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2 lug 2010

LA MANIFESTAZIONE ANTI-BAVAGLIO A CONSELICE




Sono le otto e mezza di sera, il sole riscalda l’atmosfera e accanto al distributore alle porte di Conselice, il display che rileva la temperatura dell’aria, segnala ancora 32°.
E’ una serata tranquilla dai contorni caldi, e fuori poche persone passeggiano indisturbate verso le loro mete.
Un’auto davanti a noi, evidentemente ha il nostro stesso obbiettivo: trovare Piazza della Libertà di Stampa intitolata al monumento che espone una delle tre “pedaline” che avevano il compito di diffondere materiale di propaganda antifascista nella “Bassa Romagna”durante il regime.
E’ proprio lì che giungiamo e che ci accoglie con un’atmosfera quasi da festa paesana, la manifestazione contro la legge-bavaglio indetta dalla Federazione Nazionale della Stampa italiana insieme all’Associazione Stampa dell’Emilia Romagna e al Comune di Conselice.
Sul palco organizzato per l’evento, si sono alternati alle performance musicali e alle brevi piece teatrali di piccole compagnie locali, gli interventi politici delle autorità comunali fra i quali Filipucci, primo cittadino del paese, per raggiungere l’apice culturale con l’ascesa sul palco di Ivano Marescotti e con l’intervento tanto atteso del Segretario generale della FNSI Franco Siddi che, dopo aver lasciato Piazza Navona a Roma dando inizio alla manifestazione nazionale Anti-bavaglio alle 17, non poteva esimersi dal portare il suo prezioso contributo in un paese, come Conselice, tanto importante e simbolico per la libertà d’informazione ritenuta unico dovere sacrosanto per un giornalista professionista come Franco Siddi.
Grandi onori e calorosi applausi da tutto il pubblico presente in piazza, al discorso accorato e sentito del giornalista sardo che ha focalizzato l’attenzione sulla resistenza che il popolo italiano sarà sempre più chiamato a rafforzare, se proseguirà il programma voluto dal presidente del consiglio, di mutilare la libertà individuale. Quella stessa libertà che un tempo vide questo paese impegnato in una grande resistenza determinata da una fitta rete organizzata per la diffusione di stampa clandestina, e che anche oggi siamo chiamati a difendere con tutti i mezzi legittimi necessari: la rete, la disubbidienza civile, la lotta pacifica nelle piazze.
L’energia sprigionata dagli applausi delle persone presenti ha cancellato l’idea di seguire un discorso evidentemente studiato a tavolino e buttando i fogli a terra, il segretario ha poi proseguito a braccio, lungo un percorso che ha toccato punti centrali come la nostra Costituzione proprio sulla quale esiste una legge approvata dalla Costituente nel ’47, che stabilisce che l’informazione è un “bene pubblico” e non proprietà dei padroni dei giornali o dei giornalisti, e tantomeno degli editori o dei governi che si succedono; il giornalismo professionale – ha proseguito Franco Siddi – ha il dovere di corrispondere al diritto centrale dei cittadini ad essere correttamente informati su tutti i fatti di interesse pubblico, fondamentali per la propria conoscenza e sui quali fondare la formazione dei propri giudizi: giudizi politici, giudizi sulla vita comunitaria, giudizi sui comportamenti individuali e collettivi, che in una parola rendono chiara ed evidente la libera convivenza democratica in qualsiasi paese civile.
Oggi, quella legge, nella stagione politica della nostra maggioranza di governo, è “sbrecciata” da un ddl, quello sulle intercettazioni e da tanti altri atti che tendono a svuotare, ad intimidire e a piegare la nostra libera informazione.
Non c’è solo la legge sulle intercettazioni ma anche le manovre finanziarie che tendono a mettere in ginocchio le aziende editoriali, specie quelle più piccole che, schiacciate da un insostenibile peso finanziario, viene loro impedito di ottenere le risorse necessarie per svolgere serenamente e in tutta autonomia il compito di informare il cittadino con notizie democraticamente contestabili, ma fondamentali al fine di creare quel pluralismo di informazione, indispensabile a creare una solida e sana democrazia.
“Se saremo costretti ad affrontare il potere prepotente ed arrogante della maggioranza di governo” – sostiene il Segretario generale – non mancheremo di fare resistenza attraverso la disubbidienza civile che – citando don Milani – ci ricorda da maestro come esista la virtù della disubbidienza civile quando si è difronte a leggi ingiuste e sbagliate che sono ingiuste e sbagliate proprio perché non tutelano i più deboli, e in questo caso, si ha il dovere di disubbidire e di prendersi ogni responsabilità determinata da questa azione. Accoglieremo la sfida”.
Applauso scrosciante e sincero regalato ad un personaggio al quale, in quel momento, abbiamo simbolicamente consegnato il destino della nostra libertà d’informazione.
La serata è poi proseguita chiacchierando, discutendo, raccogliendo firme, consensi e portando fiori davanti alla teca che contiene il monumento più importante alla libertà d’informazione e strappando la solenne promessa che ci ritroveremo tutti a ottobre a festeggiare insieme ai testimoni dei racconti ascoltati ieri sera, l’anniversario della posa di questo importante pezzo di storia, che ha contribuito attraverso il coraggio di persone come “Silvio” (nome in codice di Ennio Cervellati, capo della rete organizzativa clandestina nonché segretario del PCI di Ravenna dal ’39 al ’43), a non spegnere la luce sulla vera informazione osteggiata dal regime.
E tornando a casa esaltati dalla piacevole brezza notturna e ancora impregnati dell’entusiasmo dei partecipanti, non abbiamo potuto esimerci dal constatare che “non tutti i Silvio vengon per nuocere”.

(agb)

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