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22 lug 2010

E VERDINI BATTEVA CASSA


I sospetti dei pm: 2.8 milioni di euro ricevuti da persone vicine a Carboni per sostenere l’eolico

di Marco Lillo e Ferruccio Sansa

“Ti volevo ricordare anche del mio problema a Firenze…sul giornale eh ricordatene….Flavio”. Siamo nell’estate del 2009. La nomina di Ignazio Farris, funzionario dell’Arpas sarda gradito a Carboni, sembra fatta. E Denis Verdini butta lì una frase che per gli investigatori ha un peso decisivo. Macchiè Berlusconi fiorentino. A leggere gli atti dell’inchiesta P3 emerge un ritratto inedito di Verdini: un uomo che frequenta i salotti del potere nazionale e della nobiltà fiorentina, ma in realtà è pressato dal bisogno di denaro. Un potente che, però, pare costretto a gettarsi nelle braccia di Flavio Carboni per pagare gli stipendi ai giornalisti dell’edizione toscana del Giornale. Un affresco fino a pochi mesi fa impensabile di Verdini e di quella squadra di fedelissimi a cavallo tra politica, editoria e mattone. Due nomi su tutti: Massimo Parisi e Rocco Girlanda soci di Verdini promossi in Parlamento. Esponenti del centrodestra che hanno interessi nel mattone e con i loro giornali magari strizzano un occhio alle giunte di centrosinistra con le quali devono lavorare.
IL faldone dell’inchiesta che racconta il sostegno dato da Carboni e dai suoi uomini a Verdini e Parisi si rivela anche il ritratto di un uomo in difficoltà. Per raccontare questa storia bisogna cominciare dall’ultimo passaggio, dalla testimonianza resa da Vincenzo Catapano funzionario della Banca d’Italia che ha compiuto un’ispezione al Credito Cooperativo Fiorentino, presieduto dal 1990 da Verdini: “Abbiamo provveduto a esaminare la posizione della Società Toscana di Edizioni s.r.l. che rappresenta un grande fido per la banca, in quanto l’esposizione è superiore al 10% del patrimonio”. La società Toscana Edizioni (Ste) è l’editore del Giornale della Toscana. Ma la storia di quel debito comincia nel 2004 quando la Società Toscana di Edizioni impegna 2,6 milioni di euro alla voce “credito per preliminare acquisto quote”. Che cosa significa? La Finanza annota: “L’operazione sembra essere collegata ad una operazione posta in essere dalla Ste su un immobile fino ad allora condotto in leasing. La Ste ha riscattato tale immobile dalla società MPS Leasing e Factoring e lo ha rivenduto alla Agrileasing (che poi lo ha concesso nuovamente in leasing alla società Edicity, facente capo alla signora Fossombroni, moglie di Verdini) conseguendo una plusvalenza di 2,6 milioni”.
Un groviglio di operazioni. La Ste versa nelle tasche di Verdini, della moglie e di Parisi 2,6 milioni con la causale “acquisto quote”. Una somma girata a Edicity società della galassia Verdini.
Una “patata bollente” per il Credito
TUTTO RISOLTO? Mica tanto. Il credito di 2,6 milioni rimbalza nei bilanci fino al 2009, una patata bollente che rischia di ustionare la Ste e il Credito Cooperativo Fiorentino. E’ qui che intervengono i salvatori: Antonella Pau, compagna di Carboni, e Giuseppe Tomasetti, suo collaboratore. In pratica gli uomini di Carboni “rilevano un credito connesso a un preliminare di acquisto di quote partecipative non meglio specificato, ma citato nel bilancio della società”. Ecco, gli investigatori dovranno capir3 se questo credito corrisponda a un effettiva operazione di dare-avere o se sia solo una voce inserita nel bilancio per giustificare l’uscita di una somma.
Ma è un dettaglio. L’essenziale è che Verdini e le sue società avevano bisogno vitale dei soldi: così il 5 giugno 2009 Antonella Pau si presenta al Credito Fiorentino con venti assegni da 12mila euro per la Ste di Verdini. Poi altri 250mila euro. In tutto fanno 500mila. Poi eccone 800mila da Tomassetti (collaboratore di Carboni). Quindi un milione di euro da Maria Laura Scanu Concas, moglie di Carboni. Una boccata d’ossigeno per Verdini e soci: 2,8 milioni. Così la Ste cede il credito di cui era in possesso. Nello stesso momento, secondo gli investigatori, un rappresentante della Sardinia Renewable Energy trasferisce un milione alla moglie di Carboni e 1,8 milioni ad Antonella Pau.
Il cerchio sarebbe completo: i soldi, sostengono i pm, escono dalle società impegnate nell’eolico, passano da Carb oni e arrivano a Verdini. Che farà pressing su Ugo Cappellacci per realizzare impianti eolici. Del resto è proprio Carboni in un’intercettazione a stimare in 800mila euro per megawatt il valore di una concessione. E gli impianti di ultima generazione producono 100 megawatt, cioè 80 milioni di euro. Verdini replica: “Si tratta di risorse personali, frutto di enormi sacrifici economici fatti da me, dalla mia famiglia e dai miei soci”.
Ma è Luciano Belli, commercialista della Ste, a raccontare come i soldi freschi di Carboni siano stati utilizzati da Verdini e Parisi: “Il denaro è servito per pagare gli stipendi dei dipendenti e altre sofferenze”. Insomma, Carboni ha contribuito a salvare il Giornale della Toscana.
Quegli amici di Denis
E QUI NEGLI atti degli investigatori entrano altri nomi noti. A cominciare da Rocco Girlanda, parlamentare del Pdl. Uomo di Verdini, come Parisi: un suo socio finito sui banchi del Parlamento. Racconta ancora Belli: “Antonella Pau e Giuseppe Tomassetti fanno riferimento ai nostri soci perugini della società Edi.bi srl in persona dell’onorevole Girlanda e dell’imprenditore edile perugino Gino Mariotti”: Proprio quel Girlanda non indagato, ma già noto agli investigatori che si occupano della Cricca per un’intercettazione in compagnia dell’amico Denis. Girlanda, più noto come editore del Corriere dell’Umbria, è stato però, fino a pochi anni fa consigliere di amministrazione del cementificio Baretti e punta a ottenere dal più grande gruppo di costruzioni fiorentino, la Btp, una fornitura di calcestruzzi da 40 milioni: quella per costruire l’autostrada del Quadrilatero tra Marche e Umbria. E qui Verdini interviene a favore di Girlanda con il suo amico Riccardo Fusi (patron della Btp): “Riccardo, sono qui con Rocco che mi domanda: c’è qualche problema lì?”. Fusi balbetta: “No…allora….detto…ascolta me…allora….io venerdì vado giù”. Verdini si rivolge a Girlanda orgoglioso: “Vedi come fa il bravo?”.
Tanti amici, ma anche tanti favori da restituire. E tanti debiti per il Credito Cooperativo Fiorentino che secondo la Banca d’Italia avrebbe fatto fidi per un decimo del patrimonio alle società di Verdini. Che alle finanziarie degli amici aveva erogato dieci milioni di euro, un quinto del patrimonio.

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