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1 lug 2010
EINAUDI, I GIOVANI AUTORI CONTRO IL BAVAGLIO
(Si. T.)
I FIRMATARI:
Francesco Abate Niccolò Ammaniti, Andrea Bajani, Eraldo Baldini, Giulia Blasi, Ascanio Celestini, Mauro Covacich, Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva, Giorgio Falco, Marcello Fois, Anilda Ibrahimi, Nicola Lagioia, Antonella Lattanzi, Carlo Lucarelli, Michele Mari, Rossella Milone, Antonio Moresco, Michela Murgia, Aldo Nove, Giacomo Papi, LauraPariani, Valeria Parrella, Antonio Pascale, Francesco Piccolo, Rosella Postorino, Christian Raimo, Gaia Rayneri, Giampiero Rigosi, Evelina Santangelo, Tiziano Scarpa, Elena Stancanelli, Domenico Starnone, Benedetta Tobagi, Vitaliano Trevisan, Simona Vinci, Hamid Ziarati e Mariolina Venezia.
Lo Struzzo non vuol fare lo struzzo. Lo dicono gli scrittori Einaudi, un gruppo di autori (quasi tutti quarantenni) che ieri ha mandato ai giornali poche, inequivocabili, righe sul cosiddetto “ddl intercettazioni”.
“Gli scrittori Einaudi firmatari di questa lettera si associano alla protesta di gran parte dei cittadini italiano contro il disegno di legge “bavaglio” che intende limitare l’azione della magistratura e delle forse dell’ordine, il diritto di informazione e la libertà di stampa nel nostro paese.
Questa legge, millantando di proteggere la privacy di molti, vuole salvaguardare l’impunità di pochi, stendere un velo di segretezza sulla criminalità organizzata e, contemporaneamente, reprimere ogni voce di dissenso”.
L’appello segue ad altre dichiarazioni di autori dello Struzzo (per esempio quelle di Gustavo Zagrebelsky) che ai tempi dell’appello lanciato da alcuni editori al Salone del libro suscitarono frizioni. Ed è – spiegano i firmatari – frutto di “un fitto dialogo tra autori che si sono ritrovati, quasi naturalmente, a dibattere sulle conseguenze del ddl sulla vita democratica di questo paese”.
Einaudi è la casa editrice di Bobbio e molti altri intellettuali (autenticamente) liberali che – se fossero vivi – avrebbero più anatemi che parole per commentare la legge bavaglio. Però Einaudi fa parte del gruppo Mondadori, presieduto da Marina Berlusconi. Segrate non ha sottoscritto il manifesto degli editori lanciato al Salone, però ha aderito all’appello dell’Aie – l’associazione che raccoglie gli editori italiani. Rendendo comunque palese uno dei mille conflitti creati dal premier-padre-padrone, in un corto circuito tra interessi naturali dell’azienda che con Gomorra, ha fatto una fortuna e quelli di un presidente del Consiglio che vuol silenziare la stampa tutta. Gli scrittori dello Struzzo però non sono soli: Ernesto Franco, direttore editoriale di Via Biancamano, si affida ad una nota. “Come appare chiaro da quanto ho scritto su Repubblica il 19 maggio e dal fatto di aver firmato l’appello di Rodotà, condivido anche l’attuale appello di cui gli autori Einaudi firmatari mi hanno informato. Lo condivide anche la casa editrice attraverso l’inequivocabile comunicato Aie del 14 maggio 2010”. E Mondadori condivide? Risponde – dopo lungo inseguimento – Riccardo Cavallero, direttore generale divisione libri Mondadori: “La lettera pubblica degli autori Einaudi dimostra una volta di più come il pluralismo delle idee sia rispettato in questo gruppo editoriale”.
Liberi libri e liberi autori.
Ne sono convinti anche i firmatari: “Questa lettera non vuole affatto essere una posizione di dissenso rispetto alle dichiarazioni del direttore editoriale Ernesto Franco, che riteniamo abbia sottolineato un punto fondamentale: una casa editrice è i suoi autori e la loro libera espressione intellettuale e artistica”.
Tutto bene. Anche perché, diceva un signore che si chiamava Giaime Pintor, “le rivoluzioni riescono quando le preparano i poeti e i pittori, purchè i poeti e i pittori sappiano quale deve essere la loro parte”. Il suo Doppio Diario è pubblicato da Einaudi.
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