perchè quell'uomo non è Viktor bensì il suo migliore amico Serghei.

"Viktor non ci sarà. Te lo spiego dopo il perché. Adesso brindiamo".

Stupita, Tatiana si arrende alla situazione, tanto era stata avvertita dal marito di "non sorprendersi". E lei non si sorprese più di tanto: in fondo Serghei le era stato sempre simpatico, quindi accettò di buon grado che l'amico le servisse la cena. Dopo aver cenato, bevuto e chiacchierato, i due decidono di uscire e fare quattro passi in città. Serghei piglia una busta e ci infila la bottiglia di champagne.

Ad agosto, a quella latitudine, d'estate la notte fatica ad imporsi sul giorno e c'era ancora un po' di luce diurna per le strade. Tatiana comincia a pensare di vivere un sogno: "Mi avevano incantata le buone maniere di Serghei. Dentro di me mi dicevo: possibile che esistano ancora dei maschi così gentili, così sensibili, così a posto? Viktor era l'esatto contrario, non mi coccolava mai, non mi abbracciava in pubblico, né si prodigava come aveva fatto Serghei".

Ad un certo punto Serghei le dice:
"Fermiamoci qui, in questo parco. Beviamo lo champagne e poi ti dirò qual è la verità".
Tatiana ora ha paura. Pensa subito: chissà cosa ha combinato Viktor.

Serghei glielo spiega: "Ti ha perso giocando con me. Una notte con te, mi ha detto, prova pure. Mi ha dato le chiavi di casa". Fu allora che Tatiana capì quanto poco contasse veramente nella scala dei valori affettivi di suo marito.

Intanto, aveva scoperto che era un giocatore d'azzardo, che guadagnava più soldi di quanto le dicesse, e quello che riusciva a mettersi in tasca lo puntava al casinò. Prima veniva il poker, poi la roulette, infine gli amici. Lei era soltanto quella che gli faceva trovare la cena calda, gli lavava la biancheria, gli preparava il letto.

Fu in quel momento che guardò con occhi diverso il vecchio amico di famiglia. Serghei led confessò che l'amava da sempre e che quella sera non aveva affatto intenzione di portarsela a letto perchè l'aveva vinta con una fortunata mano di poker.

Tornarono in silenzio, a casa, quella notte. Né lei né lui volevano vedere Viktor, tantomeno parlarci. Tatiana fece in quattro e quattr'otto le valigie, e trovò ospitalità da un'amica.

Non rispondeva alle telefonate di Viktor. Non lo voleva più vedere. E non volle più uscire nemmeno con Serghei. Dopo qualche mese ebbe la forza di incontrare il marito per dirgli che tutto era finito, che voleva divorziare.

Viktor le sorrise, e basta: "Aveva un'espressione maliziosa". Le concesse il divorzio. Qualche giorno dopo, Tatiana riceve in ufficio un mazzo di fiori. Con un biglietto: "Spero", firmato Serghei. Tatiana non resiste, è lei che chiama Serghei. Il resto, è noto: tutto è finito bene, come nelle fiabe del Grande Nord, attorno al caminetto e una promessa:
"Voglio tre figli da te".


Ci assicurano che non è la trama di una nuova telenovela made in Russia.

COMMENTO:
Quando si dice: "CHI LA FA L'ASPETTI".
L'avrei fatto anch'io!